domenica 31 dicembre 2017

POESIA = ALBERTO CAPPI

"PUNTI"
*
Ti ho consegnato il miele
la chiave del rifugio
che il lampo scrive
cieco nella notte
come sarà il mio canto
in riva alla bufera
questo che era
uccello
che ora il vento spoglia
ala ad ala
foglia a foglia ?
miei avi
il mio sigillo si è spezzato
e versa il fiele.
*
*
Proteggi la mia parola
come luce accesa
nella mano
proteggi la tua parola
in alleanza
al dono
proteggi il vano
segno
della resa
proteggi il dove
il come
il canto dell'attesa .
*
Alberto Cappi (1940 - 2009)

venerdì 29 dicembre 2017

POESIA = CIRO VITIELLO

"ALLA CERTOSA"
Sei nudo corpo -
voce di sillaba, titubante dubbio dondoli -
quando carezzi abbaglio, mio leccio,
mia rotula! In quel
pomeriggio di calce alla Certosa -
s'andava sulla petraia - io nodulo d'argilla,
per lineamenti di calma -
buco : infido contatto adulavi nel passaggio
a ripe di miserie, mia fedele , mio lampo,
e sono fuoco spento-
sulla toppa del mondo per mente
sconquassata e matta : oh profumo di carne,
mi sprofondi , nei recessi del buio , per orrori,
rumore doloroso capitombolo
sulla china
senza figure , senza visi ,
al vento poca luce.
*
CIRO VITIELLO (1936 - 2015 )

lunedì 25 dicembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIA TANGANELLI

Lucia Tanganelli – Poesie mancine--- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2017 – pag. 59 - € 10,00

Lucia Tanganelli è nata a Roma, dove ha studiato storia dell’arte all’Università “La Sapienza”. Si è poi specializzata in storia dell’arte moderna all’Università di Firenze. Ha svolto lavoro di ricerca per il Censis, con il quale ha pubblicato studi relativi alla valorizzazione dei beni culturali in Italia. Ha lavorato a Roma a lungo come guida museale (a Palazzo Venezia, per le Scuderie del Quirinale e per il Senato, sede di Palazzo Giustiniani). Sta ora svolgendo un dottorato di ricerca in storia dell’arte all’Università di Dresda. Vive dal 2008 a Berlino.
Poesie mancine, il libro di poesia dell’autrice che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una nota critica di Vincenzo Guarracino ricca di acribia.
Cifra essenziale della poetica della Tanganelli pare essere la liricità, sia che il discorso si risolva nel solipsismo, come nella poesia iniziale, intitolata Un lampo, nella quale la poetessa, svegliata nella notte appunto da un lampo, pensa di patteggiare con la morte, sia che la poeta si rivolga ad un tu, presumibilmente la persona amata, figura della quale vengono detti molti riferimenti.
Il libro non è scandito e tutti i componimenti compatti e, nella massima parte dei casi brevi, sono provvisti di titolo.
La raccolta per la sua unitarietà stilistica e contenutistica potrebbe essere considerata un poemetto, nel quale Lucia esprime le sue emozioni e riesce a trasmetterle intensamente ai lettori.
I versi della Tanganelli, ad una prima lettura, un iniziale approccio, sembrano elementari ed essenziali, ma, approfondendone l’analisi, risultano, almeno in svariati casi, compositi e articolati, anche se non sono connotati da una forte densità metaforica e sinestesica e seguono una linea narrativa e affabulante, connotata da nitore e chiarezza.
Il sentimento dell’io – poetante nei confronti del tu è forte e vibrante e viene modulato in maniera lapidaria e icastica con espressioni come vicino a te voglio essere nuda senza orpelli o decorazioni, frase che possiede anche una dose di raffinato erotismo e proprio una vena sensuale pare spesso pervadere questi testi.
Una poesia neoromantica è quella che ci presenta l’autrice e di poesia in poesia sembra di entrare in universo psicologico tormentato che, proprio nelle parole pronunciate con urgenza, trova la sua liberazione e la sua redenzione.
La poetessa pare essere conscia di quanto suddetto a partire dal titolo che ha scelto per la raccolta, Parole mancine, che sembrerebbe alludere ad un riferimento al senso e anche alla trasgressione, elementi che sono tipici della vera poesia.
Lucia è conscia del potere salvifico e catartico della poesia stessa come esemplificato in maniera notevole in Precipizio: - “Sono sull’orlo/ del precipizio/ e mi trastullo/ con questo vizio:/ mi piace scrivere, disegnare. / Sconfiggo la morte/ con la voglia di creare…/” -.
Da segnalare l’uso piuttosto frequente delle assonanze se non di vere e proprie rime che danno ritmicità e musicalità ai testi.
Anche il tema della morte s’incontra in Parole mancine connesso a quello del buio che tutto pare inghiottire nelle sere e nelle notti, quando l’io – poetante rivela una forte paura per l’oscurità.
Così la poeta ci svela il suo universo senza reticenze, creando tout-court con i suoi versi un sentito esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza





venerdì 22 dicembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = VINCENZO BARBA

Vincenzo Barba : “Antiche dimore” (1969 – 2009) – Ed. Bibliopolis – Napoli 2017 – pagg. 64 - € 12,00 –
Piccolo gioiello di indiscutibile valore culturale il volume , elegantemente pubblicato da Biblipolis, per la cura di Elsa e Matteo D’Ambrosio , nipoti del poeta.
L’autore , studioso rigoroso e appassionato delle correnti radicali dell’Illuminismo francese e impegnato nella ricerca filosofica sia delle ideologie contemporanee che degli autori francesi del Settecento , docente di Storia delle filosofia presso l’ateneo di Salerno, ha lasciato tra le sue carte questa raccolta di poesie dattiloscritte , rilegate , complete di titolo , indice e nota biobibliografica.
“Ho chiesto l’altro giorno a un radarista,
che osserva attento il cielo sullo schermo,
se mai non si sia offerto alla sua vista
un dio pronto a salvare il mondo infermo.
Ridendo ha detto : - Che ti salta in mente?
La tua domanda è quella di un demente-.
Ma scruta sempre il cielo il cuore mio
pur disperando di vedervi un dio .”
Non c’è in queste pagine un addio oscurato dalle ombre della nostalgia , o la memoria dei tempi trascorsi tra gli sguardi che potrebbero apparire superflui , ma un caldo caleidoscopio dai significati luccicanti e melodiosi , incisi con vibrazioni psicologiche consapevoli , nel dettato pulito ed armonioso che il verso racconta senza retorica e senza paure. Si percepisce un contatto profondo , una immedesimazione che lacera ogni forma di esperienza oltrepassando i limiti del già detto e del non dicibile.
Le ragioni del cuore diventano un emblema musicale che ha rintocchi nello spazio riservato ai sentimenti , alle illusioni , alle memorie , alla preghiera, alle suggestioni della quiete , e perché non a qualche gioco impertinente tra le pieghe della carne.
“Le tue cosce si schiudevano
come nivee pareti tondeggianti
d’alta valle montana
nel rosa delicato del tramonto.
Al fondo,
un nero boschetto arruffato,
tra le rive opposte e disperanti
del ricordo e dell’attesa,
l’abisso luminoso dell’oblio.”
L’immediatezza del messaggio coglie l’attimo breve , la fugacità della gioiosa sorpresa , il tocco delle pulsazioni , e diviene frizzante atmosfera tra le profonde metafore dell’uomo , la precarietà esistenziale del vissuto , la nitida e variegata scorrevolezza della quotidianità.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 21 dicembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI =SALVATORE ANZALONE

Salvatore Anzalone - "Geografia di sguardi" - Ed. Robin 2017 - pagg.120 - € 14,00 -
*
A fior di sospensioni un viaggio attraverso luoghi , città , paesaggi , illuminazioni ci introduce pagina dopo pagina in un coloratissimo tessuto di visioni , a tratti impreviste , a tratti precise e dettagliate , tali da offrire le capacità pittoriche di un quadro . L’ eco che sussurra il sogno sembra essere il filo sottile che il poeta cuce e ricuce nel sorprendersi tra il fulgore dello sguardo e il docile planare dei contrasti , quando il suo peregrinare si ferma e sottovoce sussurra meraviglie , come la pioggia che cade sul ciglio accaldato e sorprende per la sua morbida presenza. Il desiderio di partecipare apre ad uno stile composto ed originale nel campionario variegato delle mille angolazioni che si propongono alle miniature. Qui la poesia è trasposizione della partecipazione agli incanti e alle malinconie che intendono incidere nelle proposte degli scatti , delle grazie gestuali , delle invenzioni vagamente sottese alla parola , al pensiero , all’incanto .
L’emblema romantico che una poesia cerca di percepire nel comporsi è oggi un gesto ascensionale che sale a cristallizzarsi nelle angolature , nei tondi perfetti che la razionalità dovrebbe lenire, incarnando qualche genere musicale che dalla improvvisazione ordinata inclina all’ascolto , nel tempo delle pulsazioni, fatte di ritmo , sonorità , fraseggio , intonazione , o ancora affabulazione tra la forma e il progetto segnato dalla traccia , che dura finché vibra. Il confronto estetico ha il modello della autenticità , che costituirebbe il problema dell’arte come oggetto di ciò che è posto nello stile delle idee, per quel che di nuovo potrebbe interessare la scrittura. L’oggetto è puramente intellettuale, ipotetico, irrimediabilmente contaminato dal giudizio sul bello, e la poesia necessita di una sua propria autenticità che sia il risultato dell’espressione manifesta e significativa.
A volo d’uccello dai portici di muffa di Bologna, che accoglie umida di pioggia , alle acque scintillanti di Mergellina , per una Napoli tutta da godere. Dagli oleandri che dividono il cielo di Palermo al soffio della brezza , all’azzurro di Lipari , con la baia folgorante. Dai silenzi che trascinano pensieri di Salina alle arrotolate alghe di Lampedusa . Dalle nostalgiche rondini di Cracovia alle chiese coronate dal sole di Madrid. Dalle nostalgie di Amalfi alle vette , alle valli , alle praterie del Brennero. Dall’onda impetuosa dello stretto alle luci traverse di Lucca. Dal mormorio di Malaga alle voci di San Giovanni in Laterano. Versi che appartengono al sussurro , al segreto senso delle meraviglie che il viaggio offre alle avventure di un cantore.
Il quadro è tutto rappresentato da una delicata sensualità, che sembra rimandare , per il suo stile , alle scelte di una natura ancora da scoprire , ove la bellezza si fonde con la polvere e il vento , o l’impatto risuona di incredulità e sospensioni. Anche quando dilegua l’armonia creata dal panorama ecco che il contatto suscita affanno e perplessità per una realtà imprevista. ----“Borgo di Roma sacrale” – San Giovanni in Laterano/ cinque navate di bellezza/ e un fascino a perdifiato;/ dalla parte opposta della strada/ con le mani attaccate agli zigomi/ ad alta voce urlava/ il nome di sua madre/ un bimbo con la maglietta sporca,/ suo fratello più grande, capelli unti,/ chiedeva con occhi birichini/ carità.---
Alcuni frammenti oscillano fra le immagini , cercando il sorriso di una compagna che si intravede tra le riga , nella coerenza di trasparenze che conquistano spazi e vigore , anche nell’ascoltare “discorsi ingombranti e con uno slancio abbracci indefiniti, senza parlare”. La donna non viene incisa nei versi con i dettagli della presenza , ma essa appare e non appare , come un’ ombra determinata che dipinge “sconosciuti domani”. Custodisce la figura sussurri lievi rinchiudendo quell’istante che il cielo risolve.
Muovendosi asciutte e scabre le pagine di Anzalone conquistano gli accenti , e le scene dispongono di una partecipazione al movimento che diventa racconto ed abbraccio , tratteggio dalle linee limpide e apparizione per sorprese. “Un ronzio di api accerchia/ un roseto fiorito e piccole finestre/ si aprono sulla valle chiusa a imbuto,/ arriva l'odore di salvia e lavanda/ e gli archi tra le porte abbracciandosi/ trattengono la gioia di un padre/ che bacia suo figlio, tornato dal servizio militare.”
Qui non abbiamo problemi filosofici da sciogliere o indicazioni metafisiche da sottoporre a giudizio, ma rincorriamo una panoramica squisitamente elementare , realizzata nella semplicità del dettato , ove il discorso poetico ha la sua cromatica architettura in un equilibrio che consente ampio dispiegamento dei dettagli , tenuti insieme dal carattere tridimensionale della scrittura stessa.- La poesia di Anzalone , nella dimensione della ricerca e nei tentativi di elaborazione di una forma personale compensata dalla cultura, è fedele ad un linguaggio spoglio da ermetismi , saldamente ancorato alla migliore tradizione novecentesca , in quella tensione che trae origine dal passato per proiettarsi rapidamente nel futuro , sereno e lucido. E non è poca cosa in un’epoca segnata da fretta, superficialità , approssimazione, disincanto , assenza di ideali , il cercare di recuperare un’attitudine sperimentale capace di utilizzare e variare i codici espressivi, senza trascurare contenuti . ---
*
ANTONIO SPAGNUOLO



martedì 19 dicembre 2017

POESIA = RAFFAELE PIAZZA



"Alessia tra aranci e limoni"

