mercoledì 28 dicembre 2016

PREMIO DI POESIA "AOROS"

E' indetta la prima edizione del premio di poesia "Aoros-Valerio Castiello" , per edito e inedito.
Per la poesia edita inviare sei copie di un volume pubblicato in Italia dal 1 gennaio 2015.
Per la poesia inedita si concorre con raccolta di poesie inedite , non inferiore a 750 versi ad opera di un poeta
o poetessa che non abbia compiuto i 35 anni alla data del 30 aprile 2017.
Scadenza presentazione 30 aprile 2017
E' richiesta tassa di lettura , quale iscrizione all'associazione .
Premiazione : giugno 2017 - Primo premio 1500 euro -
Giuria : Sara Bilotti , Maria Teresa Caporaso, Cinzia Caputo , Bruno Galluccio , Ketti Martino , Angelo Petrella (presidente)-
Richiedere il Bando completo a : premioaoros@gmail.com - o - kettimartino@virgilio.it

martedì 27 dicembre 2016

POESIA = MARIA GRAZIA ZAGARIA

"Inverno"

Sui rami innevati,
il candore,
cade le foglie ingiallite.

Pungente soffia la brezza.

Nei fondali,
schivi di luce,
flotte di navi guerriere,
immobili,
accolgono squali.

Marinai dagli sguardi rapiti,
vagano in balia delle onde,
vuote le reti dei pescatori,
all'alba, speranzosi, partiti.

La neve imbianca le vele.

Stormi di rondini migrano,
lasciano lo sterile nido
all' ombra del tetto ghiacciato.

S' aspetta attoniti,
il caldo tepore
del candido sole d'aprile...
*
Maria Grazia Zagaria.

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il 27 dicembre"

Poi giunge del belcielo
l’aurora a svegliare Alessia
rosavestita nel caldo del
piumone. Subito si ricorda
del sogno ragazza Alessia
(veniva Giovanni sorridente
come un dio e le chiedeva
di fare l’amore).
Ansia a stellare Alessia
nel pensare a materiche
corse al Parco Virgiliano
e al cane spontaneo
ricomponendosi l’affresco.
Bussano alla porta:
è lui… Bocca nella bocca e…
*

"Alessia e la verità"

Incanto di albereto
per Alessia sera vestita
per afferrare la vita
e la fortuna del platino
di rondini assenti nel
loro trasmigrare nel
pensiero di ragazza
la gioia nel ritagliarsi.
Sale la città ed è Napoli
nell’abitarla e percorrerla
per giocare all’esistere
nel passeggiare per via
Roma tra dello zucchero
filato l’odore e le vetrine
attente e scintillanti.
La verità è che Giovanni
ama ragazza Alessia.
Le vere amiche l’hanno
detto. Minuti prima
della felicità:
squilla il telefonino:
è lui!!!
*

"Primo gennaio di Alessia"

Fredda azzurra aria su Napoli
per Alessia nel fondersi con il
gioco delle stelle mattinali.
Anima di 18 grammi ad anelare
a lui che venga per fare l’amore.
Attimi rosa pesca oltre del sogno
i cancelli per tendere alla luna
ostia di platino. S’intesse il giorno
il pellegrinaggio per il nuovo
anno e intanto il telefonino
squilla.
*

"Alessia e il tre gennaio"

Mistica azzurrità di carta velina
sul mare di Napoli che sale.
Tre gennaio di Alessia nel
condominiale parco a tessere
incanti il filo dello sguardo
al ciclamino gigante lungo
il viale. Tinta rosa a entrarle
nell’anima. Attende Alessia
la sera e vuole qualcosa fare.
Telefona Giovanni e Alessia
l’amore decide per le 18
al Parco Virgiliano. Indossa
sudata la maglietta rosa
che gli piace, ragazza Alessia.
*

"Alessia tra gli alberi"

Foglie al vento dei platani
a entrare negli occhi di Alessia
e scendere fino all’anima.
Lampi delle magnolie e
dei pini. Alessia en plein air
a trovare l’essenza della vita
dove era già venuta.
Il Parco Virgiliano nei venti
dell’ossigeno consecutivo
sorride alle stelle oltre la marina.
Querce centenarie a pervadere
Alessia nel luogo senza
nome.
*
"Compleanno di Alessia"

Sedici anni contati come semi
per ragazza Alessia (li ha compiuti
il 9 gennaio, il mese del nevaio).
Aria fredda della resistenza
nel giubbino rosso fragola Alessia
tra della vita le scoperte (l’amore
fatto ieri per la prima volta).
Si distendono ghiacciate strade
e quelle candide di neve
nello stare di Alessia ai blocchi
di partenza per la discesa con
gli sci sul monte Paradiso.
Poi nell’interanimarsi senza
sudore con la vetta più alta,
linea della gioia ad adolescenza
sottesa come per gioco
incantevole sui sentieri dell’anima
(ha sognato l’albereto degli aghi
di pino iridarsi come per gioco).
Poi volontà di esistere elementare
come acqua azzurra e chiara.
A poco a poco la trama della vita
offerta alla natura e al cielo.
Sorride Alessia a Giovanni nerovestito
ed è incanto fiorevole.
*

"Alessia s’illumina"

Aria fresca nei pensieri
di Alessia. Anima di
ragazza nel lago della
pace così azzurro cielo
da turbare il corpo.
Attimi rosapesca di Alessia
nell’abbeverarsi di parole
dalla fonte della fredda
gioia e il sintagma è
“amore”. S’illumina Alessia
per la vita in versi…
Storia dei baci e degli
erbari fiorevoli nell’entrare
nel folto della vita.
*

"Alessia tra i fiori rosa"

Albereto nell’anima di Alessia
a tessere margini tra il giorno
e dei sogni la notte. Trascrive
Alessia il segreto giardino
tra i fiori rosa sta infinitamente
a ritagliare la vita. Passa un jet
e la scia candida nel cielo
lascia come un’ala d’angelo.
Passano mattini di carta velina
cielo a spostare del possibile
i limiti. Edera venuta da lontano
su di Alessia il balcone
ai blocchi di partenza dell’esistere.
*

Raffaele Piazza

lunedì 26 dicembre 2016

POESIA= DARIO PASERO

POESIE INEDITE DI DARIO PASERO

(nella parlata piemontese del saluzzese meridionale)

L’é vei….

