giovedì 28 febbraio 2013

POESIA = ROSANNA DI IORIO

FIORI DI BUCAREST

Dicono che lassù, bambini nudi,
senza amore, si nutrono di bacche
catturate al sorriso della luna.

Dicono che la sera nell’abbaglio
del buio si fanno uomini dai passi
svelti in un nuovo tremito
fugace e duro verso il nulla, l’ignoto.

Come pipistrelli, in cerchi di nebbia,
sbattono le ali in fetidi tombini
nel nonsenso di un crudele inganno.

Il cuore umido, nelle piccole mani strette,
accarezza una lacrima sospesa
nel dolore di essere scordati.

Poi dicono che, come le formiche
rubano spighe per i loro granai.
Loro non sanno cosa vuole dire
aprire le braccia e fare l’aeroplano;
ignorano stupori di aquiloni
da annodare frementi tra le mani.

Hanno speranze piccole e illusioni
disamorate. Senza paradisi.

Eppure ci vuol poco, molto poco
ad alzare lo sguardo fino al cielo.

Ma noi, travolti da cupe apparenze,
persi tra fiori elettrici accesi in lontananza,
bruciamo i sentimenti ed ogni senso.

Bisogna amare per essere vivi.
*

DONNA

Sai, si fa presto a dire carpe diem.
Perché il tempo, allorquando ti è fuggito
supera tutto e tutto ripropone.

E se poi siamo tra i non sorteggiati,
ci costringe ad esistere. Ignorando
che solo dopo un tocco, una scintilla,
dopo un battito, siamo differenti.

Ma tu sei sempre ferma sulla soglia.
In un’attesa, come una distanza,
un distacco, un non essere. Sospesa.

E quando viene sera e il sogno non
si è avverato, torni dentro casa
come se nulla fosse. Non ti crea
spavento il ticchettio dell’orologio
che ti ricorda che fra poco sta
per farsi giorno e tutto come prima.

Sempre pronta a partire, a scavalcare
ardui gradini e ciò che all’occhio appare,
culli infiniti abbracci anche se celi
le lacrime silenziose nella tasca.

Cerchi una scorciatoia per altri mondi,
tentando di sfuggire al trabocchetto
del desiderio che ti fa sperare
mete lontane e inconsistenti. Ma
poi ti accorgi di essere in balia
di un miraggio che crea nel frattempo
nostalgie per quel tanto tralasciato.

Così rinneghi sogni ed amarezze
e ti abbandoni alle tue sorti già
decise con vesti da commiato.

Ritrovi abilità da equilibrista
rapidamente in una vita che
non avevi intuita, piena di
contraddizioni ignote e senza specchi:

Come Cassandra tu non puoi sapere
la tua bellezza sconosciuta. Tu
solamente dall’alto sai amare
e riesci ad accendere le stelle.
*

IMPAZZITE LE RONDINI NEL CIELO
( alla piccola Sarah)

Impazzite le rondini nel cielo,
sempre più in alto, sempre più lontane,
chiamano raggi che più non splenderanno
nel tuo viso di piuma e nel tuo dolce
sorriso seppellito dentro il pozzo
pietra fra le pietre. Ora acqua avvelenata
dal tuo ultimo tragico silenzio.

Può succedere a volte a chi si affida
a un'ombra incerta che nasconde ambigui
tormenti. E che, seppure cara, a un crollo,
sfugge le sue invisibili catene
e uccide di nascosto quel che amava
forse, o che certo non odiava.

Non trovo le parole per cantarti,
ora che sei partita, colma di anni
ripetendo un disegno tuo malgrado
di violenza alla donna secolare
e di piaghe ancestrali con le dita
appese, nella fievole ora, ad una mite
disperata vana illusione.

Vorrei fermare la mia mano che
si agita, in un addio pieno di rabbia,
e ripete sdegnata e rattrappita
una favola bella, cancellata nell’afa
dorata della tua ultima estate.
Fine della conversazione in chat.
*
ROSANNA DI IORIO
*
Di Iorio Rosanna è nata a Chieti e vive a Cepagatti (PE).
Ha lavorato presso l’Associazione Industriali della Provincia di Chieti. Ha pubblicato in poesia i libri: “Oltre lo sguardo” in proprio, “Stelle del nulla misterioso” e “Con le nostre mani d’anime” editrice NOUBS di Chieti, “ Un groviglio di sentimenti” Grafiche Edicta Circolo letterario Ponte San Nicolò di Padova e Sono cicala. Mi consumo e canto” Edizion i ETS di Pisa. Ha conseguito diversi riconoscimenti e premi in vari concorsi nazionali e internazionali. Alcuni suoi racconti e poesie figurano sulle antologie edite per i premi conseguiti.

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCA GIORDANO

LUCA GIORDANO : “Passa dal corpo il cielo” – Ed. Gazebo – 2012 – pagg. 80 – s.i.p.
“Non sono mie le parole, / mi attraversano / come prisma. / Sono alla fonte i colori : / la Parola è Luce.” – Con questo incipit è facilmente comprensibile tutta l’impalcatura stilistica e musicale che sostiene ogni scritto del poeta. In molte pagine la fede , quella semplice e pura che sostiene il credente, si rispecchia in versi pacatamente sussurrati o a volte decisamente urlati , per avvertire il sovrannaturale : “Vero diamante è un cuore limpido / più duro di qualsiasi cieca violenza.” (pag. 66) – La poesia di Luca Giordano ha il tratteggio della pittura , quando il canto cerca di stringere la gioia come un abbraccio di giovane sposa , o quando le stelle sorridono ancora prima che il sole sorga.
Non manca qualche passo di denuncia, contro il disonore che offusca l’opera meritoria di volontari dediti al prossimo : “Passerà, amico, il tempo triste / in cui tutto si compra col denaro./ Passeranno dolore, fame , / disamore…Il cielo tornerà leggero e chiaro,/ avrà l’odore che amavi della terra, / avrà il colore di una possibilità / nuova. E tu sorriderai / da dove il ricco non ti può vedere.” –
Essere dentro la storia , essere nelle immagini suadenti, è il passo da interpretare, in visioni ed illusioni donate dal linguaggio, continuamente alla ricerca di quella luce che diventa complice della poesia stessa.
ANTONIO SPAGNUOLO --

NOTIZIA = PREMIO CARDUCCI

PIETRASANTA = PREMIO CARDUCCI : La nuova formula che apre ai poeti sotto i 40 anni di età ha certamente portato nuova energia ed attenzioni alla manifestazione letteraria che festeggia, nel 2013, la 57 edizione. La giuria, presieduta da Alberto Bellocchio e composta da Alberto Casadei, Giuseppe Cordoni, Alba Donati, Roberto Galaverni, è nuovamente alla ricerca dei giovani talenti. La caccia è aperta. Già pronto il nuovo bando. Le opere dovranno essere inviate dalle case editrici o direttamente dagli stessi autori, che alla data di pubblicazione del volume non abbiano ancora compiuto 40 anni, inderogabilmente entro il 30 aprile 2013. La giuria selezionerà cinque opere tra quelle inviate. Gli autori finalisti parteciperanno ad un incontro pubblico, che si terrà la prima metà del mese di luglio, nel quale si presenteranno con letture delle rispettive opere. Il 27 luglio, giorno della nascita di Giosue Carducci, si terrà come di consueto la cerimonia di proclamazione del vincitore nel suggestivo scenario del chiostro di Sant’Agostino.
Per maggiori informazioni sulla partecipazione al Premio Carducci, è possibile contattare la segreteria tel. 0584 795278 www.premiocarducci.it.

mercoledì 27 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = CHIARA FERRARA

CHIARA FERRARA: “Sussurri in volo” – Edizioni del Leone – 2013 – pagg. 40 - € 7,00
Il canto continuo e sereno, che si svolge a tratti per momenti incantati o per movenze inaspettate, offre in queste poesie come un ritornello ripetuto ai colori , alle pennellate che costellano il cielo o inseguono suoni cesellati.
“Finché gli uccelli / attraversano / questo strano mondo/ fatto di cubi,/ di scatole viventi,/ di direttrici / di seta, di iride,/ tutto va bene;/ resto della foresta,/ del monte sono,/ in altrettanti immutabili,/ schiribizzo, agilità, spazio / che non comprendiamo,/ ma ci da sollievo;/ appaiono per scomparire / in un cielo inimmaginabile, / ultima nota di una preghiera / che ci fa continuare.”
Il sogno spesso qui gioca con la fantasia per balzare agilmente tra lo spazio e le ombre , fra le immagini incise o la memoria incantata, e ripetere versi il cui ritmo è sempre sospeso a fiammelle sopite o scintille purpuree.
ANTONIO SPAGNUOLO.

martedì 26 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = LO BUE

FRANCESCA LO BUE, “Moiras”, Scienze e Lettere, Roma 2012, pagg.144.

