Antonio Spagnuolo: "Oltre lo smeriglio" - ed.Kairòs - 2014 -
Antonio Spagnuolo ci aveva da poco regalato un bouquet di versi elegiacamente intrisi di nostalgia e di sogno in "Il paradosso di Teseo", una essenziale e sobria antologia poetica a cura di Donato di Stasio (Fermenti Editrice, Milano 2014), ed ecco che dà alle stampe un nuovo quaderno tutto suo, tutto vibrazioni di situazioni in transito: "Oltre lo smeriglio", Kairòs Edizioni, Napoli settembre 2014, pp. 56. Dove, dal titolo in giù, il lavoro di smerigliatura e le sue consegne al prodotto finito assumono concretezza calandosi in sillabe e parole preziosamente traslucide, sfaccettate, aperte a suggerimenti ottici e mentali veloci, lampeggianti, franti, scheggiati, inclini a disperdersi. Questa preziosità è tutta costituita su cifre simboliche di oltrepassamenti dell’opaca realtà con inviti a viaggi mentali e spirituali. Forti sono le omologie con gli effetti dei manufatti di cristallo. E a tal proposito è significativo quanto osservano i mistici e i surrealisti riguardo agli incantamenti del cristallo, all’interno del quale la materialità esiste, certamente, ma è come in cammino verso altre dimensioni, impalpabili, di natura contemplativa, di consistenza immateriale, “altra”. Tutto qui, in questa raccolta, si pone in essere, per essere altrove, per sottrarsi alla prensilità e alla possessività del soggetto. Sia le sillabe e le parole, che ci sembrano note, sia le sillabe e le parole che si affacciano alla lettura nuove e misteriose, quasi sulla soglia dell’incomunicabilità, ma che, a osservare bene, si mostrano inseguite da calcoli astuti e audaci di scavalcamento del consolidato e del convenuto quotidianamente. Il tutto, intanto, ubbidisce a una strategia unitaria di addensamenti e intrecci che cercano il culmine, il disvelamento dei segreti in echeggiamenti della meravigliosa e straniante condizione dell’esistere. Come in Porpora:
“A chi leggerò i miei versi sdruciti,
pinzettati dal klemmer, arrugginiti
nella tua assenza?
Picchiettano ancora affanni stemperando
solitudine e angoscia
mentre una carezza scivola il tempo
tra le chiome del nulla
e ingabbia nel silenzio il mio labbro
per un ultimo giorno.
Porpora rarefatta la tua scheggia,
l’ora di vetro, la stagione cadente” (p. 54).
Ugo Piscopo
Antonio caro , da tanti anni la tua poesia mi è cara .
RispondiEliminaUn abbraccione
leopoldo -