De te fabula loquitur

lòn ch’as dis dël miror:

ch’la giassa dla matin

a l’ha maitas

’d voghi s’is tajoma

la cara co’l rasor

istess dij can bërgé

ch’a vron-o dsà e dlà

a buté ’nsema ’l vache

sbardlasse a l’anviron

È vero…/ De te fabula loquitur/ ciò che si dice dello specchio:/che lo specchio del mattino/ non sta nella pelle/ di vedere se ci tagliamo/ la guancia col rasoio// proprio come i cani pastori/ che strepitano qua e là/ per riunire le vacche/ che si sono sparpagliate nei dintorni

v. 2 Formula latina che si usava per significare che le favole, con la loro morale, possono parlare di tutti, e non solo dei loro protagonisti.

vv. 3sg. Due termini, entrambi francesismi ed arcaici, per significare lo “specchio” (rispettivamente da miroir e da glace), ora, nel piemontese moderno parlato, sostituiti da specc.
**

A l’ubach de Fraysse

A j’ero na bahìo



Bucand se mèire veuide

I ’ogh d’antorn ël frise

d’antan d’un genipòdi

apress ch’l’ha pijà ’l marin…

J’arcòrd a grevo

istess dla pieuva frasa

a l’ënscalabrun-a…

Al bacìo di Frassino/ C’era una bahìo/…// Guardando queste baite vuote/ vedo intorno le briciole/ d’un tempo di una baldoria/ dopo che ha preso l’umido…// I ricordi pesano (sull’anima)/ proprio come la pioggia mista a neve/ sul far della sera…

vv. 1sg. I versi iniziali sono in patois provenzale della valle Varaita (dove si trova Frassino). La bahìo (in it. “badia”) era una compagnia di giovani di un paese che organizzava scherzi e baldorie durante il periodo di Carnevale.

v. 3 Buché è la forma arcaica (cfr. le canzoni di p. Isler, sec. XVIII) per il più moderno beiché, ora perlopiù sostituito con vardé (o, peggio, guardé):

v. 5 Genipòdi lett. era la festa che gli scolari davano in onore del maestro (cfr. V. di SANT’ALBINO, Gran dizionario piemontese-italiano, Torino 1859, s. v.).

v. 6 Marin lett. è il “vento di mare”, ma si usa quando una pianta o una verdura si guasta per l’umidità (a pija ’l marin).

v. 7 A differenza di peisé, che ha valore materiale, grevé ha valore morale: “pesare sull’anima”.

v. 8 Frasa (in prov. fraso) è forma arcaica per indicare la “pioggia spessa, cioè mista a neve” (< lat. fracida).
**

[LEIT

Cort dël castel

Adoss ëd la giovnëssa

Pomgranà

Troveur e zongleur]

I vorrìa soagné

Paròle anvërnenghe

A cudì ’n foalé

’d pensé, tompi, stomiera

d’arcòrd tëmros, fèit

ëd bisòdie e ciàir

it susto vestìa ’d nen

pèj dla lun-a

’nt un goj

un seugn

da troveje ’ndrinta

toa cheussa bianca

che ’nt la neuit solenga

a l’é me sparm reveus

[LEIT/ Cortile del castello/ Fonte della giovinezza/ Melograni/ Trovatori e giullari]// Vorrei ricercare/ Parole invernali/ Per accudire un braciere/ di pensieri, stagni, voltastomaco/ di ricordi timorosi, fatti/ di preghiere biascicate e lumini// ti desidero vestita di nulla/ come la luna/ in una pozzanghera// un sogno/ per trovarci dentro/ la tua coscia bianca/ che nella notte solitaria/ è la mia ossessione sognante (sognatrice)

v. 1 Leit è il motto dei Saluzzo-Manta: significa “Adagio”.è si trova in ogni sala del castello della Manta.
**

Paròla-Silensi

Nèir-Color

Ël silensi ’d Jahvè

l’é Vos ëd j’àngej

[a dis l’Areopagita]

Cand ch’i vniroma

a l’adoss dël silensi-σιγή

(specc ëd l’αφασία)

i s-ciaireroma (o dëscurveroma)

’l mor ëd Nosgnor

Antlora

marché ’l Nen

as podrà-lo?

O a l’é mej

[ ]

▄▄▄▄▄▄

Parola-Silenzio/ Nero-Colore// Il silenzio di Jahvé/ è voce degli Angeli/ [dice l’Areopagita]// Quando arriveremo/ alla sorgente del silenzio-σιγή/ (specchio dell’afasìa)/ scorgeremo (o scopriremo)/ il volto di Dio// Allora/ segnare il Nulla/ si potrà?// O è meglio/ [ ]/ ▄▄▄▄▄
*
DARIO PASERO
****

Dario Pasero è nato a Torino nel 1952. Laureato in Filologia Classica presso la Facoltà di Lettere dell’Università del capoluogo piemontese; è ora in quiescenza, dopo essere stato (dal 1985 al 2015) docente di ruolo di Italiano e Latino al liceo classico «C. Botta» di Ivrea.
Dai primi anni Ottanta del secolo scorso ha iniziato la sua attività di scrittore (sia in prosa che in poesia) in lingua piemontese: sue composizioni sono state pubblicate su varie riviste specializzate in Piemonte e altrove. In lingua italiana, oltre che con alcune testate giornalistiche locali, collabora con l’annuario gastronomico «l’Apollo buongustaio» di Roma.
Al suo attivo sono i volumi di poesie: An sla crësta dl’ombra (Ivrea, 2002), Masche Tropié Bërgamin-e e Spa (Ivrea, 2006), L’ombra stërmà (Catania, 2012), Tèit Canaveuj (Pasturana, 2014) e Ubach e Adrèit (Pasturana, 2015). Alcune sue composizioni sono ospitate nei volumi antologici Forme della terra. Dodici poeti canavesani (Torino, 2010) e L’Italia a pezzi. Antologia dei nuovi poeti in dialetto e in altre lingue (Ancona, 2013). Ha altresì al suo attivo vari interventi scientifici a congressi sulla letteratura in piemontese, soprattutto del secolo XVIII, l’edizione critica delle poesie di Alfredo Nicola, del teatro di Armando Mottura (rispettivamente del 2007 e del 2009) e delle canzoni del padre Ignazio Isler (Ivrea, 2013), e inoltre la collaborazione a testi di storia della letteratura piemontese, quali il primo e il secondo volume di La letteratura in piemontese (2003 e 2004; antologia edita dalla Regione Piemonte; in collaborazione con Gianrenzo Clivio e Giuliano Gasca Queirazza). Nel campo della letteratura italiana si è occupato di Carlo Botta e di Edoardo Calandra (pubblicando, del primo, nel 2011, la giovanile ed inedita Novella di Simplicio, e del secondo, nel 2003, la novella inedita Il gran forestiero), oltre che del poeta chivassese, in latino, Giuseppe Giacoletti.
È direttore, e collaboratore, della rivista trimestrale «La Slòira» di Ivrea, che si occupa di letteratura piemontese sia antica che moderna e contemporanea, oltre che co-fondatore e direttore del semestrale «l’Escalina» (rivista di letteratura, storia, arte, scienza) e della rivista on-line di studi locali (canavesani e piemontesi) «L’Arduino».

