IL MUSEO DELLE STATUE DI SALE
Siamo tutti ingabbiati
dentro vecchie fotografie.
Nessuno ci ha rinchiuso lì.
È che non ne siamo mai stati fuori.
E nessuno sa dove siamo ora
– non ne può certo saperlo –
perché non siamo da nessuna parte
(mentre siamo bloccati
dappertutto).
E ogni volta che apriamo gli occhi
per guardarci indietro
diventiamo statue di sale.
A ciascuna corrisponde
un’istantanea
in bianco e nero
del tempo granitico.
Al posto dell’album,
un altro sogno,
i ricordi improvvisi.
Ogni momento della nostra vita
si ferma
e si congela per sempre
da qualche parte,
mentre noi crediamo
ingenuamente
di andare avanti.
C’imbatteremo in questo avanti, sì,
ma tra le cose del passato,
in fondo a un cassetto pieno
di oggetti inutili
che non si buttano via.
Una sorta
di presente continuo
ci perseguita.
Una vetrina di eventi,
un fornito museo
di cose vissute,
le bancarelle
dell’antiquariato dell’anima.
Arcaiche passioni
senza riposo
non conoscono oblio
né tregua.
La morte gli è interdetta
come ai vampiri.
Fanno atroci apparizioni
nella notte.
Atterriti,
sgomentati,
tentiamo sempre
le stesse vecchie suppliche
infruttuose:
Anima mia sovraffollata,
caotico spirito,
come chiedere silenzio
alle tue moltitudini?
Come convincerle
a disperdersi,
a nascondersi
in una crepa
dell’eternità?
Come ottenere da loro
una sola notte
senza sogni?
O un solo giorno
che non si sdoppi
nei trentamila giorni
di una vita intera?
*
(Lucca, 2 e 3 ottobre 2006)
*
LE AFFINITÀ ELETTIVE
Perché i miei amici
mi amino di più
forse dovrei smettere
di scrivere di loro
(o di scrivere qualunque cosa).
Perché mi amino
follemente,
e in modo incondizionato,
dovrei solo
abbandonare la terra natale,
cambiare lingua,
rinunciare alle donne giovanissime,
cambiare idee su tutto,
rassegnarmi al libero mercato,
alle cose così come stanno,
smettere di bere,
di fumare checché sia,
dovrei smettere di criticare
i personaggi noti,
dormire meno,
e lasciare perdere
le delizie del sesso.
Sapessi come mi amano
i miei amici!
(so che potrebbero
amarmi anche di più).
Dovrei solo stare
attento a non polemizzare,
a non fare piccoli sgarbi
(né a loro,
né a nessuno),
a non dire di no,
a non contraddirli mai,
a non svelare mai
le loro bugie
(ma sono tante...
come faccio
a ricordarle tutte?).
Ah, gli amici,
tesoro di questa terra!
Che privilegio
averli sempre intorno,
e sopra e sotto e dentro.
Bisogna indovinare
i loro desideri
più nascosti,
i loro capricci,
i loro pregiudizi,
per fare sì
che riscaldati, rassicurati,
cresca sempre il loro amore.
Sarai tu poi il fortunato
lago dove sfociano
tanti fiumi
col loro possente affetto
a premere contro gli argini.
Ah, gli amici!
Che orgia
di opinioni,
quante minacce velate
dietro i loro consigli,
quanto abbandono
nel loro silenzio deluso.
Perché mi amino di più,
questi miei amici,
farei qualsiasi cosa.
Persino quello che
non oserebbero mai chiedere:
Porterò ogni mio minimo
al suo massimo.
Che bella soddisfazione!
E come saranno contenti!
*
(Lucca 6 maggio 2005)
JULIO MONTEIRO MARTINS
Julio Monteiro Martins nasce nel 1955 a Niteroi, nello stato di Rio de Janeiro (Brasile). Si dedica alla scrittura fin da ragazzo e già nel 1976 pubblica i primi racconti. Nel 1979 partecipa allo International Writing Program della University of Iowa (USA), ricevendo il titolo di Honorary Fellow in Writing, e per un anno insegna scrittura creativa al Goddard College (Vermont, USA). Continua poi l’insegnamento presso la Oficina Literária Afrânio Coutinho (Rio de Janeiro), dal 1982 al 1989, e in seguito in Portogallo, presso l’Instituto Camões di Lisbona (1994) e presso la Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro (1995). Dal 1996 insegna all’università di Pisa, dove attualmente tiene il corso di Lingua Portoghese e Traduzione Letteraria. Dirige inoltre il Laboratorio di Narrativa del Master di Scrittura Creativa, presso la Scuola Sagarana di Lucca. È fondatore e direttore della rivista culturale Sagarana (www.sagarana.net).
All’attività di scrittore e docente affianca un impegno attivo in campo politico e sociale. Nel 1983 è uno dei fondatori del del Partido Verde brasiliano, e successivamente, nel 1986, del movimento ambientalista brasiliano “Os verdes”. Nel 1991, avendo affrontato studi universitari di indirizzo giuridico, è avvocato dei diritti umani per il Centro Brasileiro de Defesa dos Direitos da Criança e do Adolescente (ONG), occupandosi in particolare dell’incolumità dei meninos de rua chiamati a testimoniare in tribunale, in seguito all’orrenda strage della Chacina da Candelária, nella quale una squadra di poliziotti in borghese uccise nel sonno a colpi di mitra bambini abbandonati che dormivano in strada a Rio de Janeiro.
La produzione letteraria di Julio Monteiro Martins comprende numerose opere sia in portoghese brasiliano sia in italiano, essendo quest’ultima la lingua attualmente preferita dall’autore.
apprezzo entrambe queste poesie, l'una una malinconica elegia, l'altra più ironica, entrambe così sentite e vere, che ciascuno di noi ci si ritrova ..Grazie
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