Giardino della villa di Mirta
per Alessia nel cogliere un’arancia.
Gesto invernale per ragazza Alessia
di profondità incredibile, sorgivo
tassello del mosaico della vita
e di natura..
E sta infinitamente Alessia nel freddo
a spargere la fragola sul bordo
dell’entrata nella casa fino a del
riposo il letto nella calcinata camera.
E Mirta felice per Alessia
che non sarà lasciata le dà spago
per accensioni di risate con aneddoti.
Da decriptare il tempo fino
all’ora blu dell’attimo e delle
fotografie.
*

"Alessia e Mirta nell’albereto"

Albereto di abeti argentati
per Alessia e Mirta nel
proseguire la vita. Leggera
tinta degli aghi – foglie
per ad ogni passo di ragazze
redenzioni. Si stempera
dell’infinito il cobalto
ad accadere pioggia da
raccogliere in secchi di
fortuna per specchiarvi
i volti. Ride Alessia
come una donna e bella
si fa la strada dal nero
degli occhi di Mirta
illuminata e ci sarà
di ceste di fortuna
raccolto. Mirta accarezza
Alessia sulla guancia...
*

"Alessia e il ventisei dicembre"

Mattinale incanto per ragazza
Alessia nel contemplare l’azzurrità
a entrare dagli occhi fino all’anima
se pure la nuvolaglia ne ricopre
gran parte nel sembiante dell’alba
sinuoso. E crede Alessia in quella
tinta e che dietro c’è Dio.
Sospensione della vita, giorno
di festa infinita, riposo nel ripassare
la storia per l’interrogazione
(domani scuola). Nel risveglio
Alessia ha l’ansia di sentirsi
infinita e il telefonino squilla
per un altro ti amo!!!
*

"Natale 2017 di Alessia"

Seguono la vigilia di letizia
verde ore nel trasfigurarsi
di Alessia allo specchio il viso.
Attimo che ferma il tempo poi
nel fare l’amore con Giovanni
senza generare per Alessia
fragola vestita per la vita.
Festa di nascita tra di Natale
candidi nei bar gli alberi
e attende Alessia gli occhi
di lui a coglierla pari a una
ninfa nella radura del letto
e ci sarà raccolto. Incanto
a piene mani in una duale
preghiera per Alessia.
*

"Alessia nel freddo prenatalizio"

Verrà Natale (un rito consumistico)
pensa Alessia fragola vestita per la vita.
Ansia a pervaderla ragazza Alessia
(deve telefonare Giovanni).
E la consistenza del freddo a entrare
nelle fibre di Alessia fino all’anima
di 18 grammi e stellarla pari ad amuleto
o preghiera che il telefonino squilli.
E viene il suono e prima che Alessia
dica pronto lui dice: ti amo!!!
Così Alessia finisce ad amare
il freddo controcampo dell’amore
a 16 anni ma della morte più forte.
*

"Alessia trova pace"

Nella linea – confine
cielo - mare nell’entrare
negli occhi e poi toccare di
18 grammi l’anima trova
pace Alessia rosatramonto
vestita per la vita. Il giorno
ha avuto una genesi d’aurora
e poi serenamente il tempo
a passare nel volo dei gabbiani
da seguire per gioco delle
tinte tra le nuvole grandiose
dalle silhouette di cavalli
e fragole da cogliere
in quella celeste e bianca
natura Alessia nel migrare
serale dei pensieri fino
al mare della lunare
tranquillità duale per
l’amore con Giovanni.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE RIVISTA = FERMENTI

FERMENTI - Numero . 246, anno XLVI (2017)
NUMERO DA COLLEZIONE -
*
PERIODICO A CARATTERE CULTURALE, INFORMATIVO, D’ATTUALITÀ E COSTUME
ferm99@iol.it – fermenti-editrice.it – facebook.com/fermentieditrice – twitter.com/fermentiedit
*
CONTEMPORANEA
7 di Velio Carratoni
LA CRITICA LETTERARIA OGGI IN ITALIA - Ottava parte
12 Annotazioni a margine dei buoni talenti di una scrittura di lavoro dei frammenti
di Marcello Carlino
23 La ripresa dell’antagonismo e il linguaggio “anti” dell’Antigruppo
di Antonino Contiliano
40 Per un’analisi delle narrazioni in seconda persona
Su Michel Butor e Italo Calvino
di Elisa Caporiccio
60 La poesia e l’“aura fritta”
di Francesco Muzzioli
66 Il colonialismo ne La Tempesta di Shakespeare
di Giovanna Scatena
BLOC NOTES
81 di Gualberto Alvino
SAGGISTICA
118 Dei doveri del giovane Clemente Rèbora
di Mirco Ballabene
130 Il mio mondo è come un beat - Su Fernanda Pivano
132 Ciò che non dice la letteratura
lo dicono i suoi scarti - Su Giuseppe Marcenaro
133 Quello che resta da fare ai poeti - Su Umberto Saba
di Sergio D’Amaro
135 Un tradizionalista d’avanguardia: Paolo Volponi e «Il lanciatore di giavellotto»
di Ermes Dorigo
141 Alessandro o della verità - Su Arno Schmidt di Giovanni Baldaccini
147 Due parole sul tempo perduto: Deleuze e Proust di G. B.
DIRITTO
151 Ragione e fede. Ferrajoli, Magistratura Democratica e la teoria assiomatizzata del diritto
di Alberto Artosi

PARLAR FRANCO a cura di Gualtiero De Santi
160 Lo Zavattini luzzarese in castigliano di G. D. S.
161 Sebastiano Burgaretta: la poesia tra umanità e mistero di Dio di Renato Pennisi
164 Il profumo del miele in Guerra di G. D. S. 166 Fellini, le radici del dialetto di G. D. S. MUSICA
168 L’antirubeum
di Bernardo Pieri
175 Musica e Social Network: cosa vuol dire essere musicisti nell’era di Facebook, Twitter e Instagram di Giulia Dettori Monna
RIEVOCAZIONI
177 Lunetta… un anziano giovanotto del secolo scorso
di Velio Carratoni e Stefano Lanuzza
RIPROPOSTE
179 Michele Pierri poeta appartato ma sociale
di Maurizio Nocera
PERFORMANCE ART
188 Poetry is a gun
Per Sarenco
di Giovanni Fontana
POESIA
213 La lentezza, i roghi, le stelle
di Domenico Cara
214 Poesie da Edeniche
di Flavio Ermini
220 Tre poesie inedite
di Ariodante Marianni
221 Poesie da Videoclip
di Mario Rondi
223 Urbani smarrimenti
di Eleonora Bellini
224 L’intellettuale da asporto
di Canio Mancuso
229 Stort Art
di Bruno Conte
NARRATIVA
230 Di un Dicembre prima della guerra
di Piero Sanavio
245 Miracle Art
di Bruno Conte

246 Il maestro artefatto
di B. C.
249 Torpore sfigato
di Velio Carratoni
254 Racconti
di Antòn Pasterius
272 Fumo. Forse
di Gemma Forti
ARTE
275 Buchi neri
con interventi di Bruno Corà, Valentino Catricalà
di Michele Cossyro
278 Segni vaganti
di Salvatore Giunta
280 Altre realtà
di Michele De Luca
283 Maurizia Sala o la serialità dell’umano
di Vincenzo Guarracino
286 One more jump Su Giovanni Fontana di Piero Varroni
289 Il misticismo di Tamara de Lempicka
di Gabriella Colletti
CINEMA
Effetto Notte
296 Espinosa, o del “cine imperfecto”
300 La stanza rossa di Ingmar Bergman
a cura di Gualtiero De Santi
306 Giorgio Arlorio, la sceneggiatura cinematografica
di Maria Lenti
TEATRO
309 La Rivoluzione volante
di Marco Palladini
TRADUZIONI
323 Poesia neogreca a cura di Crescenzio Sangiglio
Su Vassìlis Amanatidis, Ignatios Chuvardàs, Vassilis Dimitrakos, Alexis Màinas, Andonis Perandonakis, Spiros Therianòs
341 Dieci poeti colombiani a cura di Emilio Coco
Su Miguel Méndez Camacho, Juan Manuel Roca, William Ospina, Claramercedes Arango, John Galán Casanova, Federico Díaz Granados. Lucía Estrada, Andrea Cote,
Santiago Espinosa, María Gómez Lara

BIBLIO/CARAVAN
382 di Velio Carratoni
Su Annamaria Andreoli, Più che l’amore. Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio; Alfonso Gatto, Pensieri; Enrico Letta, Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia; Ludovico Ortona, La svolta di Francesco Cossiga. Diario del settennato (1985-1992); Franco Recanatesi, La mattina andavamo in Piazza Indipendenza. La nascita de “la Repubblica”; Flavio Fusi, Cronache infe- deli; Gaetano Savatteri, Non c’è più la Sicilia di una volta
BIBLO/SOUND
392 di Gemma Forti
Su Georges Minois, Il prete e il medico. Fra religione scienza e coscienza; Peter Decherney,
Hollywood; Andre Dubus, Voli separati
RECENSIONI
395 L’immaginazione materiale di Rosa Gallitelli di Gualtiero De Santi
397 La ricezione internazionale di Pasolini di G.D.S.
401 Un intellettuale al di fuori di ogni regola
Su Orio Rossetti
di Grazia Bravetti Magnoni
404 Prova d’inchiostro e altri sonetti di Mariano Bàino, o della filosofia dell’ecfrasi di Marcello Carlino
407 Gor’kij in versi di M.C.
409 Un antibreviario del caos
di Gualtiero De Santi
411 La poesia “pungente” di Gemma Forti
di Francesco Muzzioli
414 Voci mute di un passato presente - Su Rodolfo Di Biasio di Sergio D’Amaro 415 Negli scatti di Agnese c’è il meglio degli anni ’70 - Su Agnese De Donato di S.D’A. 417 Corrado Stajano, il Figlio della Lupa che
diventò ragazzo grazie alla storia di S.D’A.
419 Recensione di Stefano Panzarasa
su E. Bellini
PASTONE
a cura di Marzio Pieri
421 Le campane di Pekino
446 Coda caudillo codicilli chiose 459 Piccole metafisiche dell’ombra
Su Roberto Rossi Precerutti
464 Plurime sfumature /( o) parvenze di nero
Su Michele De Luca 468 Nil sine Callas 472 Appunti

INSERTO FONDAZIONE PIAZZOLLA
ARCHIVIO
477 Per Govoni Roma fu un Calvario
di Marino Piazzolla
481 Alcuni interventi su Marino Piazzolla: C. Govoni, J. P. Sartre, G. Caproni
RECENSIONI
482 Il mito nudo e la poetica del grande stile: Le ancelle della regina Mab di Giorgio Bàrberi Squarotti
484 Un Novecento di letteratura in dismisura
Su ’900 Out. Scrittori italiani irregolari di Stefano Lanuzza
di Marcello Carlino
MANIFESTAZIONI
487 CASTELBELLINARTE - 21 Maggio 2017
Giornata di studi “Leopardi tra poesia e filosofia
Introduzione di V. Carratoni
491 Presentazione Rivista “Fermenti” n. 245 del 15 Marzo 2017
493 Presentazione Rivista “Fermenti” n. 245 del 9 Maggio 2017
495 Incontro a S. Ferdinando di Puglia del 9 Agosto 2017
496 Presentazione della mostra “Le distanze tra i filari” di Cristina Messora Letture brani di Marino Piazzolla da Letro de la Famo Baujo e Moi, l’inutile Intervento di Andrea Carnevali
498 Volumi pubblicati in collaborazione con la Fondazione Piazzolla 504 Audio e video pubblicati sul sito www.fondazionemarinopiazzolla.it
508 Note biografiche

All’interno, riproduzioni artistiche di: C. Budetta, B. Conte, M. Cossyro, M. De Luca,
G. Fontana, S. Giunta, C. Messora, U.L. Ronco, M. Sala.
“Fermenti” è disponibile per l’acquisto anche in versione digitale. consulta il nostro sito per maggiori inFormazioni: www.Fermenti-editrice.it

domenica 17 dicembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = CATIA SIMONE