venerdì 23 dicembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

RAFFAELE PIAZZA, "Alessia" (poesie); Associazione Salotto Culturale Rosso Veneziano, Roma, 2014, pagg. 119, € 12,00

Alessia è, etimologicamente, colei “che protegge, tenendo lontano (il male)”, Alessia è la ragazza che noi ci immaginiamo sempre ventenne, che conta “come semi” i suoi anni ancora felici, punteggiati di esami e di cieli sereni, Alessia è colei che si veste di color pescalbicocca e che vive nella “dualità” (duale è una delle parole senhal del poemetto), che è la dualità di coppia (maschio-femmina, estate-inverno, amore-indifferenza), Alessia è la protagonista, insieme metafisica (me la immagino campita, altro termine senhal, in un quadro di De Chirico, così “torinese”, nelle sue piazze, e così poco napoletano, eppure…) e insieme concreta, presente, fisica, erotica nei quadretti di questo idillio (nel suo pieno senso etimologico di “breve visione”), di questo poemetto ellenistico ad essa dedicato da quel grande poeta (lo dico senza alcuna enfasi, ma in piena sanità mentale) che è il napoletano Raffaele Piazza.
Fin dai primi “frammenti” verrebbe voglia di conoscerla questa Alessia, vestita di pesca-albicocca, che conta i semi dei suoi anni (venti, sempre venti, irrimediabilmente venti), che dà esami di lettere: in quasi ogni frammento la data, oppure elementi che ci permettono di collocare il quadro su di un paesaggio, definirlo con pochi elementi (ma essenziali) su di uno sfondo che è realistico, ma che appartiene, se vogliamo, all’immaginario poetico-esistenziale di ciascuno (o quasi) di noi.
Vorremmo averla scritta noi questa lussureggiante poesia (eppure così intimista), con le sue inversioni sintattiche, come (ad esempio) il complemento di specificazione che precede in genere il sostantivo che lo regge, per cui sembra (almeno a me) di aver a che fare con la traduzione interlineare di uno scrittore latino, con tutte le difficoltà nel penetrare le bellezza delle immagini, ma che ci sorprende per la sua cocente modernità.

Dario Pasero

martedì 20 dicembre 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Sonni”
La maligna brezza delle notti confonde i miei sonni
nel dubbio del silenzio che mi ottunde,
mettendo insieme i pezzi di parole
diverse nel segno , sempre più difficile
nell’alchimia dell’eterno.
Brucia ogni menzogna il rimorso
nel moltiplicare gli sguardi della malinconia
quasi immobile immagine del niente.
Briciole nel luccichio degli ammiccamenti
le pupille non hanno più riflessi.
*
Antonio Spagnuolo

POESIA = ORONZO LIUZZI



"Rivolto verso il divenire"

rivolto verso il divenire / Sono
sveglio sudato e rigido e
percorro il contorno del disegno
divino / forse una consolazione
e i Sogni parlano nell’aria / e li Vedo.
non spazzano via il Dolore
sogni che ammaliano / Sono.

latenti diventano metafore
di uno stato di infiammazione
Cronica.

è un dolore indeciso / ambivalente
e in crisi / è
distratto sconcertato sfumato
in tensione / è
consapevole forse inconsapevole / mi dice.

nel nostro percorso di vita
il Vagare risuona insoddisfatto
e produce sfumature
sempre nuove di Solitudine.

vaghiamo nell’universo di folgorazioni
frammentarie
nelle tempeste dei social media
nei cortocircuiti sparsi
nella cultura schizofrenica
testimoni del tempo / lo Siamo
e non ci interroghiamo.

Disperazione Dipendenza
Crollo Esistenziale
un flusso di stimoli interiori
una umanità che dolente Trasuda
vuoti desideri occidentali.

l’ Acqua Luminosa del Mattino
selvatica e acre
filtra nella fauna del nudo linguaggio
del pensare la Realtà.
nulla rimane all’orizzonte.
scomoda e imbarazzata
l’Acqua si ritira dal destino dell’uomo.
non ha più senso trasformare / Dice.
*
ORONZO LIUZZI

sabato 17 dicembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = PASQUALE GERARDO SANTELLA

Pasquale Gerardo Santella : “La farfalla e la conchiglia” – edito in proprio . 2016 – pagg. 168 - € 13,50 -
Pasquale Gerardo Santella pubblica un libro originale. Pagine che si inseguono in un cromatico gioco di parole per intrecciare alcuni saggi scritti negli anni e presentati ora in una gioiosa giostra di capitoli. Per addentrarci cautamente alla lettura ecco l’indice : “La parola poetica : il suono e il senso”, “Malato di linguaggio” , “Un poeta bussa alla porta”, Ipotesi di presentazione di una plaquette dio poesia”, “La parola segno: Corruptions di Antonio Spagnuolo”, “Prova di lettura cinematografica di un poemetto: Bertgang di Luigi Fontanella”, “Poesia e calcio”, “ 10’0 anagrammi per Gianni Rodari”, “Consigli semiseri di lettura di un autore al suo pubblico”, “Sguardi laterali, dall’interno, dall’esterno, intersecanti”, “Rovesciamenti” , “I nano racconti”, “Io e i libri” , “Lo spazio letterario: giardini malati”, “Come recensire libri per lettori di un quindicinale: la quadrilogia di L.R.Carrino”, “Copertine e fascette”, “Scorze di betulla”, “E lascia pur grattar doc’è la rogna” - Come si vede una raccolta variegata , che va dal mottetto all’inciso filosofico , dalla ricerca affannosa della parola al breve saggio critico , dalla semplice recensione allo sfiorare del racconto, il tutto intessuto con armonia ed effetti a sorpresa. L’accrescersi di questo testo ha particolari connotazioni , che sollecitano il lettore richiamando pagine che si materializzano molto spesso in un musicale accordo , fra sensazioni di apertura alla comunicazione e chiarori che nel loro spessore hanno emozioni ben precise. Non manca il gioco linguistico , come non manca la rappresentazione che la memoria riesce a suggerire.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 13 dicembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = THOMAS GUARINO