Lirica ‘soggettiva’di gusto neo-latino, scrittura moderna.
In una bella ‘Premessa’ di prosa e poesia, Francesca Lo Bue dichiara apertamente il suo amore per Roma:

“Chi sogna il sogno di Dio vive a Roma, è scelto da Roma”-

‘Espero surge’ (Virgilio, Egloga X).

Monumento virtuale alla città, questo libro corposo come una stele inscritta di poesia su entrambi i lati, esprime in doppia lingua, matrice neo-latina, il legame che esiste fra tempo antico e tempo moderno. Spagnolo/Italiano – Italiano/Spagnolo: coppia d’amore duraturo, con quale direzione di precedenza di pensiero, di luogo?
…………………………………………………
“ Pietra ci sei?
Ci sei, e permani
con la tua voce ferma e il tuo rostro straziato.”

“Piedra ¿estas?
Estás y permaneces,
con tu voz detenida y tu rostro despedazado.”
...........................................................................
“Ci sei, ci sono ...
ci aspettavamo.”

“Estás, estoy …
Nos esperábamos.”

Appena due spicchi di lingue nell’arancia globale, il frutto della Torre di Babele significativo del mondo.
Aprono porte chiuse le chiavi del cuore. La poetessa vi gioca il ruolo di sentirsi ubiqua. Da continenti opposti, Italia e Argentina parlano per bocca di poeta una sola lingua d’anima, Patria, cosmo, natura, viaggio, essenza umana. Un linguaggio che si sente risuonare sui sampietrini di Roma, pavimentazione romana per piedi venuti da lontano, che portano lontano, in un geometrico e sempre in bilico necessario andare di corpo fisico e virtuale: il tacco della scarpa guida ai pericoli da affrontare. Quadrato per quadrato, ciò che si lascia salvo, ciò che si arrischia. Il passato di un giorno è il passato di secoli, le rovine si assembrano alla mente, felicità perdute, bellezze funeree di un tempo trovato/da ritrovare.

“Desenterar un cielo de palabras/”
“Disotterrare un cielo di parole”

Parole-calamita (..”salvami, Calamita, con la parola prima ..”). Da poli opposti, versi ricchi di figure retoriche amplificano le visioni. Il poeta insegna poesia mentre la muove nell’onda del suono, tacita voce-alta vibra all’orecchio interiore, per ossimori, antitesi, contraddizioni, parole che aprono e chiudono logiche di pensiero dal fondo segreto della sua anima. La voce arriva da dietro le quinte della mente in un teatro dell’assurdo che nella parola chiarifica l’emozione.
‘Lirica ‘soggettiva’: impasta un quadro a colori tempestato di pietre d’artista. L’io afferma la propria identità mentale, circondata di solitudini. L’inventiva soccorre il verso che quasi da solo si crea. La parola sposta immagini impensabili a mezzo di paragoni e accostamenti imprevisti, a sorpresa. Così si cattura l’ascoltatore in una musica fuggitiva.

“quiero escribir tu libro”/ “voglio scrivere il tuo libro” (“La Ciudad ideal”/ “La Città ideale”, v.11).

Sul primo risvolto di copertina si legge in doppia lingua questo bel testo:

“Nella Roma dei Santuari della meraviglia celeste
l’Invisibile scorre.
È l’invisibile morte che sogna catena di vivi
che non morranno mai,
sono la scia smeraldina del pensiero di Dio.
E’ il sogno del Padre che semina la vita
in un nido di papaveri,
il canto poliglotta della notte insonne,
un canto d’acqua di cisterne
e di odorose stelle viventi.”
------------------------------------------------------------------
“En Roma, en los Santuarios de la Maravilla celeste
el Invisible se desliza.
Es la invisible muerte que sueña eslabones de vivos
che nunca màs moriràn.
Son la estela esmeraldina del pensamiento de Dios.
Es el sueño del Padre que siembra la vida en un nido de amapolas,
el canto poliglota de la noches despiertas,
un canto de aguas de acequias
y de perfumadas estrellas vivientes.”
°
Dove sta dunque la poesia? Si trova nell’insieme del testo, nel risultato globale che la tecnica poetica conduce, oppure appare in ogni singolo verso? “Il verso è tutto”, scriveva D’Annunzio riassumendo entrambi i punti di vista.
Se fosse ogni singolo verso ad essere portatore di poesia, come ogni singola battuta di uno spartito musicale, finirebbe per diventare stucchevole, privo dell’interesse del bello che posa sul sempre nuovo, sull’eccezionale. Sentimento e concetto zittiscono. E’ nell’insieme delle regole del movimento che si articola l’armonia, quando pensiero ed azione progrediscono per il piacere dell’orecchio sensibile, che viene a coinvolgere tutti gli altri sensi della percezione.

In Francesca Lo Bue si trova poesia in entrambi i punti di vista, nel verso singolo, nell’insieme del testo. Nel verso singolo, bene articolate parole-scelte danno la forma dell’oggetto artistico. Si possono citare versi a caso, presi variamente in testi diversi come esempio; ad apertura di libro. Ogni testo ne è portatore. Alcuni versi qua e là :
“..sempre rimane qualcosa di te, vecchia eternità sottile”;
“Il libro delle calligrafie scorre nella sera vergine delle stelle”;
“Scrivo al cuore di Lui, l’essere al mio risveglio..”;
“Sempre qualcosa si spezza e secca/ sempre qualcosa singhiozza, si ferma e passa”;
“Come trapasso il peso della mia soggettività?” (si avverte un pensiero filosofico che scorre dentro tutto il testo).

Se all’interno di un testo compiuto, lungo o breve, a più livelli di interpretazione si muovono i concetti, gli artifizi sono la procedura di cui si serve la tecnica poetica. Le figure retoriche formano il materiale oggettivo da cui esce il pensiero spontaneamente, adeguando una scrittura scolara a diventare maestra di poesia.
Molti sarebbero i testi da citare in questo libro. Fra essi il seguente, preso a caso:
*
Un albero di parole

Balugina il minuto,
aspettando un albero fiammeggiante.
Ci sei Tu,
aperto mondo antico irto di distanze, di voci ..

Dissotterare un cielo di parole fra colline in ombra.
Una mano si alza,
un albero si sbriciola nel grigiore della luce di tutti.

Non c’è fretta,
l’emozione delle essenze
arriverà nel maggio delle ghirlande
con stille di braci nel cuore.
_________________________________

Árbol de palabras

Centellea el minuto,
esperando un árbol flameante.
Estás Tú,
¡abierto mundo antiguo espinado de distancias y de voces.

Desenterrar un cielo de palabras entre colinas en sombras.
Una mano se levanta,
un árbol se desmigaja en la grisura de la luz de todos.

No hay apuro,
la emoción de las esencias
llegará cuando abril florece,
con rocío de brasas en el corazón.

La bellezza di articolare due lingue contemporaneamente.
Il pensiero si sovrappone a se stesso con parole uguali e diverse.
Quale parola arriva per prima? Mistero della mente mescolatrice del flusso della coscienza, indefinita sostanza d’informazione.
Il monumento sentimentale che F.L.B. erige sulla pagina per Roma, si fonda su un verso affermativo: “Salvezza è ritrovarsi, /abbracci in giardini addormentati,/fragranze significative che si adagiano in urne trasparenti./ (‘Incontarsi’, vv.1-3, pag.95).
Nella sezione “Appendici”di fine libro, la poetessa, a chiusura, traduce in spagnolo da vari poeti testi in dialetto romano di gustosa ironia.
°
“MOIRAS”: il titolo intraducibile sottende l’implacabile Destino. L’Amore che si divide.
Non comune raccolta di poesia. La consistenza dei testi trasporta i mezzi del discorso in innumeri prove di retorica. C’è di tutto: per il tono, assonanze, consonanze, allitterazioni, amplificazioni, antistrofe; per il pensiero, parole d’accostamento paradossale, polisindeto ed asindeto, chiasmo, circolo; ed ancora, sinestesia, metonimia, metafora, inversione sintattica; ed ‘enjambement’, ossimoro (di cui è straricca ). Chi più ne ha, più ne metta.
Altrettanto il ritmo si adegua, lento o veloce, meditativo o solenne, spezzato …
Poesia completa. Bisogna leggere tutto questo libro.
Il timbro della voce poetica, nel gusto di cultura spagnola fin troppo denso di aggettivazioni e di sollecitazioni emotive, conduce i versi in un ben definito carattere solare, amplificatore dell’abbondanza.

