venerdì 12 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = RIENZI

ALFREDO RIENZI – “La parola postuma” (Antologia e inediti)
puntoacapo editrice - Novi Ligure (Al)- 2012 - pagg. 127 - € 13.00

Alfredo Rienzi, l’autore del libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Verona nel 1950 e vive a Torino; è autore di numerose raccolte di versi..
La parola postuma è un testo composito e presenta una prefazione di Giorgio Linguaglossa e, nella parte finale, uno scritto di Mario Marchisio intitolato Alfredo Rienzi, un poeta esoterico.
Il libro è accuratamente strutturato a livello architettonico; si riscontra un’eterogeneità di stile nelle parti che costituiscono la raccolta, estrapolate dai vari volumi del poeta; nella sezione finale incontriamo anche diversi inediti del nostro, che ci danno una compiuta idea delle sue poesie più recenti, più in limine.
Notiamo, nella poetica di questo autore, spesso l’accadere di epifanie nelle quali la parola, i sintagmi, si trasfigurano per accensioni e spegnimenti e i versi procedono per accumulo, spesso in lunga ed ininterrotta sequenza, piuttosto che per frasi staccate.
I componimenti della prima sezione sono tratti da Il costo della sopravvivenza, 1994 e la poesia eponima di tale parte ha un carattere programmatico.
Le strofe che la compongono sono ben levigate e cesellate; in essa si riscontra una forte musicalità dei versi, raggiunta attraverso un ritmo leggero e cadenzato.
C’è grande chiarezza nel dettato, una forte icasticità e una notevole eleganza formale e il tono è magico e ricco di sospensione nell’ ordine del discorso.
Si ritrova una certa crudezza nei sintagmi che l’autore produce, elemento costante nella sua poetica.
Il costo della sopravvivenza,è una poesia composta da tre strofe: nella prima si ritrova chiaro ed evidente il discorso della crudezza, presente in questo autore, della quale sopra si diceva: Rienzi scrive che il costo della sopravvivenza reclama spietato il saldo continuamente al flagello di carni e coscienza rinserrando mascelle: è una scrittura incisiva e quasi gridata, che dice il maggiore male possibile esprimendo l’idea del flagello di carni, legato, appunto, come dal titolo, ad un forte desiderio di sopravvivenza: sopravvivere a che cosa? Questo non viene espresso, ma continua nella seconda strofa a serpeggiare il tema nel male, commisto a quello del dolore, quando viene detta l’indifferenza come coltre su un bambino malato e nudo, posseduto e perso. Nella terza strofa si trova una luce, una vaga forma di riscatto da questo buio plumbeo quando vengono detti minuetti luci e comete sul fondo del pozzo. Pur dicendo eventi tragici in Rienzi c’è una possibilità di riscatto, una agognata idea di salvezza dal male, un varco, per dirla con Montale.
Nella seconda scansione tratta da Simmetrie, 2000 possiamo leggere la sezione Nigredo, strutturata in quattordici poesie.
I componimenti che compongono Nigredo sono tutti centrati sulla pagina come dolci trivelle perforanti; sono caratterizzati da sospensione e fluidità. In essi l’autore descrive una natura rarefatto e assistiamo qui ad uno scrosciare liquido dei versi che si potrebbe vagamente paragonare ad acque fluviali. Il Nostro qui diviene in parte poeta della metafora vegetale, somigliando moto lontanamente a Camillo Pennati.
“Certe nebbie scendono a nascondere
i fianchi delle valli e le radure,
lungo strade e sentieri non segnati
sulle carte. Nascondersi e smarrirsi
è un’esigenza come tutte le arti.”
*
RAFFAELE PIAZZA


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