Thomas Guarino – SMS nelle notti insonni
puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2015 - € 9,00

Italiano di nascita, francese di adozione, per anni Thomas Guarino ha vissuto la vita di direttore di aziende multinazionali, fra la Francia e l’Italia. Un giorno si è fermato. Perché cambiando città o paese ogni due, tre anni, si attraversano luoghi, ma non si vede più niente. Oggi si dedica completamente alla scrittura e scrive indifferentemente nelle due lingue. Ha pubblicato in Francia una raccolta di poesie bilingue, Tracce di passi sulla spiaggia del tempo, che ha ricevuto l’ambito riconoscimento del Centre National du Livre.
SMS delle notti insonni è un testo poetico costituito dal breve brano in prosa SMS per Rosella, centosette frammenti poetici collegati tra loro, tutti numerati e senza titolo e un Post scriptum.
Il libro è incentrato sulla presenza – assenza della giovane Rosella, carissima amica dell’io-poetante, scomparsa prematuramente dopo il calvario di una lunga malattia.
I segmenti poetici, paragonati dall’autore a degli SMS, per la loro natura breve ed essenziale, costituiscono in toto quello che potrebbe essere considerato un denso ed icastico poemetto, ed iniziano tutti con la lettera minuscola, elemento che accresce il senso di magia e sospensione, che si evince di volta in volta leggendoli.
E’ il dolore a generare le emozioni che si traducono in versi. Esso è sempre controllato e Guarino non si geme mai addosso, producendo versi di grande bellezza e pregnanza, originali ed efficacissimi, che costituiscono un requiem laico per la morte di Rosella.
Del resto nella raccolta non c’è nemmeno spazio per la nostalgia perché la stessa Rosella rivive per tutto l’arco dell’ordine del discorso poetico.
E’ lei il “tu” al quale Thomas si rivolge in modo accorato ma del tutto disincantato, un “tu” che risponde solo attraverso il silenzio del non detto, creando un gioco affascinante.
Da notare che i frammenti concentratissimi sono quasi sempre molto brevi e acquistano un tono epigrammatico.
Nel suo rivolgersi a Rosella c’è fino alla fine la speranza che la giovane possa guarire e il poeta usa spesso la metafora vegetale dell’albero che d’inverno ha perso le foglie ma che presto rifiorirà ancora più frondoso, per sforzarsi di credere in una guarigione quasi miracolosa e quasi per essere beneaugurante con i suoi versi.
…la chiave c’è e la troveremo… è un verso molto bella, frutto di quella speranza inesausta di Guarino di cui si diceva.
Rosella stessa, attraverso le parole dette con urgenza, appare come una ragazza dal carattere forte, pronta a non arrendersi fino all’ultimo, nonostante il dolore che le procurano le cure mediche e una cura per l’anima sono sicuramente i sapienti versi dell’amico.
Un esercizio di conoscenza in versi, un omaggio mirabile alla elementare volontà di vivere.

Raffaele Piazza

POESIA = ENRICO FAGNANO

" I NOSTRI GIORNI "
i nostri giorni,
le lunghe attese,
le notti sempre uguali a se stesse,
le nostre verità, o meglio,
le nostre mezze verità,
che ci aiutano a sopravvivere,
gli insopportabili pretesti,
le scelte che sono state fatte,
dieci, cento, mille ipotesi,
le nostre apparenti contraddizioni,
l'intento smarrito,
i veri motivi che ci spingono,
i capricci della nostra coscienza,
perdonare, oppure farsi perdonare,
e la quiete, a volte ricercata,
a volte temuta,
gli obbiettivi che ci siamo posti,
dubbi, probabilità, certezze,
il nostro calcolo quotidiano,
aggiungere, sottrarre,
prendere, lasciare,
tenere, oppure abbandonare,
gli errori che abbiamo commesso
e le nostre povere giustificazioni,
io non ero, io non sapevo,
io non avevo,
io non potevo, io non capivo,
io non sopportavo,
il nostro egoismo,
nascosto negli sguardi
e nelle pieghe dei sorrisi,
la nostra presenza,
ma io, ma tu, ma noi,
ma cosa vogliamo veramente,
la linea che segna il confine,
il freddo e il caldo,
il bianco e il nero,
il vicino e il lontano,
ciò che è, e ciò che non è,
e poi,
il carosello della nostra vita,
luci che inseguono altre luci,
occhi, bocche, mani,
ricordare, oppure dimenticare,
volti che si somigliano un poco tutti,
labbra che si aprono e si chiudono,
parole che sembrano non parole,
il nostro sguardo sulle cose,
la realtà che prende forma,
l'impossibile che diventa possibile,
e poi, milioni di domande ancora,
rimaste senza risposta,
e quella specie di indifferenza,
che poco per volta sopraggiunge,
le nostre dita che stringono il vuoto,
dire senza riuscire a dire,
fare senza riuscire a fare,
essere senza riuscire ad essere,
l'eccezione e la regola,
la presenza e l'assenza,
l'opacità e la trasparenza,
il peso e la leggerezza,
spostarsi, oppure restare immobili,
e infine il nostro presente,
noi in questo momento,
lo spazio che ci circonda,
il tempo che trascorre,
l'inconsistenza della materia,
e l'aria, che automaticamente
continuiamo a respirare
*
ENRICO FAGNANO

lunedì 12 dicembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIORGIO BARBERI SQUAROTTI

Giorgio Bàrberi Squarotti - Le ancelle della regina Mab---Fermenti Editrice – Roma – 2016 – pagg. 173 - € 18,00

