lunedì 20 febbraio 2012

Segnalazione volumi = Catri

Franca Maria Catri : “La rosa afgana” – ed.  Gazebo – 2009 – pagg. 44 – s.i.p.

Poeta di antica militanza Franca Maria Catri continua a sorprenderci per una personale e suggestiva scrittura, ricca di colori e suggerimenti, che la distinguono in ogni  intervento.
Il superamento originale delle dissolvenze, magma profondo della sua poesia, dilata in “movimenti” e “ritmi”, trasformando la creatività in misure dell’umano, fertile coinvolgimento di un ascolto attento e sorvegliato degli accadimenti.
“…più luce amore mio/ bisognerà dunque strappare/ al vento al bicchiere alla rosa/ che ancora cola innocente rosso/ come se fosse il sole/ vacilla/ il chiaro dell’andare di noi/ la folla caduta in un’onda triste/ oltre il magro abitare orlato di fumo/ amore mio adesso/ che tutto è aperto arresa/ menzogna di ferro e polvere/ adesso è il passo/ come ogni segno che sia chiaro e forte/ fino all’esplosione del cristallo/ traccia la rosa grande di cuore/ il luogo dell’incontro/ l’andare vegetale del sentiero/ verso l’irrisolta allegria/ o quanto di giusto/ il cuore sopporta…”
Condensare, armonizzandosi in partiture musicali ove oggetti e figure esistenziali vengono scandite in esperienze concrete, condensare e contemporaneamente conferire alla parola quella energia necessaria al senso della favola e della metafora che richiami i segni capaci di detergere le ombre e reinventare il verso.
“…vedi come sillabe opache/ si sciolgono sui muri/ spogliano i rami di ogni allegria/ nessuna erba di campo/ cresce sul verbo/ illeggibile seme-/ sazia il vuoto di scena/ un ciuffo di canne gialle/ o il saluto dell’albero in fuga/ sull’onda di uno sguardo/ o di un respiro…”
L’occasione gioca nella molteplicità delle apparenze ed aggiunge elementi di riflessione, a volte per una strana fascinazione delle immagini , a volte per una sorta di soglia del nulla che apre all’improbabile. Tutto d’un fiato esplorazione e conclusione magicamente stabiliscono un rapporto con il tempo e la l’infinito che ci lascia delicatamente sospesi.

Antonio Spagnuolo

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