Catia Simone : “L’amore è una verità” (che non si può trascurare) – Ed. Oèdipus – 2017 – pagg. 56 - € 11,50
“La fine di un matrimonio. Questo è il soggetto dell’ultimo lavoro poetico di Catia Simone. – scrive Lorena Viganò nella postfazione- L’analisi di una convivenza. Un’indagine introspettiva sul sentimento che univa queste due persone attraverso la quotidianità, le abitudini , i contrasti; ma anche quei attraverso momenti di intimità, di gioia e di vita sociale trascorsi insieme e che sono alla base di questa narrazione poetica su cui vertono i ricordi di una donna che racconta cosa è diventata la sua vita dopo l’abbandono…”
Si alternano , in questo delicato ed elegante volumetto , le pagine , una di poesia ed una di prosa , quasi a tentare con la scrittura il ricamo della casualità che illude , il tessuto del tempo che scorre veloce , lasciando tracce indelebili e lampi incisivi. Alcune poesie sembrano fotogrammi improvvisi scattati nei momenti di angoscia o di sconforto , un riflesso aspro e sincero della provvisorietà : “Mi specchio nell’acciaio/ e nel lucido riflesso/ io vedo un’altra donna/ l’alternativa al cesso./ Sono alta quanto una modella/ la gamba è lunga/ la faccia storta finalmente bella/ e la mutanda sembra quasi un tanga./ Dietro, oltre lo sportello/ raffredda il mio coltello./ La piaga è solo il mio appetito/ quel maledetto dito in bocca/ sporco di gelato e zenzero candito.”
Il contatto profondo con la solitudine lacera la quotidianità e costringe momenti di ribellione nella incontenibile esigenza di esprimersi, richiamano verso dopo verso la pienezza dell’essere e della appassionata testimonianza di una esperienza ancora scottante. Difficile ritrovare un mondo che ha lievitato l’amore fuori dai confini , mentre la realtà improvvisamente ha trascinato nella sua corrente onnivora le nostalgie e le promesse. I giorni caduti nel ricordo vengono sfiorati dai versi e dalle parole come in un racconto , mentre gli oggetti , i ninnoli , le coltri , le mura , diventano piano piano schiuma dietro un amore ormai non più corrisposto. Poesia dal linguaggio ricercato , pensieri dal ricamo dell’offerta.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 15 dicembre 2017

POESIA = GIORGIO STELLA




FOSSA COMUNE


Per Giordano Sermoneta
I

Cedro di latta che cuci
La pelle il gemello
Caino è al fianco del
Grembo maschio
E piano il sesto
Del primo senso

II

Apri fiore a croce
La croce del fiore
In croce al fiore
Di Santo chiudi
Il rossetto
Nello smalto

III

Nudi e piani i battiti delle
Ali e i muri di terra misuri
A muta di trincea questa
Pura e sangue miseria
Tre occhi e un busto
Per saldare

IV

Olio d’origine mi stufi la cantina
E i burattini sanno di
Anfore a merletto fino che Dio
Decida il nido
D’oro nell’arco del tiro nostro
Signore

V

Vuoto chiuso dal pieno
Vetro di fuoco d’un
Tempo veleno a cuore
Aperto la volontaria
Colomba dell’est

VI

Putti mi maschi
La latrina gemella
Allo spago del nuoto
Quel rogo che appare
E scompare come il
Circo delle alate
Sirene rosse
Di croce

VII

L’oppio ma mai sia lodato
Il tamburo dell’elastico
A catena di nessuna terra
Cammini assieme a lei
Ti porta al ballo turco
Del bagno malato
Da reti di pesca di clausura
La Messa mi Santa

VIII

Beve la culla d’avorio
Si ninna la nanna e
Poi di baci un pianto
Si destra a sinistra –
Quanto quando
In tutto questo

IX

Giro di giglio si latta
La breve durata
A minima presa di
Mira la stilla e
Versa e seta contro
Il vetro contro-mosso

X

Si giace la sera Dio
Canti cristici diurni
Di passaggi di mani
In preghiera l’anima
Gemella allo Spirito
Santo
*

Giorgio Stella

giovedì 14 dicembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANFRANCO ISETTA

Gianfranco Isetta – Gigli a colazione
puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2017 – pag. 67 - € 12,00


Gianfranco Isetta è nato a Castelnuovo Scrivia (Al) nel 1949. Laureato in Statistica presso l’Università Cattolica di Milano, è stato per dieci anni sindaco di Castelnuovo, promuovendo il Centro Internazionale di Studi “Matteo Bandello”. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia e ha vinto vari premi.
Gigli a colazione è una raccolta non scandita che, per la sua unitarietà stilistica e contenutistica, potrebbe essere considerata un poemetto.
Il libro presenta una postfazione di Ivan Fedeli ricca di acribia.
È il poeta stesso in un breve frammento situato prima dei componimenti a svelarci l’etimo, le intenzioni del suo testo poetico.
Scrive Isetta, riferendosi al titolo dell’opera: - “Perché questi testi sono stati proposti ad amici lettori al mattino, all’ora di colazione, con la segreta ambizione di offrire versi puri e puliti come i bianchi gigli in fiore” -.
Del tutto antilirica e anti elegiaca la poetica dell’autore, intrisa invece di una vena intellettualistica e riflessiva.
Le parole sono dette con urgenza e tramano tessuti linguistici intensi e affascinanti caratterizzati da una forte densità metaforica e sinestesica che produce segrete illuminazioni.
In Gigli a colazione il Nostro dimostra una coscienza letteraria notevole e riesce a creare un senso di sospensione nell’adoperare uno stile assertivo ed epigrammatico attraverso uno scarto poetico molto elevato.
Nel leggerli sembra di affondare nei componimenti che, tuttavia, non sfiorano nemmeno la forma alogica e quella anarchica.
Sembra d’intravedere e intendere una vena surrealistica in questo poiein e Isetta, attraverso una vaga linearità dell’incanto arriva al dono del turbamento attraverso immagini scattanti, leggere e icastiche.
Anche un senso di mistero sembra pervadere le composizioni di Gianfranco, elemento prodotto da una vaga bellezza nell’assemblaggio delle parole che fluiscono in periodi brevi.
Per esempio in Il cielo e le pareti l’autore descrive un incontro con un “tu” del quale ogni riferimento resta taciuto: - “… /Ora tu entri e quella porta s’apre/al vuoto, per il silenzio che chiede/Scrutavo il tempo al fondo della piazza- …/.
L’autore ci rivela qui che siamo sotto specie umana per dirla con Mario Luzi e che siamo inevitabilmente nel cronotopo quando il tempo stesso diviene visibile al fondo di una non precisata piazza
Se in poesia tutto è presunto le poesie del libro presentano tutte una forte dose d’ipersegno e sembra che il poeta, partendo dai sensi, ci fornisca quelle sensazioni che ognuno di ognuno di noi ha provato ma che non eravamo mai riuscito ad esprimere in parole.
Anche una natura molto rarefatta è presente nei versi di Isetta e vengono detti il cielo, il vento e varie specie vegetali che divengono simboli e metafore di una vita che merita di essere vissuta in pieno e con attenzione per cui il poeta diviene un feticista del quotidiano

Raffaele Piazza

martedì 12 dicembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTON PASTERIUS

Antòn Pasterius – "Blasfemie concettuali e aforismi"-- Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 147 - € 18,00

Il moldavo Antòn Pasterius, oggi ottuagenario, si trasferisce giovanissimo in Francia dove svilupperà i suoi polimorfi interessi. Nel 2007 pubblica la sua prima raccolta di poesie, L’amore dentro. L’immagine in copertina è dell’Autore. Altre sillogi poetiche sono inserite in varie antologie. Nel 2009 esce il romanzo L’attesa e l’ascolto. L’attività irriverente del poeta – aforista trova la sua concretizzazione nel volume Parole lesse e connesse, 2012. Nel 2013 viene pubblicato 3 d’union, nel quale l’A si è aggiunto con un gruppo di poesie e due racconti alla validissima coppia di amici Luciana Riommi e Giovanni Baldaccini, dando vita ad un volume particolarmente interessante. Segue la pubblicazione del romanzo Le vicissitudini della libertà, 2015, mentre è del 2016 la raccolta di racconti Nove pazzi facili. Tutti i libri del Nostro sono pubblicati con Fermenti Editrice. Ha scritto anche per il cinema e per il teatro e svolge in parallelo un’intensa attività nell’ambito dell’arte figurativa.
Blasfemie concettuali e aforismi mostra in copertina l’opera pittorica dello stesso Pasterius La bagarre, 2017, tecnica mista, che rappresenta linee curve in dinamico ondeggiare. L’immagine per questo movimento s’intona al discorso aforismatico.
È un libro che si può considerare in continuum con la precedente raccolta di aforismi dell’autore, Parole lesse e connesse comparsa nel 2012; presenta un’esauriente prefazione di Antonino Lo Cascio che è anche Traduttore dal francese e Curatore.
Come leggiamo nella scheda il volume è destinato ad un pubblico che ama riflettere su massime e pensieri, ora dolci, amari, scoppiettanti, saggi, etc, per chi su tutto indaga, strombazza, irride, in nome di una sagacia schietta e irriverente, com’è il caso di Pasterius.
Contrariamente al precedente libro di aforismi, che era scandito in diciotto capitoli tematici, Blasfemie concettuali e aforismi non presenta suddivisioni. Come scrive il traduttore Lo Cascio. L’Autore, sfoderando una nuova capacità innovativa, ha voluto ometterle, lasciando questo compito al lettore, che potrà eseguire il giochetto tassonomico in modo personale o con gli amici. Si crea quindi un’interazione tra chi scrive e chi legge.
Quanto suddetto rientra nella concezione ludica della sua produzione. Per questo la pagina dell’indice appare senza indicazioni, in attesa di essere redatta.
Il testo è costituito da quattrocento aforismi di diversa estensione, con versi formati spesso da una sola parola.
I vari brani hanno un tono epigrammatico e strutturalmente sono compatti e rarefatti.
Cifra essenziale della poetica di Antòn è quella di una pronuncia mordace che può essere gioiosa, amara, nel raggiungere una marcata dose di trasgressione.
Gli aforismi sono eterogenei e toccano campi esistenziali dell’esperienza umana, dal pubblico al privato, dal sesso alla religione, dalla politica alla sociologia, dal senso del tempo che passa alla natura.
Ogni singolo brano può essere percepito come una definizione nella quale attraverso il nonsense vengono espressi i concetti. Perciò si può considerare il libro, a partire dal titolo, intriso di un certo intellettualismo e di un ottimismo di fondo, sebbene non manchino nella sua sensibilità accenni al dolore più o meno sfumati.
Sembra che Pasterius giochi con le parole, plasmando nessi attraverso sintagmi che si realizzano con accensioni e spegnimenti subitanei sempre icastici. Questi sono il frutto di una coscienza letteraria intelligente e poliedrica e di una fantasia creatrice multiforme e feconda che consente allo scrittore di non essere ripetitivo.
A proposito del titolo blasfemie si deve mettere in luce che con garbo ma anche con sarcasmo si gioca anche con il concetto di Dio.
Il poeta si diverte anche producendo allitterazioni nell’esprimere quella che potrebbe essere definita una sua filosofia del quotidiano. Pare puntare la sua cinepresa sulla realtà, restituendocela con parole provocatorie nella loro paradossalità.
Una certa carica minimalistica s’inserisce nell’esauriente discorso aperto. Le parole pronunciate con intensità, producono strutture eleganti, raffinate e ben cesellate e il tono è assertivo.
Da notare che ogni aforisma sembra costituire brevi apologhi spesso intrisi di segmenti ilari.
Anche il tema etico è affrontato quando viene detto che nel momento in cui offendiamo gli uomini dileggiamo una certa matrice che ci appartiene.
L’aspetto giocoso che ci fornisce Antòn è dato anche da una polisemia dei vocaboli e dai frequenti doppi sensi.
Il genere aforismatico è praticato attualmente nel nostro panorama in maniera abbastanza diffusa, e Pasterius in tale ambito può essere definito un suo appropriato esponente.
L’autore sa di raggiungere verità che forse solo con l’ironia si manifestano.
Inoltre è da ricordare l’onnipresente dimensione surreale del poiein, prevalente nelle appropriate dizioni.
*
Raffaele Piazza




martedì 5 dicembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANDREA GRANZIERO