Giorgio Bàrberi Squarotti, allievo di Giovanni Getto, professore emerito di Storia della Letteratura italiana all’università di Torino, si è occupato della nostra letteratura contemporanea, dedicando attenzione al fenomeno delle avanguardie. E’ ritenuto uno dei maggiori critici italiani contemporanei. Ha curato numerose edizioni di classici e diretto il Grande Dizionario della Lingua Italiana edito da Utet.
“Le ancelle della regina Mab” è stato pubblicato in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma diretta da Velio Carratoni.
La copertina è illustrata dall’opera pittorica “Libellula” di Elio Rizzo e il volume include altre tavole dello stesso artista. Le tavole di questo autore, nel loro tendere all’informale, s’ispirano al senso di un arcano e delicato naturalismo, nel loro manifestarsi anche con una vaga parvenza figurativa. La loro caratteristica è una colorazione fantasmagorica dagli effetti di uno straordinario cromatismo di sapore espressionista.
Le protagoniste del volume, che potrebbe essere considerato un lungo poemetto, sono nella maggior parte dei casi, ragazze nude e discinte. La frequenza della presenza delle suddette icone femminili ci fa riflettere sul fatto che con esse Squarotti vuole rappresentare simbolicamente le ancelle e la misteriosa regina Mab, nominate nel titolo, delle quali ogni riferimento resta taciuto.
La cifra distintiva apparente della scrittura di Giorgio, che si è accentuata nella parte più recente della sua produzione, è quella della costruzione di un tessuto linguistico connotato da accensioni e spegnimenti. L’andamento dei sintagmi è vagamente magico, sinuoso nella sua chiarezza, che porta al raggiungimento della linearità dell’incanto con esiti molto alti. I versi sgorgano spesso in lunga ed ininterrotta sequenza.
Il poeta, come un regista cinematografico, punta la telecamera su paesaggi, figure e sfondi, tratteggiati con urgenza tramite caratterizzazioni lapidarie e coinvolgenti.
Una forma sorvegliatissima, nella quale ogni unità minima si inserisce perfettamente nel tessuto complessivo, mette in risalto la poetica del Nostro, che potrebbe essere definita della descrizione di figure in movimento, nel loro agire, consueto e di circostanza.
Il dettato è chiaro e nitido e il tono è affabulante. Tutti i componimenti, risolti in una sola strofa. sono spesso incisivi. I versi procedono in maniera musicale tramite il ritmo incalzante e sincopato.
Un vago alone mistico, inserito nella natura, che spesso si sviluppa in squarci luminosi, pervade talvolta le poesie di Squarotti in cui emerge una visione panteista del creato. Le situazioni presentate, spesso imbevute di drammaticità, sono, in ogni caso, ambientate in contesti che si riferiscono alla quotidianità.
Le ragazze, pur vivendo esperienze concrete, sembrano essere immerse, nei loro pensieri, in un’aura di onirismo purgatoriale, in bilico tra gioia e dolore, compenetrate da un profondo solipsismo.
Le opere, che esprimono anche sensazioni e riflessioni dall’esterno, si possono considerare tout-court neoliriche..
Tema dominante pare essere quello erotico che si estrinseca nella descrizione dei corpi succinti di ragazze esposti, non solo in ambienti privati, ma spesso anche in luoghi all’aperto, forse per una tensione e necessità esibizionistica.
L’erotismo delineato è raffinatissimo e non scade mai nella pornografia e le fanciulle, a volte, si spogliano da sole ed in altri casi sono denudate dai loro partners, come in una poesia nella quale una studentessa è sedotta dal proprio professore.
Il poeta, da qualche tempo, privilegia la tematica della ragazza che si spoglia, generando metafore di una forte ricerca di libertà della donna stessa attraverso trasgressioni o tensioni verso riscoperte di intime essenze.
E’ un’esaltazione della giovinezza e della bellezza, quella del Nostro, che parte dai corpi per scavare nelle profondità delle anime delle giovinette che mette in scena. Queste ultime sembrano spesso adombrate da un forte turbamento, da un disagio estraniante verso la realtà esterna, sia che si trovino per strada o in altri luoghi, come per esempio al bar, più volte citato nella raccolta.
L’io-poetante si proietta nelle sue creature e realizza un immaginario nel quale non mancano presenze dell’antichità mitologica, come dei, erinni e satiri, non esclusi gli angeli, in un felice connubio tra sensualità e trascendenza.
*
Raffaele Piazza

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la luna piena"

Selenico incantesimo per Alessia
al chiaro di luna nell’invaderla
fino all’anima la luce. Scende
di platino tra le alberate il fiume
riflesso nel freddo delle acque
della storia dei baci. Prende tra
le mani la vita, la foto di Giovanni,
tesse pensieri felici Alessia
nel plenilunio e ci sarà raccolto.
Vede la luna sorriderle e pensa
che porta bene Alessia
come una donna attende.
*

"Alessia e l’ora prima della felicità"

Ore undici per Alessia, tersa
di dicembre chiarità terrestre
aria più fresca nella Villa
Floridiana nell’eleganza delle
piante ben curate, l’odore
della valeriana a tessere nell’
anima di calma laghi sospensione…
L’appuntamento è per le dodici
con lui che verrà nerovestito,
la camera dell’Albergo degli
Angeli è prenotata per fare l’amore.
Pensa Alessia al letto più recente
(fu splendido e dolce).
Passeggia nei viali nel verde
Alessia, consuma con gli occhi
il telefonino con l’orario sul display.
Si affida all’azzurrità a entrarle
nell’anima.
*

"Alessia a Roccaraso"

Treno, ferrovia locale dalla
neve leggera nel candore dell’
anima di ragazza Alessia.
Materico incantesimo nel freddo
per resurrezioni ad ogni passo.
Pensa Alessia a Roccaraso
a Giovanni che la raggiungerà
stasera e all’amore all’Hotel
Paradiso, stanza 8. Attimi nivei
e sorride Alessia e sul vetro
appannato della camera scrive
Giovanni per sempre.
A proteggerla una conca
di tramonto e così esiste
Alessia
*

"Alessia e il canarino"

