Antonio Spagnuolo – "Istanti o frenesie" - Puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 57 - € 12,00
Antonio Spagnuolo è nato nel 1931 a Napoli dove vive. Poeta e saggista.Redattore negli anni 1957 – 1959 della rivista “Realtà”, diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso, ha fondato e diretto negli anni 1959 – 1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive letterarie”. Condirettore della rivista “Iride”, fondatore e condirettore della rassegna “Prospettive culturali”, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza” Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesia, per le quali ha riportato molti prestigiosi premi, e varie opere in prosa. Ha curato diverse antologie ed è presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali. Collabora a periodici e riviste di varia cultura. Attualmente dirige la collana “Le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna “poetrydream” in internet. Tradotto in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo, rumeno. Della sua poesia hanno scritto numerosi autori tra i quali A. Asor Rosa nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” (Einaudi).
"Istanti o frenesie", la raccolta dello storico poeta napoletano di cui ci occupiamo in questa sede, non è scandita e potrebbe essere considerata per la sua unitarietà stilistica e contenutistica un poemetto.
Tutti i componimenti hanno un titolo tranne quello a pagina undici che è denominato nell’indice con il suo primo verso Porfido il sangue a scoprire l’interno.
Qui il porfido, roccia eruttiva, che può diventare pregiato materiale ornamentale, diviene, associato al sangue, simbolo della vita, di eros e thanatos.
Si potrebbe affermare che questa poesia ha un carattere programmatico nel suo diversificarsi dalle altre proprio per la mancanza di titolo.
Il libro presenta una postfazione di Ivan Fedeli esauriente e ricca di acribia.
In primo luogo si deve mettere in evidenza nelle composizioni di "Istanti o frenesie" la stabile presenza di un tu che è identificabile nella compagna di vita del poeta scomparsa, che è al centro di tutta la sua recente produzione con la sua presenza riattualizzata e la sua assenza.
Una venatura di vaga dolcezza nella dizione icastica e acuminata, magistralmente orchestrata, pare essere una componente nuova nel poiein di Spagnuolo in questa raccolta.
È importante chiedersi perché il poeta nel titolo abbia scelto la definizione temporale di istanti e non di attimi o momenti, vista la sottile differenziazione tra i tre termini.
Il poeta evoca atmosfere cariche di pathos che sono lievissime e leggerissime quando solo la forza della parola poetica detta con urgenza riesce a mutare il dolore in gioia lunare, notturna.
Fortissimo lo scarto poetico dalla lingua standard ma rimane la chiarezza in andamenti cristallini.
Spesso la vena è affabulante nella magia luminosa dei vocaboli e fortissima è la densità metaforica e sinestesica.
Si registra una musicalità dei versi tra accensioni e spegnimenti, versi che sono raffinatissimi e ben cesellati nella loro inconfondibile maniera.
In ogni incipit le poesie decollano sulla pagina per poi planare con maestria nelle chiuse.
Come dal nome dell’opera si ritrova una frenesia nei versi debordanti ma sempre controllatissimi a livello formale.
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Raffaele Piazza
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