mercoledì 3 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = STEFANO VITALE

STEFANO VITALE: “Il retro delle cose” puntoacapo Editrice – Novi Ligure (Al) – 2012 – pagg 127 - € 13,00
Stefano Vitale è nato a Palermo nel 1958 e vive e lavora a Torino; ha pubblicato numerose raccolte di poesia, tra le quali ricordiamo La traversata della notte, puntoacapo, 2007.
Con Il resto delle cose l’autore si apre a nuovi orizzonti della sua poetica, raggiungendo una compiuta maturità espressiva.
Il testo, prefato da Gabriella Sica, è strutturato in quattro scansioni: quella eponima, Nato per caso, Il teatro della memoria e Movimenti naturali.
Come scrive la prefatrice già il titolo della raccolta suggerisce il rovescio da scoprire, il buio e il nascosto agguantati con “occhio sghembo”.
Non è d’altronde il nostro poeta della luce e della trasparenza se non raggiunta per vie tortuose e complicanze intermittenti.
Vitale, attraverso le sue parole compie una ricerca salvifica del vero senso.della Dalla sua poetica trapela il disincanto per il secolo passato, ma balenano anche rovine e macerie di epoche felici.
Quasi tutte le poesie sono strutturate in lunga ed ininterrotta sequenza e sono ricche di densità metaforica e sinestesica.
Solo le poesie della sezione eponima sono centrate sulla pagina e per la loro forma possono essere viste come trivelle dentate.
Quasi tutti i componimenti sono senza titolo e ciò contribuisce a dare al libro una certa unitarietà poematica.
Varie e composite sono le tematiche affrontate dall’autore ed è elemento costante nei versi una forte aggettivazione.
Uno dei temi ricorrenti è quello della quotidianità, ma non mancano riferimenti ad aspetti di tipo ontologico e riguardanti l’infinito. E’ presente una forte fluidità nell’ordine del discorso e assistiamo ad un vero e proprio scrosciare limpido dei versi.
Spesso i componimenti hanno un tono filosofico e molto scarsa è la punteggiatura: le poesie sono spesso caratterizzate da venature intellettualistiche..
Ci troviamo spesso a contemplare un vago naturalismo, come quando l’io-poetante è interanimato con gli alberi, e qui si assiste ad un vago senso di metamorfosi, di simbiosi, tra umano e vegetale.
Il retro delle cose, inteso da Vitale, è quello che si nasconde all’esperienza sensibile.
E’ presente un tono affabulante e notiamo una forte intensità nei sintagmi, una incisiva icasticità.
Ottimo è il controllo formale nei versi e le immagini sono evocative e suggestive: tutti i componimenti sono ben risolti. I versi sono irregolari e di diversa lunghezza.
Raramente le composizioni sono formate da strofe e sono quasi sempre connotate da una forte compattezza.
Nello scritto intitolata La tentazione ermetica di Gianluigi Matta leggiamo che l’oscurità e l’enigma affascinano il poeta. Stefano Vitale guarda a Stravinskij, nelle sue poesie si affrontano incomprensibilità e fascinazione, che il musicista chiamava dissonanza ed il poeta chiama poesia ermetica.
Le poesie di Stefano sono un enigma dove l’ombra di una soluzione può servire da parola chiave per svelare l’immagine poetica e rendere trasparente l’oscurità.
L’io poetante è fortemente autocentrato e la dizione è caratterizzata da chiarezza ed eleganza.
Un esercizio di conoscenza tout-court, quello messo in atto da questo poeta, nell’esplorare tutti i campi esistenziali. Le poesie, che procedono per accumulo, si stagliano ognuna sulla pagina, come singoli tasselli musivi di un insieme più vasto, fino a formare policrome forme.
Talvolta il poeta descrive immagini naturalistiche molto levigate e condensate.
Molto spesso è presente una riflessione solipsistica e c’è una forte dose di bellezza accattivante, che si rivela attraverso il giustapporsi dei sintagmi che compongono i vari componimenti.
Una discesa negli inferi, quella di Stefano Vitale, ma anche un emergerne attraverso una parola mai alogica e e a volte velata da una luce tenue.



Il retro delle cose
sono ombre e fili tirati
sciabole di luce e catene e prati
possenti ritratti di ombre tese
che mute avanzano nelle gabbie
di fari allineati occhi sgranati
di uccelli notturni immobili e inquieti
oltre il respiro della tenda rossa
che si apre e si chiude nel gioco di specchi
oltre le grigie pareti di nastri d’acciaio
insospettabili strumenti di tortura
governati da nascoste mani sapienti.
*
RAFFAELE PIAZZA

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