Gialla gioia senza peso
il canarino per ragazza
Alessia nell’entrarle nell’
anima di volatile il canto.
Albereto nella mente di
Alessia per rigenerazioni
ad ogni passo verso il Natale.
Lo farà con Giovanni la
vigilia all’albergo degli
angeli e poi partiranno
per Firenze. Squilla il telefono
ansia a stellarla, la voce
di Giovanni: ti amo!!!
*
RAFFAELE PIAZZA

sabato 10 dicembre 2016

RIVISTA =L'IMMAGINAZIONE

L'IMMAGINAZIONE - N° 296 - novembre-dicembre 2016
Sommario :
- L'autore:
Raffaele La Capria : I miei autori, i libri e la scrittura
- Poesia:
Rocco Papaleo
Jacopo Ricciardi
Tomaso Binga
- Prosa:
Marosia Castaldi : Tre racconti
Stefano Sigolo : Due racconti
- Per ricordare:
Angelo Guglielmi : Parole brevi per Valentino Zeichen
- Aforismi e autoschediasmi :
Antonio La Penna
- Due Convegni :
Convegno dell'ADI a Napoli
Stati Generali della Letteratura del Sud
- Le altre letterature
Dal Messico : Minerva Margarita Villareal : Poesie
- Per un libro :su Patrizia Carrano
- Camera con vista di Sandra Petrignani
- Il divano di Antonio Prete
- Diario Pubblico di Romano Luperini
- Pollice recto di Renato Barilli
- Leggendo e rileggendo di Cesare Milanese
- Refrattari di Filippo La Porta
- Qualcosa e qualcuno di Angelo Guglielmi
- I colori della campagna di Lidia Menapace
- A piè di pagina di Remo Ceserani
- Il dinosauro di Piero Dorfles
- Grammatica
Eric Suchère tradotto da Michele Zaffarano
- Book Notes di Gian Carlo Ferretti
- I nuovi libri di Manni
- Le recensioni:
a firma di Corrado Benigni,Diego Bertelli,Vittorio Cozzoli ,Francesco Granatiero, Vincenzo Guarracino , Tommaso Kemeny, Ludovico Griguoli Lanza, Giovanna Lo Monaco, Giorgio Luzzi , Giorgio Morale, Cetta Petrollo, Felice Rappazzo ,Simone Rebora, Erminio Risso, Giovanni Russo, Francesco Tarquin.

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"Fantasie"
L'immagine del piede nudo,
il tuo,
carbonizza i percorsi,
forse di contrabbando.
Qualcosa che sorprende a vertigini,
a ruberie,
finge allucinazioni, per solcare le reni,
ed il respiro fugge,
ove le membra sigillano la notte.
Così plagiamo i giorni attraverso artifizi,
con parole che hanno forma di mani
o suoni di metalli.
Tali sono i meandri
di quel chiamo oblio:
mura crollate e zone d'ombra
nel flutto di una nuova fantasia.
*
dal volume "Rapinando alfabeti" - 2001-
Antonio Spagnuolo

venerdì 9 dicembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = PER ALESSIA

ALESSIA: MULIER AETERNA

Ogni poesia della raccolta di Raffaele Piazza coglie la protagonista nelle più svariate situazioni della sua vita di giovane donna. Ogni componimento è un tassello che va a comporre il quadro non già di una realtà presente e definita, ma di una vita embrionale, ancora da avverarsi, in cui sono le aspettative, i sogni, i desideri a prendere forma, ad essere plasmati nella mente della ragazza prima ancora di incarnarsi nella storia.
La raccolta ‘Alessia’ solleva una molteplicità di problemi interpretativi, sapientemente suscitati dall’autore quasi a voler sollecitare chi legge ad una riflessione più profonda o a volerlo disorientare nella trama labirintica dei frammenti lirici.
Innanzitutto non bisogna lasciarsi ingannare dalla natura frammentaria della raccolta. Non è così pacifico definire lirica la poesia di Piazza; si tratta piuttosto di un felice connubio tra lirica e poesia epica, come dimostrano le frequenti ripetizioni formulari, il ricorso a Leitmotive e l’aggettivazione di derivazione classica e omerica ( azzurrovestita, rosavestita, ecc).
È importante tenere presente questa natura anfibia per districarsi nella selva di dati, apparentemente biografici, disseminati qua e là.
Così il 1984, anno da cui prende avvio la vicenda di Alessia, non indica affatto un dato periodo della storia recente. Invano si cercherebbero riferimenti coerenti a quegli anni. Gli anacronismi (SMS, internet, gli euro) sono chiare spie che la dimensione della protagonista si colloca fuori dal tempo e che la sua vicenda non si svolge nella storia né tanto meno nella cronaca (Alessia è studentessa di lettere o di psicologia?)
Le coordinate temporali, e con esse quelle spaziali dei viaggi in luoghi di interesse culturale, si dissolvono nel magma di una dimensione inedita in cui solo è praticabile il percorso kierkegaardiano di ricerca e avvicinamento all’Assoluto, inteso come determinazione progressiva e sempre potenziale di sé.
Alessia vive in un luogo e in un tempo organizzati attorno a emozioni, aspettative, forti tensioni verso un orizzonte fatto di progettualità che non è ancora mero tempo futuro.
È piuttosto una meta del divenire, un momento della realizzazione di sé, aperto a tutte le infinite possibilità di una vita autentica, intesa questa volta nel senso heideggeriano di liberazione dell’Esserci, dell’essere qui e ora, dalla necessità causale della contingenza.
Nessuna possibilità è preclusa ed infatti molte liriche si chiudono con la certezza in un ‘raccolto’, metafora del raggiungimento di una propria identità e di una incarnazione nel tempo che non sia deiezione esistenziale. Talvolta si insinua però il monito inquietante a fare attenzione, affidato ad uccelli ( ora gabbiani, ora rondini, ora allodole), messaggeri provenienti da un altrove misterioso.
Dunque i tasselli di ‘Alessia’ si ricompongono in questo sfondo a-temporale e extra-temporale ; il limite tra contingenza e possibilità , il ‘varco’ montaliano, è stato oltrepassato.
Alessia ‘sta infinitamente nella camera/ ad angolo con il tempo’; per lei ‘accade il tempo / oltre gli orologi’.
A volte si tratta di una situazione permanente, libera di dispiegarsi descrittivamente, altre volte è l’esito di una contrazione del tempo fisico che collassa, diventa puntiforme ed allora ‘tutto accade in
quell’attimo tra/ prima e dopo dello squillo/ del telefono’.
La presenza costante del mare, segnatamente del Mediterraneo, inteso non come elemento allontanante, ma come veicolo verso possibili mondi, fa da specchio, da cassa di risonanza alla tensione vitale della protagonista.
Identica è la funzione svolta dal cielo, sia quando, limpido e terso, svela l’infinito, sia quando, percorso da nuvole cangianti, prefigura l’indeterminatezza fuggente, la plasmabilità possibile di Alessia.
Altri Leitmotive meritano particolare attenzione.
La volontà di ‘non esistere nuotando’ rimanda appunto alla tensione verso una vita autentica, scevra da compromessi avvilenti, ma anche ad una leggerezza immateriale, eterea, resa molto bene da un’altra immagine, quella del bianco astratto del cavallo che si spinge oltre l’ostacolo (‘l’ostacolo lo salta/ il bianco del cavallo’).
Si rasenta qui la sfera platonica delle Idee, dell’astrazione universale che fonda il dato grezzo e concreto, lo supera e lo anticipa. Il bianco del cavallo esprime icasticamente la vitalità della giovane donna, la sua carica ideale e dirompente che si svincola dalle strutture della realtà materiale e si fa ontotetica.
Altro simbolo ricorrente è la fragola, il succoso frutto primaverile che viene accostato ad Alessia in molte liriche. Essa rappresenta senza equivoco la sessualità, vissuta però in modo panico come fusione incosciente nell’altro, come dispersione di sé in un’unione che prelude ad un’unità superiore.
L’atto sessuale acquista lo spessore di un rito catartico e di palingenesi attraverso cui la giovane donna si ‘interanima’, immette cioè la propria esistenza in quella di tutte le donne e diventa lei stessa emblema della femminilità.
L’eros, vissuto dalla protagonista in modo quasi compulsivo, richiama ad una visione più profonda ed universale.
Al di là di ogni indicatore biografico, Alessia incarna il genere femminile in quanto depositario della continua rigenerazione della specie umana: in lei c’è un po’di Penelope (‘Passano giorni disadorni/ pari a polvere d’argento/ a posarsi sulla tela lavorata/ da Alessia..’) e un po’ di Maria ( ‘E poi vennero gli angeli/ con drappeggio d’ali infinite/ in quel cielodiperla ad attendere/ l’inizio della fabula/ a confermare il verdetto/ come di annunciazione postmoderna’).
Del resto la conchiglia, altro Leitmotiv della raccolta, è da una lato simbolo uterino e mariano in quanto si riteneva che, ingravidata dalla rugiada, generasse la perla, dall’altro è segno bifronte di morte (quando chiusa) e resurrezione (quando aperta).
In Alessia ci sono insomma tutte le generazioni di donne e di uomini, verrebbe da aggiungere, poiché è lei a detenere il sommo segreto della vita nella sua continuità meta-generazionale in cui gli estremi di nascita e di morte finiscono per annullarsi.
Siamo quindi proiettati in un orizzonte ancora più ampio di quello da cui siamo partiti; ci troviamo di fronte ad una visione cosmica in cui la ciclicità degli accadimenti e delle generazioni, fondamentalmente identiche nella loro componente più autentica, tiene in scacco il tempo, lo sospende in un limbo aurorale di eterna attesa e di sempre aperta determinazione.
Non a caso la raccolta si conclude con i versi: ‘Alberate di pini/ Al Parco Virgiliano,/ l’auto stretta dove farlo/ per rigenerarsi/ e l’Albergo degli angeli,/ camera n.8 attende.’
È in questa attesa, in questa sospensione fuori dal tempo che l’esistenza individuale confluisce in una processione universale ed anche la poesia lirica di Piazza si proietta nel regno dell’epos.
*
Mauro Miglio

