Camillo Sangiovanni – “Senza essere stati” --puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2015 – pagg. 31 - € 7,00
Camillo Sangiovanni, l’autore del libro che prendiamo in considerazione in questa sede, nasce a Milano nel 1944.
Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche: “Come solletico tra le dita” (2006), “Rosso aperto” (2007) e “Ricamo infinito” (2009).
Del 2010 è l’antologia completa delle sue poesie, “Penombra iniziale”.
“Senza essere stati” include uno scritto introduttivo di Valeria Borsa intitolato “Emozioni” e una postfazione a cura di Mauro Ferrari.
Per la sua brevità il testo può essere considerato una plaquette.
Il libro non è scandito in sezioni e, per la sua unitarietà, può essere letto come un poemetto
Il titolo è molto evocativo e fa riflettere sul senso di un’arcana provenienza temporale e ontologica, che sfiora il nichilismo.
Si può anche pensare ad un riferimento all’attimo in senso heidegeriano, come feritoia atemporale tra passato e futuro.
Tutte le poesie iniziano con la lettera minuscola e questo le accresce di fascino e mistero.
Si assiste ad uno sgorgare agile dei versi e tutti i componimenti, risolti in un’unica strofa, fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza e sono connotati da un assoluto azzeramento della punteggiatura.
La forma è sempre controllata e i versi, costituiti in qualche caso da una sola parola, procedono per accumulo.
Le poesie sono stilisticamente concentratissime, tendenti alla verticalità e presentano un carattere vagamente anarchico.
Poetica antilirica e antielegiaca tout-court, quella che ci offre Sangiovanni e i componimenti sono caratterizzati da venature orfiche che, a volte, tendono addirittura all’alogico.
Cifra essenziale pare essere un intrigante gioco tra detto e non detto e tutto l’ordine del discorso è pieno di magia e sospensione, raggiunte attraverso le immagini e le figurazioni irrelate tra loro.
L’autore riesce a creare atmosfere rarefatte senza il minimo sforzo apparente e i versi raffinati e ben cesellati decollano con leggerezza ed icasticità, nello stesso tempo, sulla pagina.
Colpisce una certa musicalità nel dettato, raggiunta attraverso il ritmo, incalzante e sincopato.
Volendo stabilire un parallelismo tra poesia e pittura, le composizioni di Camillo sembrerebbero tendere ad un vago astrattismo, ad una sorta di definizione che tende all’informale e al geometrico.
Sangiovanni svolge il suo discorso poetico, praticando una sorta di personalissimo sperimentalismo che è originalissimo e, tra le righe, emerge spesso una componente che si potrebbe definire erotica più che amorosa.
Le parole, i sintagmi, che creano le raffigurazioni, si stagliano come schegge vaghe e luminose, costituendo un tessuto linguistico articolatissimo e carico di suggestione.
A volte Camillo esprime il senso di una ricerca che si realizza tramite una parola che ripensa se stessa, la stessa parola poetica, la stessa voce, che viene detta con ridondanza, nel raggiungere un avvertito esercizio di conoscenza.
Raffaele Piazza
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