PARIGI -
Cara,
anche noi, come tanti, ha accolto
la magica Parigi delle lettere e dei poeti,
la Parigi che oggi magnificano,
prosaicamente su carta patinata
con fotografie tutte eguali,
i depliant degli agenti di viaggio.
Come i ben noti fidanzatini
(ma non portavo la bombetta),
ci siamo trovati abbracciati
nel silenzio serale di Place des Vosges
e conservo alcune tue fotografie
sulla Tour Eiffel, tutta seria
nel tuo chanel di piqué.
Le per noi fatate rifrangenze
degli zampilli delle fontane
si spezzavano sotto i colpi di vento
della troppo vasta Place de la Concorde
Parigi, la mitica città delle luci,
per noi si cospargeva le guance
di belletto dal colore giallino
del suo pallido sole di primavera,
stendeva grasse pennellate di rimmel
violaceo sulle sue fascinose palpebre:
gli oscuri androni dei palazzi
sotto ai portici delle Tuileries.
Ma non ce ne siamo accorti:
eravamo in gita universitaria
e la notte si stava tutti assieme e
perciò assai presto abbandonavamo
gli amici e le strade rutilanti
ma per noi indifferenti,
tornavamo nelle disadorne camere,
lasciate libere per la Pasqua,
dell’Università (era di Paris neuvième?),
finalmente soli,
e aprire la tua camicia candida
e bere dal tuo seno di porcellana
e stringerci impazientemente
era la sola magia che chiedevamo.
Ci amavamo…
Eravamo a Parigi… forse …chissà?
Era il ‘63.
*
ALLA FONTANA
Susanna, alla fontana trattieniti, dolce,
ché leggero occulta il velo di seta
morbido la tonica tua sostanza,
duttile polpa di frutto maturo,
agli sguardi ma non alle mani.
Come umidi, tra le dita scivoleranno
gli impalpabili veli trasparenti,
dalla preziosa trama inesistente
o quasi, finché comparirà il grano,
torrido e fragrante, quale fresco pane,
delle elastiche pareti dell’armonioso
canion, che dalla gola conduce
tua chiara al luco oscuro e folto
e alla celata sorgente sulla quale,
pur se non vorrai, stanco s’inchinerà,
anche per quest’altra nottata,
nella sua preghiera il poeta,
al modo di vecchio viandante
con i liquori abbeverato,
che dalle labbra tue carnose e varie
secreti sono in preziose stille;
e domani, alla crescente luce dell’alba,
da quel rapinato nettare
le parole delle anime nostre trarrà.
MASSIMILIANO ACHILLE
*
Achille Massimiliano Chiappetti, nato a Rome il 3 giugno 1941, è professore emerito di diritto pubblico della Sapienza di Roma. Svolge incarichi pubblici e insegna attualmente all’Università Antonio Cusano. Ha pubblicato numerosi volumi e lavori scientifici.
Ha pubblicato, sotto il nome-pseudonimo di Massimiliano Achille, due volumi di versi: Topas (Tracce, 2004) e I tempi del Tempo (Lepisma 2006). I componimenti qui pubblicati sono estratti dal terzo volume che è in procinto di essere dato alle stampe (“L’essenza del presente”). Sue poesie sono state pubblicate su diverse riviste letterarie e su “Il Tempo” di Roma. Ha tradotto in francese l’opera poetica di Camillo Sbarbaro.
Su di lui hanno scritto Giorgio Bàrberi Squarotti, Dante Maffia, Salvatore Reina, Gino Rago, Antonio Spagnuolo, Carmine Chiodo, Eugenio Nastasi, Luca Benassi, Fortuna Della Porta, Maria Cardi, Francesco Dell’Apa, Edelfa Salvaneschi.
Nessun commento:
Posta un commento