giovedì 6 settembre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = CARLA BARONI

CARLA BARONI : “CANTI D’AMORE PER SAN VALENTINO” --Panda Edizioni, Padova - 2012
È davvero una bella avventura l’incontro can la limpida e fascinosa poesia che percorre e anima "Canti d’amore per San Valentino", l’ultima pubblicazione della scrittrice ferrarese, e il cuore e la mente si affidano all’onda di un canto vibrato e commosso, carezzevole e dolce.
Si tratta di un’opera monotematica, una sorta di “de amore” per intenderci (ma qui Andrea Cappellano non c’entra nulla), dove cioè già il titolo determina l’oggetto poetico e ne delimita idealmente i confini. E l’amore, sentimento antico e universale, delicato o squassante, carezzevole o feroce, qui s’accampa in un’ampia gamma di aspetti e di variazioni, di forme e di intensità: c’è l’amore che oscilla tra salvezza e perdizione (“E quando io cadrò tra le tue braccia / non saprò mai se questo accadimento / sarà frutto di Dio o del Maligno / per guidarmi nell’Eden mio terreno / o per futura eterna dannazione”); quello vissuto come remissione condiscendente ai desideri dell’amato ( “… ma poi ubbidisco presa dal tuo vortice / voglioso di ben altro che sospiri.” E ancora: “ Dimmelo caro, come vuoi sarò. / Sarò strumento sotto le tue dita / che canta al mondo la felicità.”); quello, un po’ idillico, inteso come approdo a rive serene, al “profumo degli orti”, a un’appena accennata ma soffusa sensualità. L’amore, poi, può avere la bellezza e la purezza del diamante (“Diamante mio purissimo…”) ma anche uccidere come il veleno ( “…uccide come colchico o cicuta”); oppure può essere sconvolto dalla gelosia (“… son divorata dalla gelosia / e nutro propositi omicidi / verso di te e le altre a te d’attorno.”) ma anche condito di sottile e giocosa ironia (“Sette righe per te mio primo amore /…/ anche se non ricordo chi tu sia /…”). In ogni caso, però, esso è necessariamente precario e transeunte ( “Nulla rimane eterno…”). Per di più “Cupido gioca a carte / quando scherza coi fanti e le regine / e non guarda se sono quadri o fiori / preso com’è a strapazzare i cuori”. Da qui la violenta apostrofe che connota una ribellione forse anche impotente: “Non ridere fanciullo maledetto / se la donna di picche s’innamora…”
"Canti d’amore" accoglie 48 brevi componimenti, compresi in massima parte tra i sei e i dieci versi, con poche eccezioni che mai comunque eccedono i quindici versi. La spiegazione di tanta brevità sta nella necessità, da parte della Baroni, di circoscrivere e isolare il momento poetico nella sua irripetibile essenzialità e assoluta peculiarità, di fissarlo in una realtà metastorica. Peraltro la forma metrica e il numero esiguo dei versi di questi componimenti, ma anche l’argomento, ci richiamano alla mente il madrigale, antica forma poetica schiettamente italiana ormai desueta, formato da due o tre strofe tristiche e da uno o due distici finali, naturalmente di endecasillabi. E, non certo casualmente, quasi tutte le liriche della raccolta di Carla Baroni rientrano tranquillamente in questo schema. Così la poetessa ferrarese ci offre la sua poesia in una sorta di madrigale moderno, che fa quasi sempre a meno delle rime, ma che, dell’antico e petrarchesco, conserva il ritmo dell’endecasillabo, il tema amoroso, l’indole musicale, qualche sfondo o spunto idillico-naturalistico.
L’amore, dunque. Il trionfo dell’amore. Eppure questo amore e il suo oggetto sembrerebbero essere, nonostante tutto, molto poco “fisici”, reali, oggettivi; anzi piuttosto immaginati, carezzati, sospirati, idealizzati, sognati. Per di più, talvolta, qualche accenno ironico induce a dubitare se per caso la penna della scrittrice non stia in qualche modo anche giocando con questo sentimento fino a sorriderne. Anche Nazario Pardini, nella sua attenta e circostanziata prefazione, si sofferma su questo aspetto: ” … l’amore, visto e trattato con quello sguardo sarcastico, ironico e dissacrante, ma estremamente appassionato…” Ecco, il prefatore ha ragione e indovina anche l’ultimo aggettivo, perché senza passione non c’è né arte né poesia. E neppure vita.
Scorrendo le liriche di questa snella silloge si è colpiti dalla sapienza verbale e versificatoria: si noti, per esempio, come “danza” il seguente endecasillabo ad andamento prevalentemente dattilico “…rubandole al Cantico dei Cantici”. Peraltro è proprio l’endecasillabo il verso preferito dalla Baroni: sobrio,armonioso, ampio, musicale.
La notazione finale è che ci troviamo di fronte a una poetessa di profonda umanità e di grande bravura, abile a cogliere e rappresentare ogni aspetto della sua sensibilità, resa ancora più acuta e vibratile dalla lezione della vita; sensibilità e abilità che le consentono di esprimere in poesia ogni parte del suo percorso esistenziale per ridurlo a condizione universale attraverso lo strumento creativo. E d’altra parte il buon numero di pubblicazioni di opere poetiche -tutte monotematiche- testimoniano l’articolata avventura umana e artistica di una donna sempre pronta a mettersi in gioco e a dare il suo contributo di ricchezza creativa alla poesia contemporanea.
PASQUALE BALESTRIERE ---


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