Accattivante in questo senso la copertina del libro, di forte impatto per il quadro che la poetessa ha scelto, “Carità romana” di Niccolò Tornioli, dalla ‘Galleria Palazzo Spada’ di Roma (si trova nella prima Sala). L’artista illumina l’Amore generoso che nutre, bivalente, il presente e il passato, il bimbo e il vecchio: nutrimento del Padre e del Figlio in grembo alla Donna, la sempre Madre misericordiosa, elargitrice di vita e di bellezza anche sul limite dell’estremo.
*
GIULIANA LUCCHINI






lunedì 25 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSTINA MENEGAZZI BARCATI

GIUSTINA MENEGAZZI BARCATI : “La traccia invisibile” – Edizioni del Leone - 2013 – pagg. 64 - € 11,00 –
Le immagini , in vari chiaroscuri e in luminosi accenti , si susseguono tra i versi rapidi e brevi , per una forza penetrante che profonde speranza ed illusione.
Ogni poesia ha la sua voce netta e inconfondibile, ove le angolazioni di sentimenti , pensieri, pulsioni, sogni , ipotesi ,figure, hanno una propria spinta vitale, capace di rivivere le autenticità del quotidiano , della memoria , della speranza.
Guardo l’azzurro/ di un cielo / che mi sovrasta./ Vorrei vedere di più / capire altre verità. / Invece devo accettare / il mistero / che non mi appaga.”
Il riscontro di un canto privato muove lento e leggero tra fascinosi misteri familiari. I nomi dei fratelli , i momenti di preghiera, il gioco degli amici , il gioire del crepuscolo , l’abbraccio di una panchina solitaria , le fiammate di colore di una fontana, sono tutti motivi di un respiro cosmico, che la poetessa offre alla ricerca dell’invisibile.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 23 febbraio 2013

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

IN MEMORIA DI ELENA - X –
*
Brucia ancora quello che avevamo sospeso
ora che la luna è un tormento
nemico,
una rapina che inclina il giorno
tra le ombre fuggiasche.
Adesso posso anche dire che più nulla
sarà possibile , immobile a fissare
quel filare di fiori appassiti,
anche se invano spezzo il cerchio della solitudine
per allontanare il crepuscolo.
Inutile parlare quando accalcano
sconosciute cadenze:
altro viso ha l’amica che ripete con forza
l’improvvisa sembianza.
Ha il ventre portato all’infinito ,
e nel momento
risveglia il tortuoso secondo delle occasioni
perché non oso percepire
la levità del respiro.

**
ANTONIO SPAGNUOLO -

SEGNALAZIONE VOLUMI = L'EVOLUZIONE DELLE FORME POETICHE

L’EVOLUZIONE DELLE FORME POETICHE
(La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio)
a cura di Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo – Ed. Kairòs 2012 –

Analisi precisa, attenta, quella di Sandro Angelucci (vedi "alla volta di Leucade") sulla corposa opera frutto di un meticoloso e puntuale lavoro di Antonio Spagnuolo e Ninnj Di Stefano Busà, pubblicata sul mio blog. Un volume di quasi 800 pagine che raccoglie le voci poetiche più o meno rappresentative dei nostri giorni. E già di per sé il titolo spaventa per il suo carattere di monumentalità. Sì, quanti i poeti che si presentano sulla scena letteraria attuale! Quanti i Premi che coinvolgono ambiziosi e più o meno fortunati scrittori ogni giorno. Si possono contare? Cifre senz’altro a tanti zeri. Quindi, partendo già da questo punto di vista, la selezione appare meticolosa e puntigliosa, anche se il numero prescelto non è, poi, certamente piccolo. Ma il nocciolo del discorso, come bene si evince dallo scritto di Angelucci, riguarda l’impegno e la profusione per la diffusione e la valorizzazione del linguaggio poetico; l’importanza che può avere, attualmente, tale linguaggio in questo mondo sostentato da meno edificanti nutrimenti. E il fine di quest’Opera è proprio lì: far notare come, nella sua molteplice varietà espressiva, questa Poesia dia vita a tante voci che ostacolano, in qualche misura, la spaventosa omologazione volta proprio ad annullare i suoi intenti. Sì!, perché la Poesia è individualità, unicità, ma che può essere universalità quando raggiunge l’obiettivo principale: avvicinarsi il più possibile a ciò che è irraggiungibile. La Poesia è cura della parola, è cura dell’armonia, è pazienza, meditazione, riflessione, è suono, messaggio, anche, il cui spirito nasce e si evolve, sempre, su storie di vicissitudini dolorose, gioiose, ma pur sempre su combinazioni di dire e sentire. Di grande simbiosi di sentimento e lingua. Che già di per sé tende a valorizzare il tempo e il verbo, la ricerca e lo scrupolo, la dedizione e la rielaborazione, l’attenzione e l’osservazione, l’analisi e la lettura, l’etimo e la sonorità, la descrizione e la comprensione. Tutti obiettivi sacrosanti che devono proporsi di raggiungere gli insegnanti nella Scuola di qualsiasi grado. Perché sono obiettivi trasversali. Che riguardano tutte le materie. Comprendere bene un testo non è solo questione di un insegnante di lettere. Nella nostra società invece tutto è pilotato dalla fretta. Tutto è generico. I linguaggi nuovi sono frutto di cancellazioni, di sottrazioni, per che fine poi non si sa. E per questo il valore di quest’Opera è incommensurabile. E il suo scopo principale deve essere proprio didattico. Perché è lì che la Poesia, nella sua complessa varietà, deve incidere. E’ lì che deve costruire o ricostruire il tessuto emotivo e cognitivo della nostra gioventù. La Poesia ha una grande voce e può avere una grande missione in questa società estremamente materializzata e svilita di valori fondanti. Basta saperla proporre. Va fatta amare non solo per i contenuti che può comunicare, ma per il piacere di gustarla. Una volta che la si ama, ottempererà, senz’altro, ad altre funzioni importanti: come a quella di sensibilizzare, di educare l’animo ad immagini ed invenzioni creative di grande effetto emotivo. E’ lì che i nostri giovani devono crescere. E’ alla Poesia e alla comprensione della vastità dei linguaggi che devono riavvicinarsi. Devono riappropriasi del valore del dono che ci è dato, anche, riflettendo sugli input esistenziali attorno ai quali la Poesia stessa fa riflettere. Uscire da vicoli lastricati di falsi miti. Ripercorrere le vie un po’ dimenticate dell’amore, e del culto del Bello. A scapito di quelle che conducono a imbrattare la vita. Amare non è, poi, tanto difficile; la Poesia ci può insegnare a farlo. Perché chi la ama, ama. L’uomo è nato con la musicalità che la anima, l’ha in corpo. Ballava, già prima di parlare, al suono della sua musica. E’, dunque, nostro dovere rifarci alla sua storia; attualizzarla con quegli amorosi intenti di cui si sono armati i nostri due encomiabili curatori.
*
NAZARIO PARDINI --

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

SERE DI COBALTO

Attimi rosapesca ad accadere
sotto i cieli di ora.
Si attende la vita a piene mani
sotto i vetri di cobalto
di un cielo di stupore ad intessersi
ad esatta meraviglia,
nel Parco Virgiliano
tra cani e gatti madri padri
e fiorevoli bambini
oltre il tempo della bella
aurora.

Attimi disadorni nel battito
di un’anima a tendere a stelle
e lune nella mente.

Abbiamo attraversato i confini
grigio perla di un tempo infinito
nell’abbeverarci al tempo
che non torna in esatta scansione,
senti del campanile il rintocco,
Alessia e trasali nel mentre
di una stella.

Dischetto di luna nella mano affilata.

Il cobalto accade come una stella diurna
un senso nuovo e nessuna onda può
pettinare di Napoli il mare ad estendersi
in litanie dei luoghi, le fermate
del treno o dell’autobus nella mente.

Tra clessidre e meridiane,
nel farsi di pareti
elementare il gioco della vita
nel freddo buono di febbraio.
*
ATTIMI DI COBALTO
Prologo

Oltre la marina abitata
da donne, uomini e angeli,
la Stazione Centrale per la vita
in partenza nel collimare l’idea
dell’esistere con la partenza
per Roma. Il cielo di cobalto
stamattina sui corpi ha un’essenza
struggente, fa capolino il sole
tra nuvole stracciate, in forma
di cavalli, si squarcia il velario
delle cose, il bacio degli amanti.

