martedì 27 novembre 2012

RECENSIONE =UGO MAGNANTI

IL TRIDENTE E LA FANCIULLA - Inventario dei poeti relativi a Nettuno ed Anzio
a cura di Ugo Magnanti – con una nota di Angelo Favaro

Il presente testo costituisce una mappatura completa, un inventario dei poeti residenti a Nettuno ed Anzio.
Possono i luoghi esercitare un’influenza sui poeti che li vivono, determinando in misura maggiore o minore la forma della loro scrittura?
Non è questa la domanda che sottende le ragioni di questo inventario; i luoghi di per se stessi possono costituire delle occasioni per le poetiche.
Non per niente il mare che bagna Nettuno ed Anzio è uno dei temi più trattati dai poeti e dalle poetesse incluse nell’opera.
Scrive Ugo Magnanti nel brano introduttivo, intitolato Energia e purezza di un inventario, che il libro stesso trova le sue ragioni in una visione critica della poesia, nell’ambito del contesto dove essa si realizza, nel tempo in cui è calata, perché ogni scrittura poetica, senza ulteriori specificazioni, è già scrittura impegnata in quanto il suo semplice esercizio può esprimere, perfino in una sorta di purezza, qualche forma di resistenza a quei contesti pseudorazionalistici ed utilitaristici che angustiano i nostri tempi, ove la poesia appare inutile ai più, priva di valore, rimossa da un’attualità irresponsabile e marchiata da inesauribili distanze.
Il testo è corredato da suggestive fotografie in bianco e nero; ognuno degli autori inclusi è presente con due poesie e con una breve nota bibliografica.
Le varie poetiche sono molto eterogenee tra loro; questo libro è un modo per richiamare l’interesse della comunità, per concedere un altro tempo di riflessione, anzi di ragionamento, ai cittadini di due città che pure sono state più volte attraversate o sfiorate da una storia poetica alta, si pensi solo, per fare qualche nome, ad Antonio Ongaro, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Sergio Corazzini, Corrado Govoni e che oggi possono riconoscersi nella cognizione e nella persistenza di un’arte raziocinante, finanche con la a minuscola e di un’espressione del pensiero che può appartenere a tutti.
Così, attraverso la poesia, e attraverso un incontro tra coloro che scrivono in un “linguaggio non comune” con l’occasione di un evocativo inventario, si può addirittura, abbracciando una nuova condivisione, reagire ad un’attitudine spesso prodotta in questi luoghi dagli eventi, e cioè quella di una prospettiva laterale, quasi difensiva, che proviene da un passato fatto di continue e devastanti incursioni via mare, dai saraceni e dagli anglo- americani, e che forse ha generato una sorta di ripiegamento, una malia straziante per l’orizzonte marino, e una certa predisposizione all’isolamento, al disincanto, vissuta, in qualche circostanza, come distacco dal presente.
Nell’impossibilità di entrare nel merito delle singole scritture dei numerosissimi poeti inclusi, va segnalato che il denominatore comune di queste poesie è la loro alta qualità.
Le tematiche trattate sono diversissime e ogni autore presenta testi che vogliono divenire un tentativo di emersione dai mali della civiltà mediatica che ci assedia.
RAFFAELE PIAZZA

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