Giuseppe Vetromile : “Congiunzioni e rimarginature” – Ed. Scuderi – 2015 – pagg. 64 . € 10,00 .
Inseguire l’itinerario poetico di Giuseppe Vetromile è veramente un gioco di semplice luminosità , per il quale la scrittura si offre piana e sempre leggibilissima , ed i contenuti si aprono ad un amplesso di trecentosessanta gradi. Ogni poesia ha un suo motivo particolare che la rende unica e pregnante , e il ritmo incalza tra gli endecasillabi e il verso lungo , per declinare un’affabulazione che molto spesso sfiora la delicatezza.
“Mi hai detto che non raggiungerò mai il cielo / e che bene stia al mio posto seduto/ dietro la scrivania / a costruire mondi paralleli ma/ incomunicabili/ * ho l’anima sbilenca – hai aggiunto – troppo / grassa per inserirmi tra le fessure di luce / provenienti dal paradiso/ * è bene dunque che stia al mio centro smobilitato/ da tutte le fandonie circostanti/ e dalla poesie languide e liquorose/ zuccherose / che mi ritornano dentro come atono/ ritornello …” Il poeta affonda nei ricordi , si addolora per le frasi non dette al padre, rincorre i tramonti per carpire le ultime luci multicolori, intesse melodie che hanno il sapore della preghiera , aspira al paradiso per il sorriso della madre avvolto in uno scorcio di primavera , ascolta le voci che dalla piazza sospendono i fantasmi della memoria e cantano per modellare immagini fuggitive, modella la disperazione nel profumo di un fiore per lasciare ancora intatta l’illusione. Poesia infinitamente conclusa per impegnarsi nel senso del reale e per riecheggiare con musicalità sua propria le vicissitudini del quotidiano.
ANTONIO SPAGNUOLO
Carissimo Antonio, come sempre precise e centrate le tue note critiche, da grandissimo competente e poeta sensibile quale sei. Ti ringrazio con tutto il cuore. Sei e rimani per me e per noi tutti un riferimento importante, un faro luminoso sulla poesia contemporanea.
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