giovedì 8 dicembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = LORIS MARIA MARCHETTI

Loris Maria Marchetti – "Suite delle tenebre e del mare"--puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2016 – pagg. 99 - € 15,00

Loris Maria Marchetti (Villafranca Sabaudia 1945) ha all’attivo una ventina di opere poetiche, spesso premiate, due volumi di racconti, un romanzo breve e alcune raccolte di elzeviri e prose varie.
Interessato alla cultura letteraria e musicale dell’Otto e del Novecento, e in particolare alle relazioni degli scrittori con la musica, dal 1976 ha pubblicato vari volumi di saggi e antologie.
Nella triplice veste di poeta narratore e critico/saggista ha collaborato e collabora a importanti riviste, giornali, miscellanee, enciclopedie.
Dirige dal 1989 la collana di letteratura “La linea d’ombra” per le Edizioni dell’Orso di Alessandria
“Suite delle tenebre e del mare” è un libro di poesia scandito in sette sezioni che hanno per titolo delle didascalie come di una partitura musicale, a conferma che poesia e musica sono sorelle e presenta una postfazione di Mauro Ferrari ricca di acribia.
La prima parte “Preludio agitato”, costituita da tre componimenti presenta una vena filosofica e teologica con una forte carica di misticismo finalizzato all’ascensione al divino. Si tratta di tre poesie che hanno per protagonista Dio, del quale, dice Marchetti, i preti ne sanno all’incirca quanto ne sa lui.
Viene detto il Demonio al quale Dio lascia uno spazio, forse per troppa tolleranza, e il poeta afferma che a volte gli sembra di giocare a gatto e topo con l’Altissimo.
Una visione immanente della divinità nell’affrontare anche il problema del bene e del male si evince in questi versi veramente originali.
Serpeggia in esse una forte ironia e la forma è elegante e icastica.
Cifra essenziale della poetica di Marchetti pare essere una parola precisa che crea immagini affabulanti e chiare, tutte tendenti ad accensioni e spegnimenti.
Il poeta a volte indulge in descrizioni sia naturalistiche che di chiese e piazze e una certa magia connota i suoi versi, una tensione verso la bellezza, attraverso la sospensione e la densità metaforica e sinestesica.
Una poesia intellettualistica che sottende l’uso accorto degli strumenti da parte di un poeta scaltrito, con una forte coscienza letteraria.
Qui tutto può divenire oggetto del versificare, da una musica d’organo proveniente da una chiesa, a un pranzo al ristorante, dalla morte di un amico alla visione di paesaggi meravigliosi, da una sosta ad un caffè, ad una big band che sfoggia tutto il suo repertorio.
Anche l’inquietudine è presente nelle poesie di questo autore quando vengono detti incubi, notti con demoni, il buio e l’angoscia.
Marchetti con questo libro esplora molti ambiti esistenziali con una parola poetica acuminata, avvertita e alta.