ANDREA GRANZIERO : "INQUIETI GIARDINI" Edizioni dei leoni - 2017 - pagg.96 - € 10,00
La musica che giunge ritmata dal verso breve è un motivo dominante in queste liriche , tutte stemperate nel segno di un viaggio multicolore , attraverso giardini , paesaggi , cespugli , incantamenti , che il poeta raggiunge sia con la sua immaginazione, ricca di risvolti e richiami , sia con la memoria , pregna di palpitazioni e ricordi. "Il giardino suggerisce immagini di pace, di tranquillità. - Scrive Gian Domenico Mazzocato nella prefazione . - Il luogo del respiro, della pausa , del verde vivo primaverile, del grigio autunnale. Del rinnovamento e del declino , alba e crepuscolo. Qui l'ansia si dovrebbe placare o almeno trovare un equilibrio. E invece i giardini sono inquieti, quasi percorsi da una vibrazione segreta." Impalpabili e misteriose le brevi pause quotidiane , che ci danno il richiamo alla natura , diventando corporee e inseguibili ogni qualvolta il nostro pensiero attinge alla consapevolezza della visione. E spesso il dettato lirico scorre a ruota libera nel gioco della scrittura , tra metafora e incisione. La venatura riesce a decifrare il riandare del tempo , il ripetersi di luminosità nelle atmosfere certamente non magiche , ma incantate degli attraversamenti : "Vorrei sentirti/ nei cieli chiari/ imbevuti di azzurro/ vorrei sentirti/ nei pomeriggi lenti/ arrotolati di sonno/ vorrei sentirti/ nelle sere/ di inquietudine,/ vorrei sentirti / nelle notti/ piene di abbracci." Nostalgia e speranza hanno legami simbolici e l'ondeggiare dell'incanto rompe con impeto il silenzio .
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 1 dicembre 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Vagavi”

Vagavi delicata tra le foglie d’autunno
e tra le labbra i petali di rose,
innamorata e gentile eri la ninfa
dal viaggio indefinibile.
Fra le braccia il coro incontro al mondo,
cercando di placare la sete delle ore,
l’incendio della carne,
quando la sera lo schianto della luce
tacitava armonie.
Gioco alla veglia per le mie parole,
al pari di quei tuoi sfavillii
scagliati fra i capelli , intorno al collo ,
nel mormorio perduto all’orlo della notte.
*

“Cuscino”

Per leggere di nuovo il sillabario
delle tue labbra il gioco di sorprese,
contro i fantasmi dell’insonnia
che pungono il cuscino.
Quel delicato solco disegnato
punto per punto nelle guance rosa
racconta ora la cenere di una rapida sorte:
gli attimi macinati fra la luna e l’ultimo anelito.
Senza più parole il segreto di una chiave invecchiata
interrompe ogni scena,
io prigioniero del sogno più crudele
sbrano nel vuoto tremando di illusioni.
*

ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 30 novembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA GRAZIA CABRAS

MARIA GRAZIA CABRAS : " BESTIARIO DEL'ISTANTE" - Edizione Confine - 2017 - pagg.56 . € 13,00
Percorso difficile all' impatto,le pagine della prima parte dal sottotitolo "l'aperto", per lo scorrere inaspettato di brevi poesie offerte in lingua e in dialetto sardo-nuorese , ostico a chi , come me, è abituato al dialetto partenopeo , ricco di musicalità e ritmo. Ma la lettura affonda nei pensieri e nelle figurazioni e scopre anfratti e frammenti che giocano nella luce di fulminanti affabulazioni. Sono pensieri incisi nel marmo , frasi dettate dalla memoria , colori stemperati negli attimi della intimità , quasi eco del mormorio di animali delicati . La seconda parte del volume , dal sottotitolo "l'angusto" , apre pagine in lingua con profili , pitture , sculture , parole , che diventano presenze di un tempo antico , un non-tempo (propone la poetessa) , che si confrontano e sono il controcanto dei nostri tempi , chiusi in gabbie visibili o invisibili , coartati nel labirinto di transumanze e percorsi esibiti o nascosti , suggeriti o imposti. L'inquietudine di un viaggiatore percorre versi fecondi e scorrevoli , sia nelle illusioni che riflettono l'andatura tra le ombre , sia nelle certezze del sogno multicolore. Il linguaggio chiama il mistero del simbolo , perfettamente incardinato in una specie di diario stilisticamente ricamato.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 28 novembre 2017

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia verso la vigilia di Natale 2017"

Festoni nelle strade e abeti
per la Festa nell’intessersi
i pensieri con l’odore di erba
tagliata nel giardino di Alessia
tra le luminarie messe dalla
sorella ad abbracciare gli alberi
da rinominare. Luci azzurre
e rosse a giungerne la luce a
di Alessia l’anima di ragazza
(16 anni contati come semi).
Freddo a pervadere Alessia
dove era già venuta un anno fa
la via del Centro a comprare
lo zucchero filato con Giovanni
e oltre la vetrina scintillante
il rossetto e il rimmel.
(Dio, fa che non mi lasci).
Di Natale la festa attende a casa
degli amici Alessia nell’iridarsi
dei pensieri del 18 dicembre
nel trarre forza dal vento.
*

"Alessia coltiva i verdi con pazienza"

Verde del salice chiaro
per ragazza Alessia
sotto di dicembre il sole
e quello opaco di eucalipto
nel tessersi del tramonto
la trama di luce a irrorare
l’anima di Alessia di 18
grammi contati comeAlessia verso la vigilia di Natale 2017
semi da piantare nella terra
della vita. E il verde brillante
della begonia a determinare
stupore per Alessia nell’
interanimarsi con le foglie
che entrano dagli occhi
per stupore e magia determinare
e la voglia di un erbario.
E il prato è coltivato con pazienza
nell’infinita scena di Alessia
che vorrebbe tornare vergine
come la luce naturale per rifare
della prima volta l’esperienza.
Il verde acuminato del pino
guarda Alessia nel cogliere
una pigna nella tasca
e sorridere come una donna.
*

"Alessia torna da scuola felice"

E ride Alessia come una donna
nell’entrare nel cancello
del viale che porta alla casa.
Rosso lo zainetto sulle spalle
a contenere di Giovanni il regalo
l’anello d’argento tra quaderni
e alla rinfusa libri. Breve di Alessia
il tragitto. Apre la madre e fa Alessia
un gesto di vittoria (otto al tema
d’italiano) e viene a pranzo
il fidanzato. Anima di luna
Alessia e piove d’acqua
intravisto dal balcone un battesimo
i vetri a rigare e ci sarà
raccolto.
*

"Alessia trova la felicità"

Campo di grano immenso
sotto il solleone per Alessia
(nel rosavestita contemplarlo)
ieri sera vi ha fatto con Giovanni
secondo natura l’amore.
Vede le spighe ripiegate
dove l’hanno realizzato
attenti senza fare figli.
A poco a poco entra in Alessia
un lucore di stella, una poesia
sul bordo delle cose nell’
agglutinarsi il sembiante
terreno e giallo con il cielo,
un volo d’angelo.
Prende un foglietto
e scrive una poesia.
*

"Alessia corre felice"

Nelle cose del bosco
corre Alessia felice
come una donna
(sedici anni nell’anima
di stella). Scalza nell’
erba dopo l’acquata
bagnata nel tessere
l’azzurro con le nuvole
incanti. E prosegue
infinita di Alessia
la vita nell’entrare
nel sentiero già attraversato
un anno fa nell’estasi
leggera sottesa
agli albereti e a trarne
pace il lago alla finestra
dell’esistere nella
forma a iridarsi del tempo.
*

"Alessia nell’aria leggera"

Mattinale nel freddo aria
per ragazza Alessia della
leggerezza a piene mani
nell’ossigenarsi fino all’anima
di 18 grammi. E gioisce
Alessia nell’interanimarsi
alla fine di novembre
nel chiedersi se infinito
sarà il suo amore di fiore
libero dal prato non raccolto
dalla tinta azzurra.
Ride da sola Alessia
come una donna non facile
e al dono del bacio
pensa prima di constatare
che il Parco Virgiliano
ancora esiste.
*

"Alessia e l’illuminazione"

Ed è su quel pezzo verde
di prato nella luce sfolgorante
Alessia a illuminarsi e non
resta chiuso lì il pensiero
di Giovanni tra l’erba dove
ieri Alessia ragazza ha fatto
l’amore. Illuminazione di
Alessia sedici anni contati
come semi sulla ripetizione
dell’atto sensuale per il piacere
che tocca l’anima e infinitamente
la toccherà e giocano le ombre
della sera, Eden di cielo
infiorato da stelle – margherite
sotteso a mistica gioia.
*

Raffaele Piazza

lunedì 27 novembre 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Incastri”

Finestre ormai chiuse sugli ultimi tocchi
mentre la tua bellezza crolla
nella dolorosa inquietudine del grido.
Ho perso il gioco dell’avorio , l’incanto,
inseguendo le mani irrequiete,
le domande indiscrete , il rovescio dei colori ,
per recitare assoli negli angoli segreti.
Ora le notti hanno la convenzione dei gesti:
ampie petulanze sfaldate nei riflessi
per la tua bocca incendiata come una tarantola.
Dalla spalla alle reni adagi, elegante nel dirsi,
le immagini fermate dal tempo
quasi a scalfire i miei vecchi approdi
nel ricordo dei margini taciuti.
Attraverso di noi l’ombra del volo
ha il feltro attorniato da arbusti inariditi,
ricuce le ferite illeggibili negli incastri profondi.
*

ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 26 novembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = EDITH DZIEDUSZYCKA

Edith Dzieduszycka – Bestiario bizzarro
Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 161 - € 16,00

Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo, dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata in Francia. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, nazionali ed internazionali e si è dedicata alla scrittura. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, fotografia, una raccolta di racconti e un romanzo.
Bestiario bizzarro, che presenta un’esauriente prefazione di Filippo Sallusto e una postfazione della stessa autrice, è un testo di poesia non scandito che, per la sua unitarietà contenutistica e formale, può essere considerato un poemetto.
Il filo rosso che lega i vari componimenti, tutti senza titolo, consiste nel fatto che in ogni poesia l’io – poetante si rivolge, di volta in volta, a svariatissime specie animali. La poetessa fa riflessioni sugli animali stessi in modo da realizzare degli apologhi fondati sull’indole e il carattere delle bestie attraverso il loro relazionarsi tra loro e con l’uomo stesso.
Nella sua galleria di ritratti, con garbata e spesso amara ironia, la Dzieduszycka inserisce raffigurazioni tra le più svariate, da quelle pacifiche e rassicuranti del gatto e del coniglio, a quelle minacciose del serpente e dello scorpione, da quelle repellenti delle pulci e delle piattole, a quelle operose dell’asino e del cavallo.
Così si viene a creare un autentico excursus sul mondo animale, un vero e proprio Bestiario bizzarro, e non si deve dimenticare che anche chi vive sotto specie umana è pure lui un animale, sociale, come affermava Aristotele, e metafisico per il suo discernimento del bene, del male e della morte.
Da notare che il libro inizia con un componimento programmatico intitolato Introduzione nel quale la poeta fa riferimento ai vati e padri della descrizione dell’universo animale in letteratura come La Fontaine, Esopo e Fedro, che hanno raccontato storie esemplari ed educative.
Molto bella la prima strofa della suddetta poesia nella quale Edith afferma che vorrebbe che in qualche angolo divertite volteggiassero le ombre di questi scrittori che non hanno fatto risparmi raccontando tantissime storie edificanti dei tanti loro amici, noti protagonisti a quattro zampe, scaglie, penne, pinne e peli.
A livello formale e stilistico colpisce l’eleganza delle poesie ben strutturate ed armoniche, tendenti alla verticalità, tutte composte da strofe di quattro o cinque versi armonici e misurati.
In essi la musicalità si realizza attraverso il ritmo preciso nel loro procedere per accumulo.
Il libro è illustrato anche in copertina da efficaci disegni dell’autrice, che, attraverso l’intensità e l’icasticità del tratto, interagiscono con il contesto dei componimenti costituendo una cornice molto gradevole.
S’ invera così una continuità tra poesia e arte figurativa che si lanciano rimandi l’una con l’altra in un percorso che diviene un ipertesto, secondo le attitudini della poliedrica autrice che, nella sua produzione, spazia parallelamente in vari campi dell’arte.
A seconda delle circostanze dette dalla poeta emergono nella versificazione situazioni gioiose, come quando viene detta la giocosa e lieta famigliola dei pinguini, mentre altre sono dolorose e toccanti come quando viene nominata l’oca che è fatta ingozzare per il suo triste destino di essere ingrassata, uccisa e mangiata.
A proposito di quanto suddetto è emblematica la poesia, riportata anche in quarta di copertina, nella quale si parla della sorte della blatta che finisce sotto una suola e ed è schiacciata mentre la farfalla svolazza molto ammirata. Parimenti, mentre il gatto sonnecchia beato sul letto, in forno tagliato a pezzi arrostisce l’innocente coniglio e, nel momento in cui un pesce rosso nuota nell’acquario, in padella frigge suo fratello. Quindi anche il tema etico è affrontato e si potrebbe, come scrive Edith, andare all’infinito essendo implicito che in questo modo si toccherebbe per similitudine la dimensione della diversità dei destini umani, del mistero della vita, fatto che sarebbe scontato.
Con Bestiario bizzarro Edith produce la sua opera più originale ed è doveroso ricordare che sono stati scritti saggi sul bestiario in Montale, che nelle sue poesie nominava spesso gli animali.
Le bestie diventano occasioni per simboleggiare attitudini e caratteri dell’essere umano, sono umanizzate e messe in scena e in una poesia si parla degli esseri umani ai quali se viene amputato un arto o un dito non ricresce, mentre, al contrario. se le viene recisa, alla lucertola spunta una nuova coda.
Con la perizia di una naturalista la poeta tratta la sua materia e dai dati biologici parte per una definizione spesso ludica delle caratteristiche non solo morfologiche ma soprattutto psicologiche di ogni singola specie.
Quello che accomuna la raccolta di poesia in questione alle altre dell’autrice è lo stile architettonico dei versi nel loro disporsi sulla pagina sempre ben controllati e cesellati in maniera originale.
A volte c’è ottimismo nei testi, per esempio in quello dedicato alla coccinella, bestiola del buon Dio, che sembra trarre gioia dal suo svolazzare in pace suscitando sorrisi e non a caso a questo insetto è attribuita la capacità, il potere di portare fortuna.
Anche il tema del rapporto tra vittima e carnefice è inserito quando i protagonisti sono la mosca e il ragno sedentario che aspetta con pazienza che la malcapitata finisca nella ragnatela per divorarla.
Pregnante la poesia sul pappagallo perché è sul tema del parlare. In essa è intimato all’uccello di non ripetere quello che dice il suo padrone, ma di farsi un’opinione sulle cose astutamente: così l’autrice fa una metafora sul conformismo e tocca un tema sociale visto che si parla di padroni.
Un libro caleidoscopico da leggere tutto in un fiato, quello in questione, nel quale Edith magistralmente umanizza le varie specie, che però, nello stesso tempo, non perdono la loro essenza di animali.
*
Raffaele Piazza

