(Poesia d’occasione)
ODE AL MARE E AI POETI VAGANTI
*
Fosse il mare l’occasione migliore
Per dare un taglio a questi affanni rovinosi
Per affrontare a viso pieno la burrasca degli anni
E del gioco crudele dei ricordi
Sceglierei di partire sul tavolato salmastro del Kon Tiki
Senza conoscere mete suggerite né tantomeno plausibili obiettivi
Riconoscibili da una ragione che tenta l’infinito
Senza speranze di penetrarne il nome che non è
Vagando, a lume di naso
Sugli inclinati piani di un’assoluta meraviglia
Per lasciarmi stupire ogni volta
Da miraggi di terre emergenti
Da luminosi lungimiranti segnali
Di visi, volti, popoli, profumi, sensi incantati
Di nostalgie tenerissime e improvvise.
Sciogliersi, fluire, perché no, lasciarsi andare
Al freddo o caldo senso di un umido ancestrale
Come Martin Eden che dall’oblò della notte
Sprofondò nel buio senza più parole
Senza ritorno, senza più santi in paradiso
Senza neanche l’illusione di ipotetiche reincarnazioni
Tali da giustificare eventuali pentimenti finali
Senza ne’ bene e ne’ male
Solo lievi, impercettibili correnti
Fredde o tiepide come amniotici richiami
Onda su onda, e sotto
L’ombra mobile di una presenza antica (oscura)
Perduta testimonianza
Di ciò che è stato e che sarà.
I poeti hanno col mare un rapporto speciale
Privilegiato, si potrebbe ipotizzare
Forse perché inseguono mete, isole sperdute
Vissute nei sogni inappagati
Come inutili chimere e sonnacchiose
E partono, partono senza sapere
Quale sarà l’approdo, l’ultima Thule
Ansiosi di messaggi sovrumani, appesi al filo tenue
Di un’avvolgente solitudine amica
Stelle comete in cerca del loro salvatore
Eroi senza tempo senza rancore
Ingenuamente affezionati a parole insufficienti
A raccontare il turbinio dei loro sensi.
Per questo amano lasciarsi affascinare
Dal movimento incessante dell’acqua
Madre unica (per noi terrestri)
Di biologiche storie (per noi) legate al fato
Di millenarie sofferenti agonie
E preferiscono riconoscersi in pochi, lasciando segnali
Al tempo indifferente
Ai troppo umani tentativi
Di impedire
Che le cose siano così come sono
Fragili, a volte indecisi, imbarazzanti
Nella loro sostanziale ingenuità
Caparbiamente attaccati
All’unico minimo comun denominatore
Di quell’insopprimibile anelito a voler cavalcare l’infinito.
I poeti si ritrovano all’alba e al tramonto
Perché vogliono fare il punto della situazione
Si parlano si cercano si scambiano occhiate
Gratificati comunque dal fatto che qualcuno li starà a sentire
Cosa non facile, dato il freddo di quest’epoca infame
Dove assai poche sono le anime assetate
Di trovare finalmente una qualche via d’uscita
Alla volgarità di un’esistenza banale
Alla pochezza degli estratti conto e delle leggi di mercato
All’andirivieni delle grigie figure di potere
All’inutile chiasso di pulsioni virtuali
Subliminalmente affioranti nella melma appiccicosa
Delle perdute stagioni che ci tocca affrontare.
Altre acque, altri mari vorrebbero solcare
Gli improbabili battelli e le scialuppe incatramate
Di questa strana inattuale genìa
Di poveri cristi, poeti vaganti sul mare
Delle notti faticose, abitate
Dai ridicoli folletti delle occasioni perdute
Perché si lasciano travolgere dagli eventi
E non possono reagire
E in altre certe occasioni non sanno che fare
Ripromettendosi di vivere oltre i versi, al di là delle parole
Consapevoli in fondo
Della loro sovrabbondanza d’amore
Che spesso li lascia smarriti
Alti, lassù
Nelle vertigini che troppo pochi saprebbero abitare.
Vorrei dirti
Ma non posso, non ne sono capace
Di quest’oceano ingordo che ci avvolge i pensieri
Della salsedine
Degli orizzonti andati a farsi benedire
Degli incontri fugaci, dei grilli parlanti
Dei venti dell’est, dello zenit, delle aurore boreali
Dei deja-vu, dei gesti quotidiani
Dei segni misteriosi, delle attese, dei risvegli improvvisi
Di questo viaggio
Che sembra non finire mai
Lungo le rotte
Che portano là dove continua a tramontare il cielo.
*
(Agnone – Tremiti – Agnone - Agosto 2006)
FRANCESCO PAOLO TANZJ
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Francesco Paolo Tanzj, nato a Roma, vive per scelta nel Molise, ad Agnone, dove ha diretto per anni i Readings di Poesia Contemporanea, con Luigi Amendola, Plinio Perilli, Dario Bellezza, Max Manfredi, Maria Luisa Spaziani, Alberto Bevilacqua, Antonio Spagnuolo, Giuseppe Jovine, Dacia Maraini, Sabino d’Acunto, Stanislao Nievo, Amelia Rosselli ed altri.
Ha pubblicato in prosa Elogio della Provincia (1999) e il romanzo Un paradiso triste (2007), e cinque libri di poesia: Aggregazioni (1974), Oltre (1995), Grande Orchestra Jazz (1996), Per dove non sono stato mai (2002), Oltre i confini - Beyond Boundaries (2008). Quest’ultimo è stato scritto a quattro mani con la poetessa londinese Jessica d’Este, con testo a fronte inglese-italiano, per un tentativo di comunicazione autenticamente europea e globale.
La sua ultima pubblicazione è la silloge antologica “L’oceano ingordo dei pensieri” Ed. Artescrittura, Roma 2012. Frequenti le sue incursioni nella multimedialità, di cui è testimone il CD video-poetico-musicale “Ad alta voce” (2001-2010), dove le sperimentazioni visive si uniscono alle elaborazioni sonore dei testi. Visitabili anche su youtube. - Per ulteriori notizie: www.francescopaolotanzj.it
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