NINNJ DI STEFANO BUSA'- ANTONIO SPAGNUOLO : L'EVOLUZIONE DELLE FORME POETICHE - Ed. Kairòs 2013 - pagg. 785 - € 20,00 -
In nome della differenza e a cavallo di due secoli due millenni
Un’antologia che chiama a raccolta poeti a centurie ----
Se la cultura non si mangia, come diceva qualche annetto fa un ministro italiano tutto concretezza dalla testa ai piedi o viceversa, la poesia è fatta per provocare anoressie. Se la si ascolta e, soprattutto, se la si accoglie nella propria vita, ci si espone a rischi da border-line: uno perde il genio di far parte dei greggi comuni e di adeguarsi ai loro riti e miti mangiatorii, bevitorii, etcetorii. Chi legge è avvisato. Poi, non si vada lagnando con la gente.
Nonostante gli avvisi, tuttavia, la tentazione è forte. E a tutto si può resistere, fuorché alla tentazione, diceva Wilde (che se ne intendeva). Una prova viene da questa antologia-monumento allestita da Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo, L’evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio (1990-2012), Napoli, Kairòs Edizioni, 2013, pp. 785, € 20,00. Quello che sorprende, in questa impresa, è, innanzitutto il numero: vi sono dentro poeti a centurie. Per giunta, di buona qualità, parecchi di gran nome, che sono inclusi in antologie, in manuali, in interventi critici, in enciclopedie, che, quindi, non sono tanto marginali nella storia/nelle storie del nostro tempo.
Come spiegare la contraddizione? Mica è facile. Si tratta di un miracolo, ma non tanto gratuito, se carmina non dant panem (la poesia non riempie la pancia), come si è detto e ripetuto fin dall’antichità. E si riscontra ancora oggi. E come mai ci si vota in tanti alla prova dell’ostinata disubbidienza al buon senso comune, agli indirizzi della realtà ordinaria? Per sovrappiù lo scandalo si accresce col fatto che tutta questa scrittura poetica è venuta alla luce in un mondo incupito da terrori e disincanti fisiologici alla fine del millennio scorso e da perplessità e incertezze proprie del nuovo millennio, che si è cominciato a porre in essere fra guerre, atti di terrorismo, ripensamenti dell’idea di progresso, movimenti migratori di popoli, surriscaldamento sovrappopolamento e devastante inquinamento del pianeta.
Ebbene, mentre queste e altre terribili piaghe affliggevano il mondo, simili a quelle che colpirono l’antico Egitto per volontà del Signore, i poeti a schiera attendevano alla poesia. Lo attesta l’antologia in questione, che è specchio e documento del nostro tempo, che potrebbe essere utilizzata anche nelle scuole, - se nelle scuole ci si interessa del proprio tempo e dei propri problemi.
Dentro al libro, si può trovare tutto quello che si può cercare. Se interessa la poesia dialettale, c’è anche la poesia dialettale. Se c’è vaghezza di voci femminili, c’è solo da scegliere: si va da Lina Angioletti, Mariella Bettarini, Biancamaria Frabotta, Giulia Niccolai ad Antonella Anedda, Maria Grazia Calandrone, Gabriela Fantato, Luigia Sorrentino. Se c’è curiosità per le nuove generazioni, c’è tanto da leggere (fra i nati dagli anni Settanta a tutti gli anni Ottanta). Se si ha preferenza per lo sperimentalismo, non mancano esponenti significativi di tale indirizzo (Tommaso Binga, Francesco Muzzioli, Edoardo e Federico Sanguineti, Domenico Cara, Giorgio Moio, Eugenio Lucrezi). Sovrabbondano, poi, i pezzi da novanta: Giorgio Barberi Squarotti, Gilberto Finzi, Maurizio Cucchi, Corrado Calabrò, Valerio Magrelli, Mario Lunetta, Paolo Valesio, Carlo Villa, Giuseppe Conte, Luigi Fontanella, Renato Minore, Paolo Ruffilli, Plinio Perilli, Umberto Piersanti. Naturalmente non potevano non esserci i due registi dell’operazione (laica, pluralista, storicizzante, acculturante, disoccultante, impertinente, non indifferente alle differenze, alle provocazioni, alla riappropriazione della libertà di parola e delle parole di libertà).
UGO PISCOPO ---
Questa antologia che si basa su una comprensione pre-antologica della realtà umana, mi avvicina al commento critico di Ugo Piscopo quando dice che da sempre, la poesia (non solo quella italiana) non riempie e non si adegua ai riti mangiatori.
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