martedì 16 dicembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO BAIOTTO

Marco Baiotto: “L’eredità della scienza” – Ed. Campanotto – 2014 – pagg. 112 - € 11,00 –
Il percorso che Marco Baiotto intraprende in questo volume di poesie risulta a prima lettura piuttosto aspro , nelle difficoltà che la parola ricercata e proposta incontra , verso dopo verso. “… A tratti zanne ribelli e incarnite/ affilate e sguainate su un noi/ dilemma di febbre e furore/ come faine in reti di filo di refe/ a scaldarci e ferirci/ fino allo stremo …” Il sapere , quale condizione esistenziale di primaria importanza, affonda e “tuona per le scienze infurentite”, così che la poesia si snocciola in pagine tutte roventi , per una serie di inquietanti programmi che parlano di un codice quasi impenetrabile, di un “dolorrore” impronunciabile. Le sei sezioni nelle quali si divide il volume ( Un fratto effe – L’Eredità della scienza - La cless/idra – Abissi d’eros – Il capolinea della teologia – L’iperrelazionismo sensibile ) si legano per quella lucida armonia che distingue il lavoro di ricerca che l’autore riesce a compiere. Tra razionalità filosofica e pregevoli rientri mnemonici la poesia palpita per un personale bagaglio culturale, appassionato com’è il Baiotto di filosofia e scienze umane, ed ideatore di un costrutto in fieri che rappresenta il corpus speculativo a coronamento di una vita di studi e riflessioni. Da non sottovalutare infine la presenza di numerose “note” aggiunte , che arricchiscono il libro per variegati incipit.
ANTONIO SPAGNUOLO

1 commento:

  1. Ho letto di recente “L’eredità della scienza” di Marco Baiotto, ideatore di una teoria filosofica accattivante, 'L’iperrelazionalismo sensibile' e sono molto felice di leggere la segnalazione di questo volume da parte di Antonio Spagnuolo, sempre così attento alla poesia contemporanea.
    Ho trovato l’ultimo lavoro di Marco Baiotto davvero notevole, per la sensibilità e il nitore della scrittura, per lo stile sempre avvincente, per l’intensità poetica di numerosi passaggi e per lo spessore dei temi trattati.
    Mi ritrovo pienamente nella definizione degli umani come esseri ‘Quasi Adatti’, dal titolo del romanzo omonimo di Peter Høeg, espressione qui ripresa da Baiotto, come egli stesso attesta in nota. Ma fra i passaggi che mi risultano indimenticabili, incontrati ne “L’eredità della scienza”, vorrei mettere in evidenza che in “Uno fratto effe” (titolo del primo capitolo), una formula coniata negli anni ’70 sulla frequenza del ‘rumore rosa’ (spiega in nota l’Autore), Baiotto disegna una straordinaria sintesi del dominio dell’uomo sulle altre specie e ne “L’alieno” trasmette lo straniamento di chi sente di non potersi integrare in una ‘normalità’ insopportabilmente cinica, dove egli afferma: “…sono e resterò estraneo al gioco/ cibernetico al rogo/ immolerò la mia scheda madre.”
    In “Abissi d’eros”, ne l’ “Immaginario uomo-base”, ritengo emblematico il distico finale “Nelle fasi di stanca,/ si cerca l’anima”, che denuncia il fallimento dello spirito sulla carne.
    “Anatomico riccio”, in cui viene descritta l’uccisione, provocata da “Auto rapaci”, di un esemplare del mite animaletto che si è incautamente avventurato sull’asfalto, forse è il mio testo preferito. Lo strazio del corpicino si trasforma nell’“esplosione” di un inedito, magico fiore-frutto spaziale e del riccio, solo gli inutili aghi restano a terra tali e quali.
    Dal testo “Anatomico riccio” che appartiene alla quinta sezione intitolata “Il capolinea della teologia”, come pure da quello denominato “L’abbraccio di Budda”, incluso nella stessa sezione, emerge un “diabolico schema che irretisce le creature”, il complesso problema di tutto ciò che ‘vive’ e non se ne esce, visto che anche insetti e vegetali paiono possedere sensibilità, perciò il poeta conclude: “Dunque l’abbraccio di Budda solo,/ rendendomi immobile/ spezzerà la catena/ di questa giostra di morte.// Diverrò individualità dispersa/ in un branco di plancton/ abbandonato ad un orizzonte di fanoni.”

    Lucia Gaddo Zanovello

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