1
A poco a poco nell’aria di brina
dopo la gelata di febbraio e il bianco
del mese del nevaio, si staglia
in un attimo il per sempre e accade
in forma di bellissima ragazza
a turbarmi nelle fibre (io ridiventato
adolescente nell’estasi del cielo
di cobalto).

2
E’ una ragazza, avrà sedici anni,
capelli corvini ed occhi azzurri,
bella di forme: mi chiede di accenderle
la sigaretta io con mano incerta.

3
Mi libero dal mio film. Chi sono?
Cosa cerco? E in men che non si dica
oltre il balcone frontale mi sorride
una rosa sul farsi delle cose di sempre
oltre la marea dei giorni, il volto
affilato della ragazza-epifania sotto
il cielo di sempre di cobalto.

4
Attimi rosapesca, lei mi strizza
un occhio e aspira il fumo con voluttà
di donna.
Verso spessore asettico di ufficio mi dirigo.

RAFFAELE PIAZZA

venerdì 22 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = PASQUALE BALESTRIERE

PASQUALE BALESTRIERE : “Il sogno della luce” – Ed. del Calatino – 2011 – pagg: 64 -- € 10,00 –
“…Inutile sottolineare – scrive nella lunga e dotta prefazione Raffaele Urraro – come sia facile leggere un senso metaforico e allusivo, che rinvia al significato generale dell’esistenza e all’uomo sbattuto tra i marosi di una vita fatta di paure e di speranze. Il momento culminante, il più significativo ed emotivamente dirompente, di questa dolorosa esperienza, …il poeta lo coglie nella figura del padre, vero fantasma della mente, una presenza memoriale fissa, una sorta di sacerdote o missionario della vita…cui il figlio , memore e grato, si rivolge per ottenere aiuto e conforto…”
La poesia tutta di Balestriere è, in questa corposa e pregna raccolta, un continuo canto rivolto a momenti dirompenti della sua esperienza quotidiana . Prima per alcuni interventi chirurgici subiti personalmente in ospedale , poi per la perdita della madre, alla quale dedica un vero e proprio poema , nel quale sentimenti , angosce , dolori, memorie , sono ripetute occasioni umane ed esistenziali , che accendono alternanti chiaroscuri del suo linguaggio.
“Suona le ore l’orologio della / piazza. Sulla campana urta il martello / con voce di preghiera alta e sonora./ Chissà se l’eco giunge nell’altrove / dove tu, Madre, spirito risiedi. / In questa sera rosea non mi turba / la morte, che mi appare desolata / senza quel suono a te tanto gradito.”
Le metafore intervengono con parsimonia , ma con precisi accenti, attraverso la luminosità del “segno”, e attraverso le moderne inflessioni del ritmo, in special modo quando l’endecasillabo fa da battistrada, immergendo il subconscio nelle improvvise lunghezze delle pulsioni affettive.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIANO NOTA

LUCIANO NOTA : “Dentro” - Ed. Lucaniart – tiratura limitata -

“Mi giro. Dietro di me
una vasca per pesci
una panca.
Sposto con grazia
l'esile foglia
che sa di carpello.
Da un campetto adiacente
una figura s'accosta
mi tende la mano
si stende.
Abbozza l'amplesso
con un rametto.”
*
Ritrovare sensazioni dal colore fulminante e dal ritmo musicale è la speranza che ogni poeta alimenta nel proporre e nel proporsi tra i versi ricchi di metafore e dimensioni incandescenti. Così anche il giovane Luciano Nota ha il pregio del battito che coinvolge ed accelera, inoltrandosi a tratti nell’affanno di improvvisi riverberi, con un percorso che è rigorosamente impastato alla ricerca delle scansioni e della parola armoniosa.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 21 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = SANDRA EVANGELISTI

SANDRA EVANGELISTI: “Cuore contrappunto” – Edizioni del Leone – 2012 – pagg. 64 - € 10,00 –
L’inseguire figure ed immagini , illusioni e speranze, memorie ed ipotesi non rimane sospeso ad un sogno, che imbrigli la fantasia nelle sue vorticose ascese, ma si esprime in versi delicatamente incisi per una conquista del dirsi , o per l’accendersi del desiderio.
“Se vieni qui / non cerchi amore / che soddisfa, / e la passività ti attira./ E se ti amassi/ te ne andresti, forse/ saresti ancora più infelice / preso nella rete.”
Qui le immagini si legano ad una strana valenza di tensione che fanno della poesia un variopinto istante che diventa immensità.
Le composizioni sono tutte di versi brevi , endecasillabi troncati per un ritmo che cerca la musicalità della dizione a voce aperta, quasi per poter rincorrere l’eco stessa della pienezza, quasi per poter rincorrere quelle colorazioni dell’amore che sconvolge con le sue moine : “Mi sono arresa/ al tocco delle mani / afferrando di colpo / l’oggetto di tanto desiderio / Finendo risucchiata / e soddisfatta, e poi del tutto/ presa / nell’abbraccio.”
La parola ha una sua personale griglia che richiama livelli di equilibrata capacità.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 20 febbraio 2013

POESIA= MARIA ROSA VISCONI

(A ricordo di LORIS JACOPO BONONI)
DIPARTITA
*
A CAUSA DI LACRIME NON PIANTE
SONO QUI NEL CASTELLO DESERTO.
LA MEMORIA SCIVOLA LONTANO
SU UNA TORRE NUDA
DOVE NON VI SONO PIU’ UCCELLI
ED IL SILENZIO REGNA SOVRANO.
EGLI NON E’ PIU,
CON LA SUA FORZA, L ‘ INTELLIGENZA
IL SUO POTERE SULLE MENTI
DOVE UDII A FINE PRIMAVERA
LE SUE PAROLE AI GIOVANI
MOSTRANDO INCUNABOLI
E VOLUMI ANTICHI.
UN SUONO DI CAMPANE
SFIORA IL MANIERO,
UNA PIOGGIA DI STELLE DISCENDE
DALLA CORNICE CHE INQUADRA
IL TEMPO IVI TRASCORSO SERENO.
DAVANTI ALLA PORTA
DA DOVE E’ USCITO
C ‘ E’ UN FORO
ED UN VELO CADE PER IMPEDIRCI DI VEDERE.
LA TRISTEZZA DELLE MEMORIE
SI AGITA NEL VENTO,
SOLO LA LAMPADA ATTRAVERSA
ORA IL MIO SILENZIOSO CUORE.
**

A S C O L T O

TI ASCOLTO,
PARLARE IN QUELL ' ANSIA
D ' UN TEMPO
ED I TUOI OCCHI S ' ILLUMINANO
DEL GRANDE AMORE
SOFFUSO DI SPERANZA.
UN ANGELO T ' E' ACCANTO
ANCOR GIOIOSAMENTE LIETO.
ED E' UNA CANZONE CHE SCORRE
NEL TUO DONARE AIUTO
AL BRACCIO BIANCO.

LA VITA RITORNA
SEMPLICE E GAIA
SOTTO UN SOLE BIANCO
CON LA GIOIA SOTTILE
D ' AVERLA ACCANTO.

COME AL TEMPO
DELLE FIAMME ARDENTI
MI PENETRA LA TUA SOLENNITA'
IN UN ' ALA DELLA DIMORA ANTICA
**
SERA A PRIMAVERA
Un andante lento
Di pace profumata
Di tiepido sereno
Nell’aria appena nata

E’ l’alba questa sera
Di una vecchia primavera
Che accarezza le mani
E promette tempi lontani

Suona un passato, trascolora
In un perfetto ed eterno ora,
Plana sul cuore l’intimo sentire
Che sarà primavera,
Non si potrà più morire.
**
ULTIMA SCALATA
Le montagne,
Ove hai lasciato
Tutte le ascese
Per vedere meglio
L’azzurro del cielo,
Sono rimaste senza appigli
E le inutili corde
Sono rimaste sepolte
In vuoti paurosi.
Rivedi ora le ardite ore
Attraverso orizzonti infiniti
Le ultime dove le membra
Ressero la corsa
Verso la luce.
Un volto immenso –
Quello che conoscesti
Lasciando la parete,
Il verde delle vallate
Ti accoglie ora
Silenzioso e leggero
Per dare sollievo
Al tuo caldo cuore smarrito.

