UN RICORDO PER GILBERTO FINZI
“Noi non siamo vecchi ma solo / diversamente giovani”, dice proprio così uno degli ultimi versi dell’ultimo testo della sua ultima raccolta di Gilberto Finzi Diario del giorno prima, edito da Nomos nel 2012. “Diversamente giovani” oggi, all’indomani della sua morte, avvenuta a Milano in una gelida mattina di Natale del 2014, da aggiornare come “diversamente vivi”. Non è retorica: Gilberto, per chi lo ha conosciuto e apprezzato (amato?) in vita, continua a pronunciare attraverso la sua vasta e complessa opera una fede nella vita («Questa è la vita! L’ebete vita che c’innamora…»), nonostante tutto e comunque essa sia, col suo modo sarcastico di amarla, col suo modo di attraversare i casi della vita, della storia, senza illusioni ma non senza miti.
Perché un mito, sì, Finzi lo aveva e ce lo lascia in preziosa eredità: quello dell’intelligenza, acuta, ironica, determinata a sconfiggere ipocrisie.
Un “angelo ironico con la spada sguainata”, lo si definirebbe con le parole con cui Walter Benjamin aveva definito Leopardi: chiuso nella sua corazza (“un’armatura in cui si rispecchia il mondo”) Gilberto con la sua intelligenza ha sempre riguardato tutto, presente e passato, con l’occhio dell’”uomo che giudica” e che “nel centro del futuro” vede solo “il senso oscuro”, una “profonda notte” (non la sua, quella esistenziale, beninteso, ma quella collettiva della perdita del senso), consegnandoci l’idea che ciò che conta sono “i piccoli spazi tra le cose”, la determinazione a giocare le proprie uniche risorse di infinito nel qui-e-ora col proprio “vulcano in cuore”, incuranti dello “scadimento” di valori, del “fango” che progressivamente minaccia. Con lo spirito del Leopardi di Amore e morte, “erta la fronte, armato / e renitente al fato”.
VINCENZO GUARRACINO
Molto pertinente e valido agli ignoti eroi del nostro tempo oscuro fluido quanto bastardo. Grazie e onore al merito. Bianca 2007
RispondiElimina