venerdì 24 novembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNA CACCIATORE

Anna Cacciatore – La linea curva
Pagine – Roma – 2016 – pag. 81 - € 23,00

Anna Cacciatore per quasi quarant’anni ha insegnato nei licei letteratura italiana e latina e scrive poesie fin dall’età giovanile, ma solo dopo la pensione si è dedicata a mettere un po’ d’ordine tra le sue carte, iniziando a pubblicare due raccolte di poesie, la prima nel febbraio 2007, Il pozzo del cuore, la seconda nell’estate 2009, intitolata A tratti. Ha pubblicato poi qualche poesia sull’agenda letteraria Le pagine del poeta, edita da Pagine, a partire dall’anno 2008 e sempre per Pagine ha partecipato all’antologia I poeti contemporanei (2012, 2013) e ad altre antologie In linea con la poesia (2012), Parole sparse (2013). Recentemente nella collana Perle d’inchiostro è stata edita sempre da Pagine una sua silloge di poesia L’eco del tempo (2014).
La linea curva è una raccolta di poesie non scandita che si può definire tout-court neo lirica.
La poetica che esprime qui la Cacciatore ha come cifra distintiva la tensione verso la ricerca della linearità dell’incanto, sia che si tratti delle descrizioni paesaggistiche, sia che i componimenti si rivolgano a persone care all’autrice nel suo effondere verso di esse la sua sensibilità e la sua anima cariche di affetto e amore.
Una capacità di stupirsi coglie nel segno in queste liriche, secondo un percorso originalissimo, che va controcorrente nel panorama odierno della poesia italiana, nella quale dominano gli sperimentalismi e i nei orfismi.
Chiarezza e immediatezza sono sempre presenti nei testi della poetessa che, d’altro canto, presentano anche una complessità intrinseca, frutto di un’avvertita coscienza letteraria e di una vasta cultura (a questo proposito non si deve dimenticare che Anna è stata professoressa di letteratura italiana e latina nei licei).
Colpisce una grande empatia nella genesi in queste composizioni, una riuscita sintonia, dono raro dell’autrice, nel suo relazionarsi con gli ambienti, gli altri, con sé stessa, nonché con i lettori.
La natura sembra essere la protagonista della maggior parte delle poesie, una natura idilliaca e rarefatta che viene colta in tutti i suoi particolari più segreti con attenzione e dedizione.
Per esempio in Il giardino, poesia nella quale il giardino stesso diviene personificato, Anna, nel rivolgersi ad esso, che presumibilmente è frequentato dalla poeta nella stagione estiva, afferma che quando lei sarà lontana, verranno le piogge a sciogliere i grumi di una terra essiccata dal sole d’agosto e a mettere in scena paesaggi d’autunno dei quali lei non conosce i colori, immagine molto bella.
Anche il tema etico è affrontato quando in Spietato cacciatore, parlando del suo gatto, prima ne fa le lodi dicendo che l’animale ha bisogno di calore umano e che è divertente giocare con lui, ma poi constata che può il felino diventare spietato predatore di lucertole e farfalle.
Nella suddetta poesia viene realizzato un apologo sulla condizione umana, sul bene e sul male, soprattutto quando, negli ultimi versi, la poeta afferma che nulla in natura di innocente esiste – uomo o bestia che sia.
A livello strutturale si riscontra nei versi un forte controllo e tutte le composizioni sono efficacemente risolte.
Quello che connota le poesie è una forte leggerezza che si coniuga all’icasticità del dettato. I sintagmi fluiscono nitidi e musicali, in modo misurato ed armonico, producendo esiti sorprendenti di magia e sospensione. Per esempio in Porto azzurro, la poetessa si rivolge ad una presenza – assenza che ha nel cuore dicendo di sapere che con essa mai avrebbe visitato il porto e tuttavia nel fruscio del vento l’autrice avverte questo tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, e ne ascolta la rassicurante voce.
*
Raffaele Piazza



martedì 21 novembre 2017

PREMIO = ANTONIO SPAGNUOLO

La commissione giudicatrice della XXXIII edizione del premio di poesia "Libero de Libero" assegna il primo premio assoluto alla silloge inedita "Svestire le memorie" di Antonio Spagnuolo - La cerimonia di premiazione Sabato 16 dicembre alle ore 18 nel Castello di Fondi -

domenica 19 novembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ARIODANTE MARIANNI

"La poesia e la vita"
Ariodante Marianni dieci anni dopo
Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 179 - € 18,00

Ariodante Marianni, poeta e pittore, nacque a Napoli nel 1922. Ancora bambino si trasferì a Roma dove visse per molti anni. Abitò successivamente in età matura a Castel Giuliano di Bracciano e, negli ultimi anni della sua vita, a Borgo Ticino dove morì nel 2007. I suoi versi sono stati raccolti in vari volumi. Marianni fu anche impareggiabile traduttore di poeti moderni inglesi e americani quali Dylan Thomas, Emily Dickinson e dell’intera opera poetica di William Butler Yeats. Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento Marianni, con lo pseudonimo di Ario, si dedicò con successo alla pittura esponendo le sue opere in mostre personali e collettive in molte città italiane. La sua attività in questo campo è stata ampiamente documentata dal volume Pagina picta. Il caso l’allegoria e la volontà nella pittura di Ariodante Marianni (Comignago 2005, a cura di Eleonora Bellini). Marianni fu segretario di Giuseppe Ungaretti e addetto stampa del Festival dei due mondi di Spoleto, sempre negli anni Settanta del Novecento. Collaborò a lungo a trasmissioni radiofoniche e televisive e recitò come attore in rappresentazioni teatrali ed in sceneggiati per la RAI.
Il testo su Marianni, pubblicato a dieci anni dalla sua scomparsa, include inediti, contributi critici e testimonianze, raccolti a cura di Eleonora Bellini ed è strutturato in quattro sezioni che seguono la breve presentazione della stessa poetessa, narratrice per l’infanzia, traduttrice e saggista.
Le scansioni sono le seguenti: ARIODANTE MARIANNI, Inediti, rari, riproposti, SAGGI, AMICI e ALCUNE ISTANTANEE.
Come scrive la curatrice l’intento dell’opera è quello di contribuire a costruire una stabile memoria del segno da lui lasciato nella poesia e nella traduzione poetica italiana.
In questi scritti avvertiamo sempre che in Marianni il lavoro letterario si affianca alla passione e alla tenacia, all’acume e alla necessità quasi fisica di pensare il proprio lavoro, e specialmente la poesia, come progetto di vita e soprattutto come ineluttabile destino.
La scrittura è sempre vissuta da Marianni come attività alta, di valore in sé “civile” nella consapevolezza sia della grandezza pressoché inarrivabile dei maggiori che del dovere della fedeltà alla propria visione del mondo, da nutrire di sagace ironia e di misurata utopia. I suoi versi, all’apparenza semplici si rivelano ad ogni rilettura assai complessi per il loro continuo interrogarsi, attraverso il quotidiano – l’umile perfino – sui concetti ultimi, sui meandri inesauribili del pensiero e dell’essere.
La figura di Ariodante, dunque, è quella di una personalità di artista eclettica a tutto tondo nel suo praticare sia la letteratura che le arti figurative, ambiti tra i quali si realizza una forte osmosi, una grande continuità a livello formale e stilistico.
Quanto suddetto si è realizzato anche in maniera contenutistica quando il Nostro, ossessionato dal tema del labirinto, l’ha rappresentato sia con disegni sia con la realizzazione di testi poetici.
Uomo caratterizzato da una forte apertura ai contatti sociali con molti letterati, anche inseriti nel mondo accademico, ed artisti, teso sempre a fare interagire la sua opera e il suo pensiero con quelli di altri nel campo dell’arte, come dimostrano le testimonianze di molti amici inserite nel volume.
E il suo relazionarsi fu sempre di segno positivo, basato sulla stima e l’affetto, contrariamente a quanto si realizza spesso negli ambienti artistici nei quali prevalgono spesso, tra i suoi rappresentanti, rivalità che divengono spesso odi, disamore e litigiosità.
Per quanto riguarda la poetica di Marianni si può senza dubbio definire tout-court neo lirica, come emerge dalla silloge del Nostro contenuta nel volume, raccolta che ha per titolo Poesie sparse Una parziale retrospettiva. Dominano gli squarci naturalistici e si evince un certo ottimismo di Ariodante. Questo s’invera attraverso una struttura dei versi sempre perfettamente controllata, attraverso la capacità di stupirsi dell’autore di fronte alla luna, le lucciole, gli alberi e tutte le piante. Per esempio, in È ancora l’incanto della luna, nella quale sono dette notti serene, già dal titolo possiamo evincere che l’io – poetante si riferisce ad un eterno ritorno, ad una ciclicità della bellezza del creato che si rivela in scenari incontaminati.
In Come sarà quest’albero il poeta si chiede quale sarà la sorte dell’albero stesso quando legioni di architetti scaveranno città sotterranee e la linfa gelerà nei suoi condotti. Nell’ultima strofa è presente una riflessione sulla temporalità quando viene affermato che è assurdo piangere per i giorni che passano troppo in fretta per la nostra ingordigia.
In Mattino inverno, composta da tre quartine libere, è di nuovo protagonista la natura rappresentata da un cielo nel quale la testa calva di un sole si solleva da un cuscino di nuvole. Questo va contro le previsioni atmosferiche nelle quali era previsto “bello stabile” a conferma che la stessa natura non si lascia prevedere da calcoli umani.
Altre tematiche e un tono differenti si riscontrano nelle tre poesie che costituiscono la breve sequenza intitolata L’esperienza, edita per la prima volta nella rivista Fermenti n.245 (2017).
Nella prima di queste poesie è detta l’attesa di un treno alla stazione per la prossima vacanza. Il poeta legge il giornale che reca notizie di rapine, uccisioni, violenze, corruzioni e molti annunci economici e sente che la pienezza della mente è lontana e che la vita è una lotta quotidiana contro il male. Tuttavia, evento positivo, in un vocio vago di alcune donne (in una lingua incomprensibile) trova l’auspicio consistente nel fatto che almeno questa parte del cammino sarà di pienezza, calma e amore.
Nel secondo componimento della serie l’autore descrive una ricerca della felicità affermando che per curare i nostri malesseri chiediamo segni rassicuranti anche dal cielo e che la stessa felicità ci è dovuta tra le altrui sofferenze e i dolori del mondo.
Quindi qui il poeta, abbandonando le visioni idilliache, tocca temi esistenziali sul senso della vita che è degna di essere vissuta.
La terza poesia è enigmatica e misteriosa in quanto in essa viene descritta la corsa di un carretto traboccante di carbone, veicolo guidato da un cocchiere grasso, enorme e fiero somigliante a Vitellio, che torna alla testa dei suoi legionari a prendere Roma. Quindi si evidenzia qui il tema storico.
Una linearità dell’incanto domina nella maggior parte dei casi nel poiein dell’autore e anche il tema del tempo e della caducità delle cose e della vita viene affrontato in componimenti sempre controllati nei quali, oltre alla liricità, si riscontra una vena intellettualistica.
Una figura volitiva, quella di Marianni, che, nella sua lunga vita, ha dimostrato, con l’intelligenza e la sensibilità del suo operare, che la letteratura e le arti figurative sono salvifiche e necessarie per colmare la vuotezza del nostro mondo caotico e consumistico, divenendo strumento salutare e necessario esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza





martedì 14 novembre 2017

POESIA IN VERNACOLO = ANTONIOSPAGNUOLO

"NISCIUNO"
Nun songo cchiù nnisciuno pe ttramente,
so' addiventato ll'ombra di me stesso,
pure p' 'e figli mo nun conto niente:
me pigliano ogni vvota comme a ffesso !
'A gloria d' 'o passato ggià nuje sapimmo
sparita, comme fosse na maggìa,
pe ccomme vanno 'e fatte songo 'o primmo
a ccosere 'e ricorde e 'a pucundria.
'E juorne se ne vanno una vutata!
Natale, Pasca, primmavera e vvierno
volano senza luce, una nuttata,
scucchianno tre pparole a 'o Pateterno.
Mo cu 'e ddenocchia faccio paro e sparo,
songo nu superchiuso indifferente,
me sento comme fosse munnezzaro
e vveco 'a morte ca me tene mente.
*
Antonio Spagnuolo

sabato 11 novembre 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“ STUPORE”
Vibra ancora una luce nell’attesa
mentre le spade incidono macerie,
come quando il tuo sguardo volgeva altrove
e ripeteva l’opacità di una strana risposta.
Dubbio imperfetto , incantato , silenzioso,
nell’ingenuo attrito di un prodigio e di armonie,
che forse volevi ricucire nel donarmi
parole inconsuete , sgocciolio di azzurro
nel nostro impaziente ritoccare.
Tra il cuscino ed il lume ascolto lo stupore
che spacca quasi tutto il mondo,
in un solo momento , per divenire polvere,
o nel sottile velo di malizie
avvolge il mio ricordo nel segreto.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 10 novembre 2017

POESIA = RAFFAELE PIAZZA




"Alessia gioca alla fiorevole vita"

Tra i campi del grano
per dell’anima il pane
va Alessia ragazza
sotto una luna surreale.
Intorno degli albereti
il verde tesse un’infinita
polifonia di sfumature
da nominare in silenti
istanti di bellezza
pervicace. e la pace
del lago s’intesse con
il cielo e la marina
per Alessia vestita di rosa
pari ad albero il canto
libero di Alessia nell’
azzurrità a disperdersi
in lieta meraviglia
e di modulazioni incanto.
Voce di volatile di Alessia
dopo l’acquata e da
rinominare l’amore
e la vita.
*

"Alessia al timone felice"

Mattino di novembre
di candele solari per
Alessia al timone nel
mare di Napoli, barchetta
azzurra a interanimarsi
con l’amore per le acque
fredde e calme a raffreddare
di 18 grammi l’anima
di stella e luna di Alessia.
Cala la nebbia e tira
la lenza gettata con
devozione e un grosso
pesce mette Alessia
nel cestino a bordo.
Viene Giovanni vicino
in motoscafo salta
sulla barca e bacia
Alessia dall’estasi rapita
(allora mi ama!!!).
*

"Alessia nell’albereto della meraviglia"

Nell’attimo tra dolore e gioia
c’è di pini il verde per ragazza
Alessia nell’albereto dell’amore
profano con Giovanni. Sottesa
al cielo ragazza Alessia
nell’intensificarsi della tinta
da pastello a cobalto sul farsi
della sera di luna ostia di platino
e di stelle – margherite ad infiorarlo
in inesausta di colore sinfonia
a giungere a di 18 grammi
l’anima. E meraviglia tra i rami
in forma umana e le linfe invisibili
a irrorare di Alessia il pensiero
stellato da aghi vegetali – amuleti
per la vita in versi e non in versi
da scrivere le iniziali sulla corteccia
arborea A e G per vivere felici.
*

"Alessia e il cielo intenso"

Cielo d’intensità d’azzurro
da turbare di Alessia l’anima
nell’interanimarsi la ragazza
alla sorgente delle cose di sempre.
Nessuna nuvola a stellarlo polita
lastra di carta velina su di Alessia
la vita in versi e non in versi.
E viene sera e si fa cobalto
e poi pervinca su Alessia più
forte della tinta dell’ombretto
vicino alle ciglia dello sguardo
sull’orologio del telefonino
nell’attesa che Giovanni chiami.
*

"Alessia alla mostra di pittura"

Quadri campiti nel bianco
di pareti per ragazza Alessia
nell’interanimarsi a quelle
tinte. Fuori piove acqua fredda
dal cielo per Alessia al colmo
della grazia salvata dai dipinti
di marine e corse di cavalli.
Scendono le scene fino
a di diciotto grammi l’anima
e stupore di fronte alla verità
dell’arte che è vita e battesimo
perenne. E scrive Alessia
una poesia ispirata alla scena
delle ninfe nel lago della pace
sottesa a redenzioni ad ogni
sillaba detta o non detta
a farsi parola.
*

"Alessia esce con Martina"

Sera di plenilunio su Napoli,
al bar del porto ragazza Alessia
con Martina confidenze a farsi.
Sedici anni entrambe le fanciulle,
fragola vestite per redenzioni
ad ogni passo. Pensieri a incielarsi
nella dell’aria leggerezza,
ad avvolgerle di protettivo panno.
Chiede Martina: tu, Ale, lo fai
con Giovanni? Non risponde
Alessia, il bicchiere macchiato
di rossetto. S’intesse il tempo
con la risata di Alessia
nell’accendersi intermittente
delle luci per le navi.
Ride anche Martina e i cellulari
squillano. Urla un gabbiano:
attenzione!!!
*

"Alessia sopra le nuvole"

Nel jet ragazza Alessia
sopra le nuvole nell’
intravedere il bianco
sfioccarsi campito nell’
azzurro mattinale che
domina, attende di Giovanni
la telefonata nel mattino
di pace occidentale.
Ansia a stellarla Alessia
nell’iridarsi della storia
infinita dai sedici anni
contati come semi
nel pensare alla storia
dei baci in sparsa meraviglia
dello squillo e le sue
parole ti amo Alessia
*


"Alessia allegra al bar"

Allegra al Bar Celestiale
ragazza Alessia nell’attraversare
la vita infinita nel bere
una coca cola fredda
per rinfrescare l’anima
di 18 grammi. Allegra
Alessia per dei limoni
il giallo captato con l’azzurro
degli occhi mentre beccano
i passeri le briciole lanciate
con l’affilata mano in prossimità
della vita e della gioia.
Una polifonia di verdi
scorge Alessia, quelli
degli aghi di pini, dell’oleandro
e della magnolia nella tinta
a intensificarsi per gioco
naturale e appare il mare
per un gioco di riscoperta.
*
RAFFAELE PIAZZA

giovedì 9 novembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = RIVISTA CRITICA LETTERARIA


Recensione di Ugo Piscopo su “Critica letteraria” (Loffredo), dir. Da Raffaele Giglio, n. 177,
Carlangelo Mauro, "Liberi di dire. Saggi sui poeti contemporanei", Avellino, Sinestesie, 2017, pp. 286.

Carlangelo Mauro, accreditato studioso di letteratura italiana moderna e contemporanea soprattutto sul versante poetico, dà un seguito al primo volume col medesimo titolo, pubblicato dalla medesima casa, e ne svolge, integra e allarga i reticoli di analisi e di sistemazione critica della poesia italiana contemporanea.
La maggiore e più significativa novità, che introduce questo secondo libro non solo rispetto al precedente, ma anche sull’orizzonte complessivo degli scandagli critici a livello nazionale, è la scommessa sull’importanza e sulla consistenza della produzione e delle proiezioni di gusto, di sensibilità e di creatività della poesia a Napoli e nel Sud oggi: su quattordici autori esaminati, nove sono di quest’area geografica, sollecitati (in maniera esplicita o implicita) nel loro immaginario dai rapporti con la terra di provenienza e con i suoi linguaggi.
Oggettivamente, questo nuovo lavoro di Mauro, senza farne dichiarazione, per un forte senso di pudore, ma facendo parlare i risultati e le prospettive degli autori, delinea in controluce un’effervescente e persuasiva situazione della letteratura e della poesia nel Mezzogiorno, sul cui conto circolavano e circolano come gettoni di uso giudizi sommari e preconcetti, secondo cui la nostra letteratura nel Sud degli ultimi decenni del secolo scorso e dei primi due – ammesso che si possa dire – del XXI secolo sia una piccola, povera, mortificata cosa, se considerata sullo scenario nazionale.
Più complessivamente, poi, la prospettiva, che è questa volta dichiarata, è quella dello scandaglio di una vicenda che riguarda anche il Sud, ma entro una situazione più ampia: il dialogo tormentato nella poiesi di questi anni di consonanza e di dissonanza dalla neoavanguardia, dall’epigonismo, dalle grandi narrazioni unilineari e ottimistiche di un nuovo sempre più nuovo all’infinito.
Nel libro gli autori non meridionali sono Elio Pagliarani, Maurizio Cucchi, Giancarlo Pontiggia, Umberto Piersanti, Loretto Rafanelli.
Per quanto concerne i meridionali, non è possibile, per l’economia della nota, soffermarsi dettagliatamente su tutti e nove gli autori analizzati da Mauro, ma ci si può velocemente affacciare su alcune situazioni.
Su quella, innanzitutto, di Antonio Spagnuolo, che appartiene alla generazione dei nati negli anni Trenta, e, dopo aver fondato la rivista «Prospettive culturali», è attualmente direttore di una collana editoriale per Kairòs. Autore di testi di poesia, di teatro, di narrativa, a molti dei quali sono stati attribuiti premi e sono stati dati riconoscimenti significativi da Saba ad Asor Rosa, si connota per strappi e spaesamenti della scrittura in omologia con le esperienze traumatiche e sconvolgenti del mondo di oggi.
Vengono, poi, scrutinate le ricerche suggestive e motivate da lucide e coerenti ragioni intellettuali, insieme con una scrittura lavorata al bulino, dei poeti delle generazioni successive. Come Luigi Fontanella, in ascolto della bouche d’ombre, come diceva Breton, e dei richiami dell’Altro. Come Sebastiano Aglieco, che disocculta il lontano nel vicino. Come Luigia Sorrentino, impegnata in tessiture aracnoidee di testi nel testo. Come Domenico Cipriano, preso dalle malie dell’appartenenza che chiama in causa la storia. Come Mario Fresa, assorto nelle trame delle analogie. Come Stelvio Di Spigno, attentissimo e coerente nel lavoro di spegnimento del sublime e dell’oratorio. Come Vincenzo Frungillo, che si ricollega a Pagliarani, ma per narrare in densità di rarefazioni.
Ugo Piscopo

SEGNALAZIONE VOLUMI = DAVIDE CUORVO

DAVIDE CUORVO : "LA MISURA DEL SILENZIO" ed. Manni 2017 - pagg. 78 - € 12,00
Le figure che il giovane poeta tratteggia , temperando un equilibrio di scrittura di lodevole impegno , rincorrono la luminosità esistenziale che si affaccia timidamente ad una componente onirica allusiva , pensosa , per illimpidirsi tra i versi nell'inseguire il senso troppo spesso illusorio della nostra presenza temporale.
"Fin dai primi versi - scrive Wanda Marasco nella prefazione - una dichiarazione di poetica : si richiede al fare poesia la restituzione dello stato intuitivo e dello shock memoriale per connetterli alla figura di pensiero e alla ricognizione dei significati....Si inizia a leggere guidati da un verso-rivelazione che in qualche punto si accosta alla tensione oracolare"
Figure colorate, in attesa del sussurro , ricamano trepidazioni , modellando e modulando il presente a volte per una semplice percezione estatica, a volte per una vibrazione musicale , così che la notte , il cielo , un tramonto , un paesaggio irragiungibile , un sussurro, sfiorano gli accenti e incidono nella memoria . Il rigore della parola poetica allora emerge nella pagina , così come tratteggia l'affiorare di un sentimento cosmico folgorante nella cifra. "Desiderai pattinare nei tuoi occhi / mentre tu chiudevi le imposte. / C'è sempre un esilio / a doppia corsia / nei passi che si involano alla luna, / una pupilla di di fiume presa in prestito / più leggera del fumo. / Dole l'anima al mancato appuntamento/ senza senso, senza sogno / sulla riva di un'altra silloge / di sassi."
Rievocazione e stimolo memoriale , registro di abbandono e trepidazione , evanescenza e nebbia , luce e colori , sono gli infingimenti che Davide Cuorvo riprende nel flusso di una suggestione musicale che si palesa fuori dalle astrattezze , ed oscilla per intrecciare analogie fulminanti.
ANTONIO SPAGNUOLO