MARIA ROSA VISCONI -
*
Nata a Jallieu Isere (Francia) - vive a Brescia. Ha pubblicato diversi volumi di poesia , e collabora a riviste di varia cultura.

lunedì 18 febbraio 2013

INTERVENTI = LA TERZA LINGUA

<“Inviato in questa città, vi giungo con timore, libro di un esule. Tendimi, lettore amico, una mano benevola nella mia stanchezza Leggi bene che cosa io reco! Altro non vi vedrai che tristezza, poiché i versi sono consoni ai tempi che li hanno prodotti, se zoppi ricadono i carmi nel verso che si alterna, questo è l’effetto del metro e del lungo cammino.”>
(Ovidio, Tristia, III 1-15)
*
LA TERZA LINGUA, ovvero La Voce di Tantalo
--
La Terza Lingua è frutto di lontananza, del tempo del ricordo sopra una geografia che non è quella dove si è nati e vissuti: è lingua, insieme, della partenza e dell’arrivo, ovvero fusione di ambedue.
La terza lingua è l’esilio, la patria lontana.
È lingua trasfigurata in terra straniera, che si manifesta, appare, s’esprime in un paese che non le è proprio.
E’ il frutto di un albero trapiantato: matura, frutto triste e amaro, nella terra e nell’aria lontana.
“Nell’anima, un popolo assente.
Profondità di sale,
il tuo specchio incrinato.”
Si cancella l’appartenenza a un limite geografico: questo riemerge nel ricordo, allucinandosi in immagini di colore, paesaggio e pena.
Il sentimento della terra si esilia trasferendosi nella lingua; lingua che è Passato, ferma e tenace visione che si congiunge al passato, voce che richiama i padri, la casa, la città, le piazze, le strade, le chiese e gli alberi: paesaggi di una geografia che non c’è e che s’intravede in visioni dolenti, in orizzonti rimasti indietro.
La terza lingua allontana il male della lontananza, è ricerca di una nuova calligrafia, sboccia in, è quel “lugar extraño” che è la terra dell’esilio.
Terza Lingua: Lingua Madre + Lingua Acquisita.
La Lingua Madre non ha più la Sua Terra; poggia in un suolo che non le è proprio, che non la protegge, non “ampara”, un suolo dove ci si domanda “dove sono, chi sono?”. Questo è lo spazio della contraddizione: anzitutto dimensione del cuore.
La Terza Lingua emerge dai deserti, dalle valli e dalle cime del cuore; è lingua della perdita: geografia sospesa senza ceppo o etimologia spaziale. E’ voce che colpisce, bussa e aspetta, è la lingua che spinge alle domande essenziali: il perchè del destino, di questo fato, di questa sorte di rifiuto e di perdita.
C’è una Lingua ma non c’e una Terra oppure, all’inverso, c’è una Terra ma non c’è una Lingua: da qui l’incontro di due lingue, la fusione… su questo crinale nasce la Terza Lingua.
E’ la lingua Tristis dell’aspirazione, la vaghezza del chiamare tematizzata in grido spento: voce tentennante, voce senza contesto, “…pianto acuto fra nascoste fontane di pietra…”, voce-vittima, lingua dell’altrove, pensiero di morte.
Terza Lingua: quella della sostituzione, della parola che emerge dal crogiuolo del cuore, lingua temeraria “…che si addentra negli spazi morbidi del cuore”.
Lingua minacciata dal silenzio, dalla solitudine e nell’angoscia dell’estinzione la terza lingua cerca il Libro, il ricordo scolpito nel testo, che vorrebbe avere le ali per raggiungere la terra che non è dato più calpestare.
La Terza Lingua è scrittura zoppicante, scrittura precaria, ciononostante la scrittura le dona le ali: se non potessi scrivere sarei muto.
E’ la lingua di Tantalo, della tensione senza fine, della rimembranza e del grido muto; è la lingua del terrore della morte anonima, senza nessuno vicino, lontana dagli affetti, dagli avi, dalla Patria: perché vera morte, morte crudele, è la perdita della Patria.
E’ la lingua del libro che raggiungerà la Patria, che riporterà alla terra abbandonata, che sanerà l’esilio, è la scrittura del ricongiungimento alla terra lontana.
E’ lingua dei Tristia ma è anche lingua salvata, ricca e moltiplicata dall’aria e dai succhi di un’Altra Terra.
La Terza Lingua è lingua grande, tematizza l’assenza, ma –parola sbriciolata- semina per il mondo.
**
La tercera lengua

¿Dònde està el lugar para ponerme?
¿Dònde està el surco para pisar y seguir, para recoger,
y esperar el dìa de la paz?
para que la sombra desfallezca
y sea temple de luz que bailotea
antes que me sumerja la rosa de muerte en su tenebrosidad de olvido.
Se desdobla la soledad,
su ala hambrienta busca alfabetos multiplicados.
Se desdobla hacia una sombra inquieta,
hacia el remanso de la planicie,
hacia la danza de los dìas.

No tienen la paz de los caminos
ni un rayo ameno que dibuje en las piedras las formas corazòn.
No tienen el padre profundo que danza como un àngel en las calles maltrechas,
en las veredas de los àrboles de sal.
Sòlo una punta de humo y vana esperanza.
*

La terza lingua

Dov’è il luogo da mettermi?
dov’è il solco da seguire,
per raccogliere il giorno della pace
e aspettare che l’ombra affievolisca?
e sia indole di luce
prima che mi sommerga la rosa di morte nella sua tenebrosità d’oblio.
Si sdoppia la solitudine,
la sua ala affamata cerca alfabeti moltiplicati.
Si sdoppia in un ombra inquieta,
fino alla pace della pianura nella danza dei giorni.

Non hanno la pace dei cammini
né un raggio ameno che disegne nelle pietre le forme del cuore.
Non hanno il padre profondo che saltella come un angelo nelle strade dissestate,
nei marciapiedi degli alberi di sale.
Solo una piega di fumo e vacua speranza.
*
FRANCESCA LO BUE

domenica 17 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = CARLA DE FALCO

CARLA DE FALCO : “Il soffio delle radici” – Ed Ebook – Laura Capone editore - 2012 - € 4,99 –
Attraverso quelle emozioni che, il rivivere luoghi , figure , personaggi , avvenimenti , possano risvegliare il subconscio, ecco la poesia tutta tesa a richiamare gli strumenti psicologici e memoriali, che come strumento di comunicazione relazionano con la vita quotidiana ogni sospiro , ogni palpito insospettato , ogni parola che investe la memoria e il sentimento.
“Arancione , arrogante , napoletana / niente a che vedere con la pallida luna / soffi di scirocco accarezzano sapienti / il moto lento degli ultimi natanti. / e intanto il cielo esplode con l’incanto / della prima giostra , di un estremo pianto / credi… è bellissimo …il mio passeggiare / arco di ciglia di un muto naufragare / chiudo gli occhi e le stelle mi lambiscono la faccia / mentre , esule , il vulcano pare ancora si taccia.” – Tra gli abbagli della terra nativa ed il rincorrere meteore il ritmo si fa gioiosamente vigoroso , in una musicalità originale, che rende il messaggio poetico di una strana forza espressiva , molto adatta alla recitazione ad alta voce , quasi ripresa lirica delle frasi. I colori sono presenti come pennellate caleidoscopiche , nel rispecchiare il mondo intimo e segreto dell’autrice, per immagini decisamente innestate tra realtà e sublimazione , tra sentimenti e rappresentazioni.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 15 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = DANIELE BALDINOTTI

DANIELE BALDINOTTI: “ La giostra delle identità” – Ed. L’ortica – 2012 – pagg. 58 - € 10,00 –
Alcuni fotogrammi si propongono come vere e proprie cesellature ruotando intorno alle parole, che diventano versi brevi , frasi folgoranti , metafore concluse , coriandoli che rallegrano tra le memorie e le illusioni.
“Sopravvive il tempo/ sul mio corpo / stanco di ricordi / in un domani / ancora da sanare./ Schizzi di cielo/ seguono le dita / in pozzanghere di pensiero / mentre lucido/ intrecci di rugiada/ su foglie di fico/ e oleandro.”
Immaginare, sin da giovane età, la stanchezza che possa gravare per ricordi diviene una innata tristezza che , nel ritmo equilibrato delle pieghe, spinge ad arcobaleni, che stordiscono il cuore e la mente. Di contro le visioni colorate di tramonti , i profumi rubati alle vesti , il gioco sospetto dei sensi , spaccano il tempo per una musica che ripete bagliori. Ed il poeta sussurra : “Vivo di colori,/ decisi nei legami./ Stanno negli occhi/ nei movimenti / delle mani./ Sono carezze/ di pensieri più/ o meno strani./ Nell’anima/ disegnano ricami.” Qui la parola poetica ripete variazioni, appartiene alle figure della ripetizione che fa parte del tempo vissuto , che accomuna strappi di quotidianità a chiazze di accenti tesi, tra incantamenti, malinconie, assenze, lontananze , sublimazioni.
ANTONIO SPAGNUOLO


giovedì 14 febbraio 2013

POESIA = FRANCESCA LO BUE

"a Loris Jacopo Bononi"

