mercoledì 27 settembre 2017

POESIA = GINO RAGO


"Piazza dei Martiri"

Piazza dei Martiri è colma di gente.
Il sole pigro non vuole tramontare.
A destra una parte del popolo in festa
A perdifiato urla: «Dio salvi il Re…»
Dal lato sinistro si leva
Un altro grido che sembra di guerra: «Dio salvi la Regina…»
Il centro della piazza non si lascia intimorire.
Altro urlo: «Dio salvi il Re e la Regina…»
In lontananza il boia lucida i legni dell’impianto
Con la palla di grasso ottenuto dai cani.
La corda con il cappio pende luccicante.
Al sole del crepuscolo sembra più splendente.

Un urlo soltanto unisce la piazza
Da destra a sinistra passando
Per il centro: «Muoia il Re. E muoia la Regina».
Ma rimane strozzato in tutte le forre.

Passano cesti con pane bianco.
La botte con il vino sembra una fontana.
Il cappio in lontananza risplende più di prima.
«Dio salvi il Re… Viva la Regina».

Soltanto il poeta lascia Piazza dei Martiri.
Non desidera il pane d’altri. Rifiuta anche il vino.
Non vuole il Re. Non vuole la Regina.
Cento usignoli nel suo petto si destano. Si destano.
Alzano il canto della sua libertà.
*
Gino Rago
*
"Piazza dei Martiri"

Piazza dei Martiri is full of people.
The lazy sun does not want to go down.
To the right some of the persons celebrate
Howling with wide-open throats “God Save the King…”
To the left rises up
Another yell: “God save the King and the Queen…”
Far away the executioner polishes the fork of wood
With a grease ball obtained from dogs.
The hanging rope shiningly swings.
In the dawning sun it seems more shining.
A single howl unites the square
From right to left crossing
The center: “Let the King die let the Queen die”.
But it is choked in every gorge.
Baskets pass hands with white bread loafs.
A wine barrel sprouts like a fountain.
Far away the noose shines more than before.
“God save the King… Hurrah for the Queen”.
Only the poet abandons Piazza dei Martiri.
He does not want other people’s bread. He also refuses the wine.
He doesn’t want the King. Does’nt want the Queen.
A thousand skylarks awakein in his breast. They do wake up.
Uplifiting his song of freedoom.
*
Gino Rago

© 2017 American transposition by A. P. Nicolai of the poem “Piazza dei Martiri…” by Gino Rago.
All Rights Reserved for the original poem and its translation.

4 Commenti:

Alle 27 settembre 2017 alle ore 05:05 , Blogger giorgio linguaglossa ha detto...

È una allegoria. Il poeta elenca due chiavi interpretative: il Re o la Regina? Chi dei due deve essere salvato? Il popolo discetta e oscilla tra l'uno e l'altra soluzione. Chi sta dalla parte del Re, chi dalla parte della Regina. Ma c'è un sotto testo, c'è un testo che non emerge dalla scrittura: è quello il vero testo. Quello non scritto ma che il lettore è invitato a individuare e a decrittare. E il sotto testo dice una cosa molto semplice: sia il Re che la Regina sono i due corni di un medesimo delitto di falsità, entrambi designano la menzogna. Il poeta soltanto capisce il vero senso di questa dicotomia, di questa falsa contrapposizione. E si allontana dalla piazza che vocifera.

 
Alle 27 settembre 2017 alle ore 08:07 , Blogger Antonio Spagnuolo ha detto...

La poesia italiana è ancora ferma alla concezione del «tempo esterno» in poesia.
(...)
Ci sono pochissimi poeti che, a mio avviso, fanno poesia con una nuova concezione del «tempo interno», e precisamente: Steven Grieco-Rathgeb, Donatella Costantina Giancaspero, Gino Rago, Letizia Leone, Mario Gabriele. Come ci siano arrivati io non lo so ma lo posso intuire. L’importante era arrivarci a questo traguardo. Quando stigmatizzo che la poesia italiana dopo Satura (1971) di Montale è rimasta prigioniera di un concetto di «tempo esterno» eguale per tutto e per tutti, non mi reputo un profeta ma lo dico con la chiarezza teorica del critico letterario, del poeta che opera Oggi in Occidente.
Posso dare un consiglio ai poeti: rileggere le proprie poesie ascoltando la musica di Morton Feldman, così apparirà loro chiaramente la discrasia tra la loro poesia e il «tempo interno» della musica di Feldman.
Giorgio Linguaglossa

 
Alle 27 settembre 2017 alle ore 10:13 , Blogger Unknown ha detto...

Testo dicotomico: a destra si salva il re e a sinistra la regina. Il centro né l'uno né l'altra.
Un buon sismografo questi versi di Rago: "un delitto di falsità" come giustamente nota Linguaglossa.

Io vorrei porre attenzione ai "connettivi" che Rago usa, sapientemente, nello svolgersi dei fotogrammi, e che rendono chiari i legami logici ed espliciti :Piazza dei Martiri, Un urlo, Passano cesti, Soltanto il poeta lascia.

 
Alle 27 settembre 2017 alle ore 10:14 , Blogger Unknown ha detto...

Giuseppe Talia, ovviamente.

 

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