MARCO GIOVENALE : “In rebus” – Ed. Zona 2012 – pagg. 75 - € 10,00 ---
Sarà stato Marco Giovenale il miglior fabbro della nascente post lirica italiana ? Ottima domanda per chi volesse avviare note di lettura su “in rebus”, questo il titolo esposto in copertina,non un libro che parla di chambres des merveilles o le rappresenta, vuoi per descrizione o mimesi,ma le produce,e parla da queste rimarcando la domanda lacaniana fuori moda che recita:da dove parli?-la schematica nota di Balestrini potrebbe indurre a credere,in chi non leggesse l’opus, che si tratti dell’ennesima folie Baudelaire,e ovviamente Benjamin e Debord impostata sull’immane raccolta di merci e sulla spettralità di queste,ma c’è dell’altro,ed è l’inaudita possibilità che tutto ciò,l’infinita e travolgente fantasmagoria dell’esserci delle cose e dell’esser noi cose nelle cose,si ponga come materiale poetico,capace di inventare quindi il lettore,come pare accada in certi progetti concettuali,procedurali,e nella prosa in prosa;qui però la presenza di strategie metrico-sintattiche assai avvertite fa in modo che il punto di incontro si collochi dentro la poesia. Sconsigliabile dimenticarsi che m.g. abbia tradotto John Ashbery e Emily Dickinson insieme ponendosi fra i maggiori cultori della sperimentazione asemantica,dell’action e della loose writing. Sono remoti(rimossi) i marcatori del poetico quali si è abituati a trovarne nei cascami del mito modernismo e nelle lallazioni del neolirichese, ma non se ne sente la mancanza. Per me arduo,non so quanto pertinente non richiamarmi a certa de narrazione alla Mark Strand o,su altri versanti,alla Francis Ponge.Leggo nella poesia e tento di decifrare(come diceva Lezama).(Ogni bellezza è una festa e la sua intenzione è la generosità,aggiunge Borges).E serva a rammentare che qui,non solo sul piano (uno strato o livello irrinunciabile,comunque) dell’estetica letteraria è di bellezza che si espone la natura prima ed ultima della cosa. Una lettura della ininterrotta esegesi che fece Garroni della terza critica aiuterebbe moltissimo,nell’attuale temperie di ontologie spicciole e grossolane e di richiami e ritorni ad un’ ordine definitivamente tramontato.
RICCARDO CAVALLO -
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