Violencia de la muerte
*
¿Te podré ver en la plegaria de la tarde que declina
en el hueco claro de la brisa anochecida?
Ahì, en la soledad del mal que duerme,
en la amenidad de tu abismo doliente
y aquì en el remolino de tu caìda lùgubre, extraña.
Descuentas y ganas la vida
descuentas el acìbar sagaz de tu sangre violenta y dulce
la dolencia taciturna y vana.
Tormento de un fervor que clama.
Eso busco de tì:
el amor amargo de tu pasado oscuro,
el beso herido de tu corazòn llagado que sueña.

Suspiro de carne...
El dolor es el juramento de la naturaleza,
cisterna de sones.
**

Violenza del morire
*
Ti potrò vedere nella preghiera della sera che s’inchina,
nel vuoto chiaro della brezza imbrunita?
Lì, nella solitudine del male che dorme,
nell’amenità del tuo abisso dolente,
e qui, nel turbinio della caduta lugubre, strana.
Sconti e guadagni la vita,
sconti l’amaro sagace del tuo sangue violento e dolce,
l’afflizione taciturna e vana.
Tormento di un fervore che grida…
Questo cerco di te:
l’amore amaro del tuo passato oscuro,
il bacio ferito del tuo cuore piagato che sogna.

Sospiro della carne.
Il dolore è il giuramento della natura,
fonte di suoni.
*
FRANCESCA LO BUE
*
(trad. Francesca Lo Bue)


Francesca Lo Bue – bilingue (spagnolo/italiano).
Nata in Italia, formatasi culturalmente in Argentina, fino al matrimonio in Italia, dove era tornata con una Borsa di Studio a specializzarsi in Filologia Romanza.
Fra le sue raccolte di poesia pubblicate in Italia in forma bilingue:
“Non te ne sei mai andato”/ “Nada se ha ido”,2003; “L’emozione della parola”/ “Por la palabra, la emoción”, 2010; “MOIRAS”, 2012.

martedì 12 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = STELVIO DI SPIGNO

STELVIO DI SPIGNO : “La nudità” –Ed. peQuod – 2010 – pagg. 96 - € 12,00 –

Vivere per la poesia, e per essa tessere le più azzardate reti del pensiero, diventa il riferimento consolidato della sfumatura irraggiungibile del sogno.
Stelvio è ubriaco di versi, è ubriaco di parole, è ubriaco di fabulae , per cui ogni riferimento alla realtà quotidiana si arricchisce, senza che egli nemmeno lo immagina, di un colorato orizzonte, che è una indubbia simultaneità verbo-visiva dai contorni frastagliati si, ma ben dettagliati.
Qui il suo bagaglio sembra appoggiarsi con cautela ad un ritmo discorsivo che fa delle sue poesie il ricco esprimersi di tutta la fantasia che lo circonda , sia per quel calibrato dettato che lo contraddistingue, sia per il fervore delle meditazioni che sottende.
Da un : “Racconterò che c’era una casa al mare,/ con le scogliere e le navi intermittenti/ che ritornavano alla fonda per allungare l’estate,/ per farla bastare due mesi dentro un anno…” A un : “Ma poi mi arriva come una rassegnazione/ di finestre innevate da tanto di quel sole/ che ignoro Milano e il treno che non mi pesa,/ basta che il mio vagone si agganci a un lieto fine/ e la vita mi riprenda per mano come un fiore.” Stelvio Di Spigno rincorre il dialogo che la solitudine invoca, con energia vibrante, per esprimere quel che i sentimenti suggeriscono sotto la cenere: testimonianza importante perché compartecipazione evidente di un messaggio suggerito e contemporaneamente taciuto nella regolare cadenza della tensione emotiva.
“Le palpebre chiuse hanno a volte un bordo esatto,/ un incubo a misura di persona, e come sempre/ il tuo volto che risale / verso ogni mio pensiero/ chiuso dentro il tuo spavento,/ ma a occhi chiusi posso ancora sognare che sei qui,/ che hai lasciato uno spiraglio per riavermi/ e non girarmi le spalle, / e per dimenticarmi solo a tratti/ hai riempito di odio l’insidia mossa insieme/ e dell’amore conservi soltanto qualche scoria.”
Confessa il male di vivere , il tormento della speranza, che alimenta nelle ripetizioni una poesia pregna di agglutinazioni , tali da rendere ogni pagina un prelievo psicologico dentro al divenire – testuale – del mondo. Passaggi tra il vortice dell’aura ed il superamento di una dimensione individuale, tra mistero e fascino, quale misura di un modello stilistico ben delineato.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 11 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = CINZIA CAVALLO

CINZIA CAVALLO : “Laddove si quadra il cerchio” – Edizioni del Leone – 2012 – pagg. 80 - € 10,00 –
Il sottotitolo “Territorio di confine tra assoluto e relativo” ci avvia verso quello che la poetessa descrive come un viaggio che possa ritrovare uno spazio possibile tra i due opposti laceranti. L’assoluto, come tensione e ricerca vana, ed il relativo, come sola condizione dell’uomo. La metafora della quadratura di un cerchio è allora proprio la tentazione umana che spinge oltre i limiti e trasforma il mondo in un cumulo di macerie morali, sociali , ambientali.
“I cerchi degli uomini danzano da sempre / un valzer convulso d’incroci e separazioni./ Credono che a guidare quella danza / sia la loro abilità e per questo desiderio / di potere scelgono quali cerchi sia bene/ assediare con assoluta resistenza e quali/ invece trascurare, se riconosciuti senza / utilità nel gran gioco delle ricompense…”
Una poesia che accoglie e raccoglie, tra i silenzi di un’anima indifesa e pur ansiosa, i confronti della voce che indica il vanificarsi di un incubo o il materializzarsi delle fantasie. Il mondo che circonda si riconcilia nei sentimenti , timidamente ricerca le energie necessarie per riconoscere i segreti della natura , della civiltà , della morale , per riconquistare il dubbio del povero o rappresentare l’impegno dei simboli.
Una poesia tesa a raccontare e a sognare , nella profondità del subconscio.
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 10 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = PIETRO SALMOIRAGHI

PIETRO SALMOIRAGHI : “Indizi di colpevolezza” – Edizioni del Leone – 2013 – pagg. 64 - € 10,00 –
Un lungo cammino di parole , scritte per il mistero che circonda il quotidiano, che appare racchiuso in ogni dove , in ogni riflesso della vita , anche con i suoi momenti bui , anche con i suoi luminosi fasci di illusioni, fuori da ogni ruolo , fuori da ogni incastro , nella ampia filettatura degli spazi.
Una poesia che contemporaneamente ci trasporta tra le realtà più appariscenti e i brandelli del dubbio , quasi che le umane apparenze vengano dipinte nel dialogo poetico in maniera sinuosa, effervescente e sempre coerente per un certo bagaglio di esperienze , semplicemente intervallate tra l’ascolto privilegiato ed il silenzio delle fascinazioni.
Molti dei versi di Salmoiraghi sono delle frecciate provocatorie : “La morte:/ sorta di taglio/ nel temporale.” – “Rendersi conto , troppo tardi ormai, / che avremmo potuto spingerci / almeno un poco oltre. / Constatare che quel che rimane / di una intera vita / potrebbe stare comodamente / nel tiretto della nostra scrivania.” –
La capacità di conoscere la sensorialità normale, la consapevolezza che le contraddizioni insistono nel presente come forme indiscrete, ritornano nella profondità del silenzio per stillare quei versi che rimangono elementi costanti di una esistenza, alla quale : “La luce non naturale del tramonto:/ un’illuminazione drammatica, / quasi teatrale, / Persino, a volte, un poco kitch./ Che aggiunge ulteriori elementi/ - se mai fosse necessario,/ al nostro senso di estraniazione.”
Ottimo confronto del subcosncio per quell’angoscia che potrebbe contorcere la mente nella sfera dei precipizi associati al suono del ritmo. Immagini suadenti e ricchi di simboli , per metafore culturalmente affascinanti.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 9 febbraio 2013