Raffaele Piazza

lunedì 5 dicembre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO LUNETTA

Mario Lunetta – “Dispacci senza replica” Ragionamenti secondari su cultura e società - Fermenti Editrice – Roma – 2016 – pagg. 313 - € 21,90

Mario Lunetta, poeta, narratore, drammaturgo e critico, ha al suo attivo oltre settanta volumi.
Nel 2015 è andato in scena al Teatro Porta Portese di Roma l’atto unico “Il dono”.
Ha collaborato e collabora a quotidiani e periodici italiani e stranieri, radio, TV e riviste.
Suoi libri o singoli testi sono stati tradotti in diversi paesi del mondo.
Due volte finalista al Premio Strega (con I ratti d’Europa del 1977 e Puzzle d’autunno del 1989), nel 2006 gli è stato conferito il Premio Alessandro Tassoni alla carriera.
E’ stato per due mandati Presidente del Sindacato Nazionale Scrittori. Attualmente è Presidente della SIAD (Società Italiana Autori Drammatici).
“Dispacci senza replica” è stato pubblicato in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma diretta da Velio Carratoni.
Si deve sottolineare che, il termine dispacci designa i messaggi scritti con carattere d’urgenza. Quindi Lunetta, attraverso il titolo del libro, che inizia con questa parola, vuole farci capire la valenza etica del suo lavoro. Egli è conscio dell’importanza del trasmettere un progetto comunicativo forte, sia dal lato sociopolitico, che a livello di critica letteraria, con le monografie sui singoli autori trattati..
Come scrive lo stesso Mario, il fatto che tali scritti siano senza replica si riferisce, con velata ironia, al fatto che i 37 scrittori trattati non possano rispondere con un parere su quanto detto su di loro non essendo più tra noi.
Opera molto corposa e complessa quella del Nostro, costituita da due parti. Nella prima, dopo una “Nota dell’autore”, seguono le sezioni: “Iuxta sua propria principia”, suddivisa nei seguenti: saggi: Gli italiani e la cultura: un matrimonio mai realmente consumato, La materialità del testo, Libertà elitarie, libertà di tutti, Le lingue dei vinti, Civiltà, letteratura, merce, Per la critica, jadis et naguère e “Indagini distòniche”, che si articola in Tre lungimiranze critiche: Giacomo Debenedetti, Gianfranco Contini, Roberto Longhi e Sebastiano Timpanaro: il materialismo non è un incidente.
Nella seconda ritroviamo la ripartizione “Figurazioni concettuali”, costituita da trentasette studi su poeti e scrittori del nostro Novecento, aderenti ad una scrittura di ricerca e di azzardo, tra mosse d’avanguardia e sperimentalismo di vari generi.
Tesi centrale del testo, che fa da filo rosso ai lavori della prima sezione, è l’assunto che in Italia prevale una società che fin dall’unità non si è mai identificata con la propria cultura. Si tratta di una dissocietà con una mancanza di “società stretta” (cioè di una borghesia colta e responsabile del proprio ruolo, che invece esiste in molte altre nazioni europee). La suddetta asserzione era già stata teorizzata da Leopardi nel 1824 in “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani”, articolo ovviamente scomodo e perciò rimasto inedito fino al 1906.
Circa dalla metà del Novecento è entrata prepotentemente nello scenario collettivo massmediologico la televisione, che non ha fatto altro che appiattire e livellare ulteriormente i saperi stessi e fare aumentare il consumismo, anche se non deve essere vista solo in modo negativo. .
L’Italia può essere considerata un paese che, a livello culturale, possiede una memoria a breve termine. Le caratteristiche fondamentali del dna collettivo italiano sono l’ignoranza e l’indifferenza.
Da noi il sistema dei media agisce con la rimozione costante dei migliori poeti, artisti, filosofi e scienziati subito dopo la loro fine.
Quanto espresso denota una pervicace assenza di passione e di capacità progettuale. La causa di ciò consiste nel fattore secondo il quale in questo contesto le attività culturali non sono mai state considerate dalle classi dirigenti come bene comune da difendere e incrementare a favore di una coscienza critica che è sempre stata scarsa.
Il dato saliente della civiltà di un paese è da identificarsi in primis con una coscienza civile che mantenga un senso della cultura stabile e insieme carico e pieno di stimoli. Da noi atavicamente e a iniziare da chi ha avuto il maggiore potere, questo meccanismo non si è innescato e dal periodo dopo la seconda guerra mondiale ci si è stupidamente illusi della falsa idea che la nostra inesauribile ricchezza si realizzasse in un tipo di nevrosi da trivellazione e di cementificazione del territorio, e non, invece, nella ricerca e nell’uso intelligente di un patrimonio culturale e artistico che non ha uguale al mondo. Tale situazione negativa è amplificata anche per l’innegabile collusione di gran parte della classe dirigente e delle istituzioni con la criminalità organizzata.
In “Figurazioni concettuali” l’autore traccia degli esaurienti profili critici su vari autori del Novecento da Primo Levi a Carlo Levi, da Ignazio Silone ad Antonio Delfini, da Velso Mucci a Pier Paolo Pasolini, da Roberto Roversi ad Elsa Morante, da Carlo Cassola a Natalia Ginzburg.
Nell’impossibilità, in questa sede, di realizzare un’analisi esauriente delle dissertazioni letterarie che Lunetta ci propone è doveroso sottolineare che sono tutte esatte, acute e ricche di acribia.
Da notare che il lavoro esposto nel libro è costituito da segmenti tutti forniti dell’anno delle loro redazioni. Esse vanno dagli anni Settanta, fino al primo decennio del 2000 e quindi, a livello progettuale, l’opera in toto, omogenea e armonica, deriva da un riuscito e calibrato lavoro di assemblaggio.
Con intelligenza Lunetta, dopo avere delineato il triste scenario del matrimonio mai realmente consumato tra italiani e cultura, ci propone i ritratti di 37 tra scrittori e scrittrici italiani. Molti di essi sono noti anche a livello internazionale. Questa diffusione conferma il fatto che la letteratura e la poesia in particolare, sottese al pensiero divergente, possono essere un antidoto alle carenze italiane a livello culturale e sociale messe a fuoco nell’opera.

Raffaele Piazza