RIVISTA = NUOVO CONTRAPPUNTO

NUOVO CONTRAPPUNTO - anno XXVI - luglio-settembre 2017
sommario :
Profilo d'autore : Adriano Sansa
Elio Andriuoli : La samaritana al pzzo ; L'adultera
Silvano Demarchi : Nell'oblio della notte ; Vi è cosa più dolce della sera
Guido Zavanone : Poesia , Ore notturne
Antonio Spagnuolo : Il segno ; Immagini
Dante Maffia : A imitazione del sonetto 55 di Shakespeare ; Il falchetto
Nazario Pardini : Il fiume ; Ottobre
Piera Bruno : Amicizia
Viviane Ciampi : Paese ; Lo specchio
opera grafica di Roberto Lanari
Recensioni a firma di Elio Andriuoli , Giorgio Galli
***

domenica 5 novembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = MAKSIM GOR'KIJ

Maksim Gor’kij – Minacciosi schiumano i flutti
Versi tra fine ‘800 e inizi ‘900
Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 93 - € 15,00

Maksim Gor’kij nasce nel 1868 in una città della Russia centrale nella famiglia di un falegname. Rimasto orfano, trascorre l’infanzia con un nonno dispotico e una nonna legata alla cultura popolare. Ben presto è costretto a guadagnarsi da vivere con lavori umili (garzone, lavapiatti, aiuto fornaio…). Grazie all’eccezionale memoria, acquista grandi conoscenze come autodidatta. Nel 1884 a Kazan’ tenta di iscriversi all’università; non ci riesce, ma si avvicina ai circoli populisti e marxisti. Dal 1889 viene arrestato varie volte per propaganda rivoluzionaria. Tra il 1895 e il 1897 pubblica testi neoromantici e realistici, che attirano l’attenzione del pubblico. Svolge una vita avventurosa viaggiando molto in tutto il mondo e nel 1917 accoglie negativamente la rivoluzione d’Ottobre. Nel 1932 torna in patria e viene riconosciuto come importante autore della letteratura sovietica. Nel 1936 muore in circostanze misteriose.
“Minacciosi schiumano i flutti” è una raccolta di poesie non scandita del Nostro, curata da Paolo Galvagni, con testo originario a fronte, costituita da componimenti prelevati da varie fonti, riviste in massima parte.
Gor’kij narratore, drammaturgo, pubblicista e critico, anche nella poesia riesce a dire la sua. Così asserisce nell’introduzione lo stesso Galvagni, aggiungendo che della sua passione per i versi parla quasi con un senso di colpa. Si sentiva come uno che sottrae tempo all’occupazione principale (la prosa), scrivendo poesie ogni giorno.
Cifra essenziale della poetica di Maksim è quella di una limpida e avvertita liricità. Nel suo poiein domina la rappresentazione di una natura spesso idilliaca ma a volte anche minacciosa e numinosa soprattutto quando è detto il mare.
Non a caso il poeta riprende la tradizione letteraria nella quale il mare e la tempesta hanno un significato simbolico.
Da notare che tutti i versi iniziano con la lettera maiuscola, elemento che ne accentua l’icasticità e che crea un ritmo avvincente.
Il primo componimento senza titolo, databile tra il 1880 e il 1890, ha un carattere programmatico. In esso il poeta usa un tono colloquiale, immediato e spontaneo nel rivolgersi ai suoi lettori pregandoli di non rimproverare la sua musa. Chiarezza, luminosità e leggerezza connotano questa poesia ed è interessante e ottimistico che qui il poeta affermi di comporre un canto non al passato ma proiettato nel futuro.
Intriganti i versi nei quali dice di nuotare provando una forte inquietudine causata dai minacciosi flutti che si stagliano dietro di lui, onde che costituiscono la via marina che è ignota all’anima. Il mare per l’io poetante potrebbe voler significare anche un inconscio collettivo e personale sempre dominato. Di fronte alla potenza terribile del mare stesso il poeta prova la profonda fiducia che da dietro le nubi brillerà un raggio del sole glorioso, metafora di un avvenire felice.
I temi toccati dall’autore sono eterogenei: si va da quello amoroso, quando la voce poetante si realizza sia dal punto di vista maschile che femminile, a quello etico, da quello religioso a quello della morte.
Si deve evidenziare, nella scrittura di Gor’kij, la forte osmosi tra la produzione narrativa e quella poetica, un notevole interagire tra i due generi, elemento del quale il russo è pienamente consapevole.
Non a caso una delle sue principali opere, “La fanciulla e la Morte”, pubblicata nel 1917, poesia molto corposa e affabulante e che ha un vago andamento teatrale, è sottotitolata Favola.
Il suddetto componimento è suddiviso in sette parti e potrebbe essere considerato un poemetto autonomo.
Nell’incipit della composizione è detto un re che vaga per le campagne provenendo dalla guerra, sovrano che sente una fanciulla ridere forte. Lo stesso re, già triste per essere stato battuto dal nemico, diventa furioso perché considera la risata della ragazza un’offesa alla sua persona. Allora la stessa figura femminile ordina al re di allontanarsi perché sta discorrendo con il suo amato. Lo stesso re viene preso da una rabbia selvaggia e ordina al suo seguito di gettare la fanciullina in carcere. Allora, come diavoli, stallieri e scudieri del re si gettano su di lei e la consegnano alla Morte, che viene raffigurata come una vecchietta che amerebbe Satana.
Si tratta quindi di una Morte umanizzata, simile a quella dell’immaginario artistico medievale. Qui i temi sono proprio quelli dell’amore e della morte perché la terribile Morte alla fine, dopo un’articolata serie di vicissitudini, risparmia la ragazza che raggiante può vivere la sua storia. La Morte quindi dimostra di avere un potere sui destini delle persone maggiore di quello dello stesso re.
Di genere e tematica completamente differente il componimento Dal diario, pubblicato nel 1924, che costituisce un apologo in versi sulla Prima Guerra Mondiale. Si tratta di una poesia che sfiora la prosa poetica nella quale sono evidenti magia e sospensione. Qui sono dette in modo traslato le atrocità della guerra che genera odio e dolore e il poeta lancia strali contro il diavolo che ha saputo bruciare tutta la stupidità umana, riducendo la felicità in polvere.
È presente sempre una vena di pathos nelle poesie di questo autore che crea continuamente atmosfere in bilico tra gioia e dolore qualsiasi siano gli argomenti trattati. Ma c’è anche una tensione verso la ricerca di un atteggiamento di fondo positivo nei confronti della vita che è degna di essere vissuta.
Si riscontra, spesso, nel versificare una notevole linearità dell’incanto attraverso le descrizioni di una natura idilliaca che vive una sua vita umana. Ma la natura stessa spesso emerge come impervia e dominatrice. A questo riguardo in Sul Mar Nero, pubblicata nel 1895, dopo l’incipit, che è un inno alla vita e alla bellezza, seguono immagini inquietanti come quella delle rocce che hanno sepolto i pensieri.
Protagonista della lirica è il mare e, in un’aurea di sogno ad occhi aperti, con l’icona di una chiara altitudine azzurra, nella quale ghirlande di sogni sfrecciano. Al poeta sembra di vivere proprio un sogno stupendo. Bella anche l’immagine del cielo e del mare che si abbracciano, si uniscono e dormono.
A livello strutturale si riscontra una grande eleganza della forma e si produce una misurata musicalità.
C’è sempre un controllo estremo in questi versi che sgorgano in modo naturale senza il minimo sforzo da parte dell’autore con un’apparente scorrevolezza che sottende una grande coscienza letteraria legata ad una raffinata cultura.
*
Raffaele Piazza


sabato 4 novembre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANDREA ROMPIANESI

Andrea Rompianesi : “Quote di non proletariato” – Ed. Scrittura creativa edizioni . 2017 – pagg. 80 - € 14,00 –
Una voce insistente e rapida incide versi cadenzati da una sottile ansia di citazioni , di imperativi colorati , di sollecitazioni , nel magma incandescente del potere materiale o del vertiginoso incalzare politico . Il tocco sociale è evidente tra le capacità di acquisto di un denaro sempre barcollante e l’abbrutimento di un lavoro incostante, che si dilania tra una morale in penombra e una organizzazione economica dalla lunga onda. Poesie asciutte , fulminanti , queste di Rompianesi , che riescono a illuminare e mettere in gioco le precarietà , le derive , di una quotidianità che ci avvolge , anche se non la inseguiamo. Privato e pubblico si alternano conquistando musicalità martellanti , scalpellando una individualità mai convenzionale , mai trasfigurata , che potrebbe perdersi , travolta dal corso caotico e inconcludente dei giorni . Spigoli e torsioni frenano o addirittura arrestano il flusso del tempo cercando di illuminare ambienti e personaggi che si presterebbero facilmente a un gioco crepuscolare , ma che invece riescono a tratteggiare un autentico mondo da rivisitare.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 26 ottobre 2017

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO



“Palpebre”
Ho gli occhi di mio padre , le palpebre socchiuse
nel crepuscolo grigio che si increspa,
un’opaca dolcezza che a volte seduce
a volte bruscamente cancella una carezza.
Superato i suoi anni ora conosco la cenere
che annulla i profili e fuori dell’ora
rende inaudibili le sillabe a fior di labbra.
Tranne i colpi che a tanto caro sangue
segnava nei suoi tratti nulla rimane
e ancora la candela consumata
rifiuta le preghiere indiscrete.
Cerchio perpetuo che non riesce a fermarsi,
segnato dall’avvicendarsi del ricordo,
e rompe nel mio petto ad una ad una le costole
con i silenzi cuciti alle pareti.

*

“DEMONE”
Soltanto una figura , intarsiata,
un solo momento nel tenero candore d’uno sguardo,
poi il tremore d’una vita nella pausa scomposta,
fragile meraviglia,
che rimane nel vecchio disegno delle mani.
Inutile sorprendere di luoghi nel dramma di uno scatto,
inventare illusioni che riaccendono
l’ultima trasgressione,
mentre si frantuma la passione una volta ancora
offrendo proprio in un sussurro
il demone scarlatto.
*

“MISTERO”

Nel muto scorrere delle pietre si infosserà l’orizzonte,
dagli artigli appuntiti, per decidere finzioni
dell’arte , perenne irrisione di esperienze.
Per ghermire sospiri oggi ritorna la minaccia
beffarda e goffa, quasi tentazione
di un lieve peccato da eseguire
deludendo l’incerta fede dei bianchissimi lini.
A ritroso sull’orlo vaghiamo al mutamento,
arretrando nella luce di un giorno molto avaro
e tra le mani il tepore di un corpo ,
cancellando possessi .
Ecco il mistero che sfiora le apparenze
ed intreccia progetti.
Ora si può anche vagare con furore
al desiderio di dolcezze invecchiando nei ritmi.
*

"RICORDI"

Entrava la notte d'estate
senza gli scherzi della luna
e potevi ancora cercare nei sogni
rincorrendo le immagini sbiadite,
il susseguirsi dei segreti , le parole non dette,
contro le fratture del tempo.
Ai tuoi capelli le dita in semplice carezza
per incurvare le forme della tua simiglianza.
"Non stringermi" - dicevi - "mi piacciono
le speranze della tua voce,
l'inabissare dei dubbi,
richiamare le gemme della tua nudità."
Ora succhio al bicchiere dei gIorni
l'inconsapevole inconsistenza dei sorrisi,
imprudente nella scelta degli anni,
e la malinconia ritorna dai colori.
Quell'angolo di mondo che ci apparteneva
raccoglie la mia solitudine,
mentre ancora trasparenze incidono
le ciglia profonde dI ricordi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 22 ottobre 2017

SEGNALAZIONE VOLUMI = STAVROS ZAFIRìU

Stavros Zafirìu – Quando il rumore della vita teme la propria eco---Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 153 - € 18,00