NOTIZIA = PREMIO GUIDO GOZZANO

XIV CONCORSO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA
“GUIDO GOZZANO”, IN TERZO (AL) – EDIZIONE 2013
L'Associazione “Terzo Musica e Poesia” in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, indice la XIV edizione del Concorso nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano”.
-sezione A : libro edito di poesie in italiano o in dialetto con traduzione (pubblicato a partire dal 2007) .
Può essere inviato un solo libro di poesie per Autore in quattro copie di cui solo una copia firmata con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono email e la dichiarazione che l'opera è frutto del proprio ingegno.
-sezione B : poesia inedita in italiano o in dialetto con traduzione senza preclusione di genere (massimo tre poesie).
I concorrenti devono inviare quattro copie di cui solo una copia firmata con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono email e la dichiarazione che l'opera è frutto del proprio ingegno.
-sezione C : silloge inedita in italiano o in dialetto senza preclusione di genere. Si possono inviare da un minimo di 7 a un massimo di 12 poesie in quattro copie di cui solo una copia firmata con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono email e la dichiarazione che l'opera è frutto del proprio ingegno.
-sezione D : racconto inedito in italiano a tema libero (massimo di estensione 5 fogli con spaziatura normale e carattere 12 Times new Roman). I partecipanti potranno inviare un solo racconto in quattro copie di cui solo una copia firmata con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono email e la dichiarazione che l'opera è frutto del proprio ingegno.
Le opere dovranno essere inviate, entro il 3 Agosto 2013 (fa fede il timbro postale) a: CONCORSO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA “GUIDO GOZZANO”, PRESSO (C/O) COMUNE DI TERZO (ALESSANDRIA), VIA GALLARETTO , N. 11, C.A.P.: 15010 TERZO (AL).
Solo per le sezioni inedite è possibile inviare le opere via e-mail a : concorsogozzano@virgilio.it
LA PREMIAZIONE SI TERRÀ PRESSO LA SALA BENZI DI TERZO (VIA BROFFERIO, N. 15), DOMENICA 6 OTTOBRE 2013
E’ richiesta tassa di lettura.

venerdì 8 febbraio 2013

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

GITA AL PARCO VIRGILIANO

Prologo

Poi sulla riva del tempo,
la radura più alta senza nome,
ricomincerà la duale storia:
attimi amniotici nell’esaudire
il sorriso di te, ragazza
e madre del non voluto
ed amato figlio.

1
Fila nell’incantesimo
meridiano il nero della nostra
auto, guidata da te come
una donno nel chiaroscuro
di Posillipo ad attenderci
gli amici.

2
Cielo lastra polita sulle
cose del Parco Virgiliano,
un azzurro da turbare
il corpo a ovest della vita
di rinascita, nel correre
nel folto del verde di piante
senza nome.

3
L’incontro avviene
risate nel bar di un’altra
durata a tessere di brina
le anime di noi
due coppie nel Bar dei desideri.

4
A poco a poco mosaico
della vita in ricomporsi
in gioco (vi scorgi due
figure umane nel contare
gli anni e le provenienze).

5
Scatta il meccanismo della gioia.
***

GITA SERALE

Prologo

Inchiostro blu del cielo
a fare sfondo all’attimo
campito nella nebbia,
di sera al Virgiliano nelle
cose, mentre ridi come
una donna.

1
Abbiamo lasciato il figlio
nella casa, attimi vita,
guardi dal finestrino il mare
non può pettinarlo nessun
vento: il tempo ci accompagna
energia trasparente
nelle cellule.

2
Oltre i confini troveremo pace
nell’alito di brina
e ci sarà raccolto,
entriamo nel folto del Parco

vedi da lì si vede il mare

3
In abiti feriali ad
abitare la storia duale
che ritorna e sta infinitamente.

4
Poi attimi di vetro s’inciela
un gabbiano per sua gioia
o amore corrisposto

5
A poco a poco emergono
vive delle ombre i giochi.
***
RAFFAELE PIAZZA

mercoledì 6 febbraio 2013

NOTIZIA = PREMIO GIUSEPPE MALATTIA DELLA VALLATA

PREMIO LETTERARIO GIUSEPPE MALATTIA DELLA VALLATA per opere di poesia inedite , in lingua italiana, o in lingua delle minoranze.
Inviare un massimo di tre poesie non superiori ai cinquanta versi cadauna, entro il 6 maggio 2013 , a :
Segreteria del premio - casella postale 211 U.P. Pordenone -- 33170 - Pordenone.
Primo premio 800,00 euro -
Premiazione domenica 14 Luglio 2013 , a Barcis---
Per informazioni e per il bando completo telefonare : 042776300 --0427764735

lunedì 4 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA ZANETTI

MARIA ZANETTI – “Ricordi” - puntoacapo Editrice – Novi Ligure (Al) – 2013 – pagg. 31 - € 7,00

Maria Zanetti è nata a Mantova, dove vive. “Ricord”i è la sua opera prima.
Il testo, che per le sue esigue dimensioni può essere considerato una plaquette, non è scandito ed è caratterizzato da una forte vena neolirica.
Elemento che connota i testi della Zanetti è una notevole chiarezza, una semplicità del dettato, che non è mai elementare, come sembrerebbe ad un primo livello di lettura, ma che è permeato da una forte densità metaforica e sinestesica.
Tutti i componimenti hanno un titolo; spesso sono brevi e possono essere distinti in quelli eleganti e ben risolti in una sola strofa e in quelli suddivisi in armoniche strofe.
Molto frequente è l’aggettivazione, che crea sfumature e contrasti nel tessuto linguistico.
C’è una vena di leggerezza ed icasticità nel dettato e i versi, mai debordanti, sono controllati e ben cesellati.
Accade spesso la presenza di un tu, al quale la poeta si rivolge, del quale ogni riferimento resta taciuto, che potrebbe essere l’amato; sicuramente questo tu, questa persona, è un’importante figura di riferimento, per il forte grado d’intimità che l’io-poetante stabilisce con lui.
Cifra dominante in Ricordi è quella di un’effusione di stati d’animo da parte dell’autrice, che si concretizza in immagini varie e vaghe, capaci sempre di rinnovarsi.
Raramente la poeta indulge in raffigurazioni dolci; al contrario i sintagmi si costituiscono in costellazioni di parole acuminate, in un versificare sempre avvertito e denso.
A volte la Zanetti s’interroga su meccanismi della mente e del tempo che passa, con un forte interesse per la sfera ontologica dell’essere e dell’esserci.
Infatti in La memoria dov’è c’è un porsi la domanda, con un tono molto accorato e struggente, sulla questione del tempo e dello spazio, del cronotopo. Nella suddetta poesia, dalla forma scabra ed essenziale, la poeta parla di solitudini nascoste in un drappo di vuoto e di sentieri invisibili per carovane di anime.
E’ una poetica del tutto metafisica, quella dell’autrice, che tocca spesso il vago, il non dicibile e l’indeterminato, in modo intenso e permeato da un forte pathos.
Perché Ricordi? L’interpretazione consiste nel fatto che la Zanetti, tramite lo scatto e lo scarto memoriale, nei vari componimenti è sempre proiettata in un passato; non c’è compiacimento in questo e la scrittura pare emergere serena, anche se venata da una grande nostalgia.
In Senza ritorno poesia che apre la raccolta, una delle più riuscite, la poetessa s’interroga sul tema immenso dell’amore chiedendo al suo interlocutore presunto quale distanza ci divide nell’amore; in questo componimento la Zanetti parla anche di Milano, città vissuta come luogo dell’anima, odiata e amata, città che d’inverno ha un sapore smarrito.
In Guerra la poeta parla della guerra, detta con urgenza, quando mette in scena giochi di guerra con amara ironia e voragini di odio in un deserto rovente. Ricordi nella sua brevità, con le sue parole dette in modo sommesso, ma incisivo, è una raccolta originale, soprattutto per la sua liricità controcorrente.
*
RAFFAELE PIAZZA -
*
Primo amore

In una perla, un sorriso
tenera smorfia d’amore
timidi approcci e fluttuanti emozioni.
Candidi tocchi su palpitanti profumi
sempre leggeri in un incanto attraente;
ma il sole e la terra;
la danza continua.

