EPIGRAFE –
ti sei guardato distruggere, carne su carne,
brandello su brandello, come se non fossi
tu a distinguere il sangue che bolle dallo sfacelo.
e questo lo hai chiamato grandezza,
con la faccia di chi vede la fine:
quando sei solo il re delle cose,
l’imperatore della sofferenza.
– e se non ti basta, ecco il primo capello bianco, il decadere
del corpo: e l’anima, l’anima, e la mente che non molla –
ma sei fuori di ogni verità. presto ti accorgerai
che siamo davvero perduti, e la voglia ti passera
di giocare al soldatino caduto
per amore del niente.
*
IERI –
Anche tu hai portato la cravatta, Signore,
quando i lampadari rilevavano un’ infanzia a sazietà
e un pianeta di rimessa proteggeva i suoi figli
puntando su di noi la luce dei suoi fari.
Chi vive si macchia di peccato: ha la colpa di perdere
i fratelli. Vince i ricordi, si annaffia di realtà volentieri
chiama morsa l’abbraccio, bacio la corsa, meta la fossa.
Se ho visto farsi nulla i miei cari e se tu
hai permesso che cadessi nel letame,
non hai finito l’opera, non hai perso anche me.
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STELVIO DI SPIGNO
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Stelvio di Spigno vive a Napoli dove e nato nel 1975. E laureato e
addottorato in letteratura italiana presso l’universita “l’orientale” di
Napoli. ha scritto articoli e saggi su leopardi, montale, Gadda,
pavese, zanzotto, Claudia ruggeri e sulla post-avanguardia poetica
italiana, insieme alla monografia Le “Memorie della mia vita” di Giacomo
Leopardi – Analisi psicologica cognitivo-comportamentale (l’orientale editrice,
napoli 2007). per la poesia ha pubblicato le raccolte di versi Mattinale
(sometti, mantova 2002, premio andes; 2ed. accresciuta Caramanica,
marina di minturno 2006), Formazione del bianco (manni, lecce 2007),
La nudità (pequod, ancona 2010).
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