Stavros Zafirìu è nato a Thessaloniki dove risiede. Il poeta è autore di numerose raccolte di poesia, di una prosa e di alcune favole. I suoi versi sono stati tradotti in sei lingue. Svolge attività di critico letterario nelle maggiori riviste elleniche, mentre sue poesie sono comprese in tutte le antologie della Poesia Contemporanea Greca.
“Quando il rumore della vita teme la propria eco”, che presenta l’introduzione e la traduzione a cura di Crescenzio Sangiglio, è stato pubblicato in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma presieduta da Velio Carratoni.
Il volume è composito, articolato e bene strutturato architettonicamente anche perché comprende componimenti tratti dalle raccolte “La seconda farfalla e il fuoco (1992), Atropo dei giorni (1998), Corporis Verbum (2004), Territoriali (2007), Reità (2010) e Difficile (2014)”.
Una poetica intellettualistica, complessa, sempre in progress, in continua evoluzione per forma, stile e tematiche è la cifra essenziale del poiein di Zafirìu. Egli è uno degli esponenti di maggior rilievo per spessore creativo e valenza ispirativa della generazione greca dell’80.
Nell’impossibilità in questa sede di analizzare in maniera profonda e particolareggiata tutti i materiali prelevati dai sei testi dell’autore, ci si sofferma sulla definizione delle caratteristiche fondamentali del suo lavoro. Si parte dalla costatazione del dato della sua estrema eterogeneità, ponendo come premessa che Stavros è un poeta al di fuori di ogni corrente.
Sembra opportuno fare una riflessione sul titolo, nel quale è detto che il rumore della vita teme il suo riflesso. Da questo possiamo renderci conto che l’etimo che sottende l’opera in toto è quello di una concezione della vita stessa vista come connotata da una serpeggiante inquietudine, da quello che Montale stigmatizzava come il male di vivere.
Viene in mente, riferendoci al rumore di vivere, il titolo del romanzo di Cesare Pavese Il mestiere di vivere, pur essendo i due autori lontanissimi tra loro per vissuti, appartenenza geografica e sensibilità.
Se andare avanti nell’iter esistenziale da adulti è difficile, sembra che Zafirìu voglia farci intendere che ad ogni azione umana (il rumore) in tutti i settori (nel pubblico e nel privato) segue una conseguenza, quella che lui definisce un eco.
Del resto la realtà è fatta di ostacoli ed esami da superare in tutti i suoi settori e nulla di quello che è stato fatto, come ogni singola parola pronunciata, rimane senza effetto, nemmeno i sintagmi della poesia.
Nel discorso del poeta si riscontra una molteplicità di registri espressivi e i versi, pur essendo quasi sempre anarchici, fino a sfiorare l’alogico, hanno un andamento narrativo e affabulante.
Le atmosfere prodotte sono molte volte grottesche nella loro visionarietà con le loro suggestioni da onirismo purgatoriale.
Le descrizioni sono molto intense e in esse si evidenziano densità metaforica e sinestesica.
Alta la poesia Lilith, tratta da La seconda farfalla e il fuoco, nella quale sembra rivelarsi un virtuale osservare situazioni da parte dell’autore, esemplificato in immagini poetiche.
Qui è affrontato il tema della metamorfosi quando la dodicenne amazzone con le fosche brachesse dell’incipit, che invita il poeta a venirsi a coricare con lei, nella chiusa si trasforma in una vecchia sdentata.
Alcuni componimenti hanno per oggetto una tematica religiosa come Età del corpo, tratta da Atropo dei giorni, libro nel quale si manifesta l’universalizzante coercizione del tempo.
Nella suddetta composizione in forma di monologo l’io – poetante molto autocentrato s’identifica in Gesù tradito e crocifisso, un Cristo sui generis che ha vissuto a carponi in branchi di sciacalli e che si è rincantucciato nelle tane dei rettili. Paradossalmente è un Cristo guidato dallo spirito del male, dato sconvolgente e provocatorio. Ed è un Cristo che ha visto nudo nel Tempio il corpo della donna, bella immagine trasgressiva sul filo del binomio erotismo – misticismo, estremi che si toccano.
Non a caso nella concezione cristiana Gesù è la Parola, il Verbo incarnato e bene s’intonano, s’inseriscono, la sua raffigurazione e la sua presenza in poesia, perché la stessa poesia è fatta di parole.
Si riscontrano spesso nei componimenti mistero, sospensione e magia legati ad un senso di precarietà.
In Teofagia, tratta da Corporis Verbum, il tu è Dio e la fisicità si fa voce attraverso i sensi che affrancano il corpo e il poeta non possiede null’altro per invocare. Proprio attraverso il percorso dei sensi si arriva al grido primo della nascita in un’esistenziale diacronia.
Il termine teofagia designa la consumazione di una vittima sacrificale di carattere divino e bene si adatta ai contenuti e alle atmosfere della poesia.
Si tocca quindi la tematica religiosa della mistica corporea essendo il poeta concentrato soprattutto sulle sue sensazioni fisiche, sulla sua propriocezione, che vengono prima del pensiero nel dualismo corpo – mente.
Nell’esteso componimento sono presenti delle strofe in corsivo nelle quali ci si rivolge ad un tu presumibilmente femminile al quale viene chiesto di ripristinargli proprio la forma del corpo.
I componimenti sono pieni di mistero e hanno venature neo orfiche e in essi la mera fisicità proviene da un corpo cogitante.
Tra le immagini, che scaturiscono da un inconscio controllato, si stabiliscono spesso connessioni e a volte viene toccato il tema dell’epica del quotidiano.
In altri casi le icone si dispiegano con una suadente dolcezza evocativa attraverso una forte eleganza formale.
Con il loro andamento notevolmente ritmico i versi sgorgano con naturalezza, senza il minimo sforzo apparente, e nello stesso tempo, sono concentratissimi e avvertiti nella loro icasticità. Queste caratteristiche rendono irripetibile un’esperienza che diviene un vero unicum non solo nella letteratura greca contemporanea.
*
Raffaele Piazza


venerdì 20 ottobre 2017

POESIA = LIDIA PAOLA POPOLANO

"E invece"
Ho smesso di dare per scontata la mia vita
come se il fatto di essermela sudata
mi desse il diritto di averla a mia disposizione
come se il fatto di averla accudita e curata
mi rendesse sempre capace di darle una direzione.
Non do più alcunché per scontato e invece ...
ho perso l’ordine, ho perso la vergogna
ho perso la pettinatura, l’eleganza e anche la piega della gonna
ho smesso i sogni, ho smesso i rimpianti
ho ritrovato i miei riccioli, il sorriso e i colori vibranti
ho indossato la malinconia, le aspettative trepidanti e la timidezza
ho ritrovato il piacere del silenzio, dell’ascolto e della tenerezza
ho imparato ad ascoltare i tepori, ad assaporare gli scricchiolii
e ad amare l’imprevedibilità della natura
lasciando una volta per tutte il pianto della sconfitta, le recriminazioni per gli errori
e soprattutto la terribile abitudine alla paura.

Roma, aprile 2014
*

"Desideri"
I miei desideri sono come bolle di sapone
scoppiano appena salgono alla mente
troppo simili alla ricerca di qualcosa perduto
che so bene non tornerebbe, perché immaginato.
Meglio non stare troppo a rimuginare,
meglio restare con i piedi a terra
fermarsi al piacere del presente
e alla infinitesima e concreta tensione
verso ciò che è vicino e realizzabile
meglio circondarsi di molte di queste
infinitesime e infinite gioie tutt'intorno.
Loro si rinforzano l'una con le altre
loro sono sinergiche e potentissime.
Sono colorate e animate.
Sorridono, ti prendono,
ti danno coraggio e voglia di vivere
più di qualunque vago e vacuo desiderio
e, soprattutto, sono più brillanti
se vissute insieme agli altri.
Le gioie hanno bisogno di compagnia.

Trapani -agosto 2014
*
Lidia Paola Popolano

giovedì 19 ottobre 2017

POESIA = RAFFAELE PIAZZA -


"Alessia e l’altana per l’azzurro"

Azzurrità mattinale per ragazza
Alessia sull’altana protesa verso
del cielo le cose a vestirsi Alessia
di quel celeste che arriva fino
all’anima. Nuvole grandiosa
di pioggia annunciatrici per Alessia
nel ricominciare nel nuovo
giorno a tessere la vita su
delle ore il telaio. E il velario
dell’aria resistente abbraccia
la scena prima della telefonata
dell’amato. Esce Alessia dal suo
film ed entra nell’esistere.
*

"Alessia esce con Paolo"

Appuntamento a via dei Mille
con l’amico Paolo per Alessia
(gli piacerò? ci proverà visto
che ha la macchina e il Parco
Virgiliano dove farlo è vicino?
mi toccherà? se lo sapesse
Giovanni mi lascerebbe subito).
Trepida Alessia attende un po’
bagnata e guarda l’ora: le 18
e con tempismo la Ferrari
appare e scende Paolo
sportivissimo sotto un cielo
di ottobre che ha qualcosa
di paradisiaco. Emozionata
Alessia entra nel bar con Paolo
e vede che le guarda i seni
rotondi e ride.
Poi tutto il tempo parlano di poesia.
*

"Alessia esce con Veronica"

Napoli d’ottobre di fiorevole
sole, tepore a entrare nell’anima
di Alessia partendo da Piazza
Trieste e Trento con Veronica
nell’attraversare Via Chiaia
dalle vetrine eleganti: vede
un jeans rosapesca Alessia
e una camicetta blu elettrico
e chiede se sono belle per l’amica
(così gli piacerai molto sarai
sexy, Alessia). Entrano e Alessia
prova nello spogliatoio gli
indumenti come nuvole a coprirla,
Alessia – cielo. Si riveste
al colmo della grazia Alessia,
€ 70 paga alla cassa ed esce.
Poi al bar le amiche a farsi
confidenze (a che età, Alessia,
l’hai data per la prima volta?
È stato magico?). Non risponde
e vivace ride ancora Alessia.
*

"Alessia esce con Virginia"

Napoli, via Roma, ad accogliere
Alessia fresca del bagno di mare
con il sale addosso che a Giovanni
piace nell’incontrarsi con Virginia.
Sedute al bar le amiche. “Alessia, dice
Virginia, io non ho mai baciato,
nessun ragazzo mi ha vista nuda
e mai ho fatto sesso e il mio
unico fidanzato mi ha lasciata.
Ho fatto male, Alessia?”
Alessia risponde: “Secondo
il mio confessore hai fatto male,
ma non preoccuparti troverai
un altro partner perché
sei bella e sexy”.
Piange Virginia e abbraccia Alessia.
*

"Alessia e la tenerezza di Mirta"

Attimo tra la solitudine al bar
e di Mirta l’apparizione. Tutta
d’attesa una vita in un battere
di ciglia per ragazza Alessia.
Arriva Mirta e sorride e dice:
non essere turbata, Alessia:
non ti lascerà!!! Piange
Alessia come una donna
ragazza acqua e sapone
senza trucco. Mirta l’abbraccia
e ripete: non ti lascerà!!!
Squilla di Alessia il telefonino
È lui è lui è lui. E dice: non
piangere, Ale, ci vediamo
stasera!!! Poi sullo scontrino
(ha pagato Mirta) Alessia
scrive una poesia.
*

"Alessia e le rose selvatiche"

Il luogo per Alessia ragazza
è la Valle dei Re, nell’inalvearsi
nel sentiero a prendere gioia
dai verdi del prato dagli occhi
azzurri all’anima. Ossigeno
per Alessia nello scorgere
delle rose selvatiche le
forme a destarle pensieri
di stupore. Si addentra Alessia
nel posto vegetale e guarda
il mare dall’incantato belvedere
giocare con un cielo di
carta velina tra nuvole grandiose
di fine ottobre senza pioggia
sottesa a mistica felicità
(lui non mi lascerà mai
come ha detto Mirta).
Si ricompone il sembiante
serale, firmamento infiorato
da Venere e le stelle altre
e luna ostia di platino.
Accade ancora la felicità per
Alessia che scrive una poesia.
*

"Alessia esce con Francesca"

Sera delle vetrine di via Chiaia
di luci scintillanti per Alessia
e Francesca levigate dall’amore.
Al Bar Celestiale le ragazze e
prende una coca cola ragazza
Alessia ghiacciata per l’anima
di 18 grammi. Silenzio d’argento
nell’aria di fine ottobre
lontane le porte dell’inverno
e di gennaio il mese del nevaio.
Beve un’aranciata Francesca
sorridente e ad Alessia dice:
vedi che Giovanni non ti lascia.
Pensa Alessia alla storia dei baci
*

"Alessia esce con Antonella"

Rosavestita Alessia nel camminare
non in prove di esistere o di danza
per Via Crispi per l’appuntamento
a Piazza Amedeo con Antonella.
È bella la vita, pensa Alessia ragazza,
perché lui non mi lascerà mai,
come ha detto Mirta. Davanti
all’edicola occhi negli occhi le
fanciulle e poi si abbracciano e ridono
felici. Ho superato di matematica
l’interrogazione con 7 dice Alessia
e Antonella si è diplomata in ragioneria.
Sedute al bar della stazione a bere
coca cola le anime a rinfrescare chiede
Antonella: Alessia, tu e Giovanni
fate tutto? Non risponde e ride Alessia.
Urla un gabbiano: attenzione!!!
*

Raffaele Piazza