domenica 3 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE URRARO

RAFFAELE URRARO – “ero il ragazzo scalzo nel cortile” - Marcus Edizioni - 2011 – pagg. 87 - € 10,00

Raffaele Urraro è nato e vive a San Giuseppe Vesuviano; ha pubblicato numerose raccolte poetiche e libri di saggistica e di cultura popolare.
“Ero il ragazzo scalzo nel cortile” è preceduto da una premessa dello stesso autore e termina con un’appendice.
Nello scritto introduttivo il poeta afferma di avere meditato a lungo su un’opera che avesse per tematica la sua infanzia e la sua adolescenza, viste come “la miglior parte” della nostra vita.
Urraro afferma di essersi sforzato, nel realizzare il libro, di non porre tra parole e cose un’eccessiva mediazione letteraria , di rendere proprio il sapore di quelle cose:”…Finalmente avevo trovato la mia strada per dar corpo alle parole, avevo trovato le parole…E mi sono accorto che ha ragione chi dice che quelle parole che appaiono più semplici e più facilmente costruibili e fruibili richiedono un lavorio maggiore…”, dichiara il nostro.
Per accedere alla comprensione della raccolta è importante il dato biografico: il poeta è nato nel 1940 da una famiglia di contadini e il padre era bracciante agricolo.
Nel libro s’incontrano fotografie in bianco e nero, che raffigurano Urraro da bambino, immagini che danno l’idea della patina relativa al tempo passato
E’ la memoria involontaria che spinge Urraro a riattualizzare in versi i primi anni della sua vita, e, dire questo attraverso la scrittura poetica, dà all’opera un alone di magia e di bellezza intrinseca.
Il nostro mette in moto la memoria non per un rimpianto elegiaco di un mondo che non c’è più, ma per recuperare quel mondo, per individuare certe condizioni di vita.
Per l’unitarietà tematica, alla quale partecipano anche le poesie dell’appendice, tratte da raccolte precedenti di Urraro, ero il ragazzo scalzo nel cortile si può vagamente definire un poemetto: infatti tutti i componimenti hanno per argomento gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Urraro.
Apparentemente si potrebbe intravedere un senso di nostalgia del poeta verso il periodo dei primi anni della sua esistenza, simile a quella provata e detta da Cesare Pavese; invece il poeta è animato da un desiderio di segno positivo, quello di rivivere le gioie dell’infanzia e dell’adolescenza mettendole in versi, anche se molti ricordi sono dolorosi, come quello della seconda guerra mondiale, che fa da sfondo, e come quello della precoce morte del padre, dopo essere tornato dalla guerra in Albania.
Tra le figure parentali dette dal nostro, come la madre, la sorella, gli zii e i nonni, ha maggior rilievo nella mente del poeta quella del padre, tanto importante per la sua formazione di uomo, professore di materie letterarie e poeta; il padre viene ricordato con commozione e affetto dal poeta e anche con un senso di riscatto sociale, in quanto il nostro critica il fatto che fosse un umile contadino al servizio di altri dei quali lavorava, per un compenso minimo, i campi. . Lo stile della poetica di Urraro, anche in questa raccolta, è caratterizzato da una forma elegante nel poiein, che tende a subitanee illuminazioni.
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RAFFAELE PIAZZA
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“come sembra bello”

“come sembra bello
con la boccuccia aperta”
scrisse mio padre a casa

avevo tre mesi
e mio padre mi vide per la prima volta
in una foto spedita in Albania

la guerra l’aveva portato lontano
dal mio primo vagito
dal mio primo sorriso

seduto su una pietra masticava
rabbia e amore.


SEGNALAZIONE VOLUMI = SERENELLA GATTI

SERENELLA GATTI LINARES : “Era ed è ancora” – Ed. Gazebo 2012 – pagg. 320 - € 22,00 –
Riesce difficile poter catalogare un libro che non è un diario , ma che ha tutte le caratteristiche del diario, scritto giorno dopo giorno , anno dopo anno , scavando nelle vicissitudini umane e psicologiche di una donna vissuta tra il 1962 e il 2008, anno questo che sembra voler concludere il viaggio a volte sofferto, a volte rincorso, di una appassionata, che afferma senza reticenze che : “… provate le delusioni che possono dare (gli uomini) , mi accontento di chi sa curare la mia vagina che è a forma di cuore.”
Le alternanze fra lavoro, svago , stanchezza, abbandoni ed esperienze si stagliano tra gi intrecci amorosi e le responsabilità etiche e civili , tra il plauso per un sacrificio ed il tonfo di una imperfezione.
A volte l’inappagato bisogno di amore si scontra con il selvaggio rischio della perdita , ed i riferimenti ad altre donne, note e meno note, sono occasione di quei segnali di smarrimento nei quali la femminilità, intesa come conquista e come predominio sul maschio , troppo spesso inciampa.
Ottime pagine offre questo libro, tra il fragile e disperato appello e le immaginarie voluttà sottese, tra fiamme ramate che avvampano nel piacere e alcune disarmanti atmosfere che precipitano nella decadenza della carne.
ANTONIO SPAGNUOLO ---

venerdì 1 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = GUIDO TURCO

GUIDO TURCO –“50 giri intorno al sole” - puntoacapo Editrice – Novi Ligure (Al) – 2011 – pagg. 37 - € 6,00
Guido Turco è nato nel 1959 e vive a Bordeaux in Francia. Poeta e artista plastico, ha pubblicato diverse raccolte di poesia.
“50 giri intorno al sole” è un testo complesso a livello strutturale e architettonico ed è composto da brevi brani di prosa poetica – filosofica, che si alternano nella struttura del libro
Il primo segmento che incontriamo è La Sconclusione, che è uno scritto esistenzialistico, che ha un carattere anche programmatico ed è molto denso di contenuti, come tutti i brani contenuti nel libro.
In La Sconclusione l’autore cerca di fornire al lettore le ragioni del senso della vita in maniera complessa e articolata e parla della spinta che serve a dare significato anche alla più misera delle esistenze.
In questo brano è affrontato con semplicità e immediatezza il tema ontologico dell’essere e dell’esserci, nella descrizione di una vita travagliata, che può essere quella di tutti: “Non c’è un inizio perché non c’è una fine. La fine ce l’hanno sempre raccontata, ce l’hanno solo raccontata. Noi non capiamo dove stiamo, non stiamo dove è giusto stare. Stiamo dove ci lasciano stare”.
Come si evince la prosa di Turco è caratterizzata da vaghezza e indeterminatezza e forse anche da un’aurea di nonsenso: si tratta di frammenti che affrontano varie tematiche dal mondo, al rifiuto all’Olocausto, lasciando chi legge stupito davanti a tale materia, magmatica, scabra e incandescente.
Nella scrittura di Guido Turco sono presenti nitidezza espressiva e dizione chiara e le parti che compongono l’insieme presentano titoli intellettualistici e pregnanti.
Per quanto riguarda la prosa poetica si potrebbe definire come una scrittura vagamente di tipo aforistico nella sua lunga estensione, rispetto al genere.
Nelle poesie incontriamo densità metaforica e sinestesia; nel componimento intitolato Dizionario delle forma e dei presagi possiamo notare l’intrigante tema del poeta stesso, che parla del libro scritto prima che nascesse.
I componimenti sono icastici e leggeri, alcuni scritti in lunga ed ininterrotta sequenza, altri suddivisi in brevi periodi.
Molto spesso si incontra la tematica della quotidianità come in Otium nel quale viene descritto il risveglio di un uomo comune che potrebbe essere ognuno di noi.
In questa poesia il protagonista appena alzato cuoce un caffè; dopo il caffè gli sale una malinconia e gli sembra di cadere in un buco profondo; legge frasi dai libri della biblioteca, mette su della musica forte come un liquore e poi ritorna come un migratore di ritorno al sonno da poco abbandonato.
In Otium viene detta una forte ansia esistenziale, che tocco il culmine quando il protagonista si immerge di nuovo nel sonno come in un rifugio.
La scrittura di Turco è lineare e semplice pur senza essere elementare ed è presente nel dettato una forte ironia veramente amara.
A volte i componimenti sono allineati a destra e questo contribuisce a pervaderli di un vago sperimentalismo.
Nei titoli è ricorrente la dizione Dizionario delle forme e dei presagi, che vuole dare il senso di un’opera tesa ad analizzare gli aspetti dell’esistere..

RAFFAELE PIAZZA
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La chiave della creatività sta nel fare quello che
normalmente si farebbe, nel condannarsi
volontariamente all’inconsueto.