MATILDE VITTORIA LARRICCHIA – “Non ci sono foto ma qualcosa è rimasta”-
puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2013 – pagg. 47 - €8,00
Matilde Vittoria Larricchia è nata nel 1985 a Livorno, dove vive dopo aver abitato in numerose città; questa è la sua raccolta di esordio.
Non ci sono foto ma qualcosa è rimasto è un testo scandito in tre sezioni: intitolate: Sempre, Durante e Dopo.
Già dai titoli dei suddetti segmenti si evince che nella raccolta è centrale il tema del tempo.
Il testo è preceduto da un componimento introduttivo senza titolo, che ha un carattere programmatico diviso in tre strofe; in esso si riscontra una grande chiarezza e trasparenza del dettato ed è presente il tema della metamorfosi.
Nella suddetta poesia la poeta afferma che un giorno esplose e che proiettata in pezzi avanti ha tastato cieca attorno per sperare in qualche coccio.
La composizione è originale, dal taglio narrativo, e connotata da una dizione icastica e sicura, caratterizzata da una certa pesantezza, che si coniuga con lentezza, senza che queste due ultime caratteristiche debbano essere intese in un’accezione negativa.
Le poesie sono pronunciate in prima persona e la Larricchia riesce a creare, nel tessuto linguistico, sospensione e mistero.
Contrariamente a quella iniziale, le poesie delle tre parti, che presentano una certa organicità, sono leggere e scattanti e da esse traspare una certa magia, che si coniuga a visionarietà.
Inoltre è presente una certa forma anarchica nei versi, che a volte sfiorano l’alogico e il misterioso.
L’io poetante è fortemente autocentrato e si assiste al ripiegarsi dell’autrice su se stessa, alla ricerca del vero senso della vita, attraverso una parola detta con urgenza, non senza l’apertura verso un tu del quale ogni riferimento resta presunto.
Tutte le poesie sono costituite da frasi brevi molto incisive: la giovane poeta riflette sulla sua condizione di persona che si trova ad affrontare la vita che si svela nel rapporto con l’alterità e nelle situazioni quotidiane più svariate.
La poetica dell’autrice può essere definita antilirica tout-court e sua cifra dominante pare essere considerata una sua certa vena esistenzialistica.
Particolarmente interessante la composizione Sono parola, tratta dalla prima sezione; in questa poesia si crea un intrigante gioco di rimandi dal foglio scritto, alla mente poetante, che divengono una cosa sola, in un procedimento che non ha nessuna traccia di autocompiacimento.
Il libro, complessivamente, può essere considerato un poemetto e ogni sua singola parte può essere vista come una variazione sullo stesso tema, che è quello della ricerca di un equilibrio nello stare al mondo, nel tentativo di abitare poeticamente la terra.
La vita è sempre la stessa nel suo eterno ritorno, nel suo giornaliero riaccadere e solo la poesia e la sua pratica, attraverso la scrittura, riescono ad infonderle un senso profondo; queste sensazioni si percepiscono anche attraverso la lettura del titolo della raccolta (Non ci sono foto ma qualcosa è rimasto), attraverso il quale l’autrice vuole darci il sentimento di una memoria salvifica, la nostra provenienza, che è viatico verso l’attimo presente: infatti dei momenti belli e felici, anche se non ci sono fotografie a suggellarli, rimane sempre una traccia indelebile nelle nostre menti,
RAFFAELE PIAZZA --
*
Sono parola
Leggera e squadernata
come foglio di carta
mutevole pallida
accolgo.
Mi scrivo l’amore
Costruito
Assorto
limato eppure storto e fittizio.
Cancello
Strappo, ondulata di lacrime
aspetto.
Se questo scirocco mi porterà via
voglio solo lidi di vita
vera calda ocra imperfetta.
*
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