Considerazioni critiche sui testi poetici di Domenico Cara inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00
Il secondo poeta incluso è Domenico Cara che è nato in Calabria e vive a Milano.
Ha pubblicato innumerevoli libri di poesie, saggi, aforismi e prose letterarie e d’arte.
Collabora a molte riviste letterarie, alcune delle quali da lui dirette e, sulla sua opera, sono state scritte varie monografie.
Cara è inserito con la silloge Soglia di attese, rauche urgenze. che ha per incipit la sequenza numerata di undici parti Speculari insidie di un’orbita.
Nella suddetta opera, che può essere letta come un poemetto bene articolato, il tono è sospeso e vi si ritrova la presenza di un io-poetante molto autocentrato.
L’autore sembra relazionarsi con la realtà a lui circostante in modo empatico e nello stesso tempo visionario.
Si esprime con una scrittura apparentemente criptica ma che, essenzialmente, segue un filo logico, anche se non facile da percorrere.
Si nota spesso nella sua poetica una vena epigrammatica e assertoria, che si rivela tramite una forte densità metaforica e sinestesica.
Al centro dell’argomento pare evidente la fisicità dell’io poetante, fatta di sensazioni tattili e percezioni, che si confronta con il tempo che passa, con l’eterno ritorno, dal sonno alla veglia, dalla notte al giorno.
E’detto il corpo, che inesorabilmente invecchia, senza autocompiacimenti, perché la sua stessa materia continua a vivere nonostante le difficoltà: da queste sensazioni come occasioni sgorgano i versi.
Stati di coscienza materici, come quella del temporale in cui si affonda, pervadono questa composizione.
E’affascinante e interessante notare che, nel primo e nell’ultimo segmento della sequenza, sono presenti i temi del sonno e del dormire.
Così il ciclo e il cerchio della fantasmagoria delle immagini si aprono e si chiudono con lo stesso soggetto.
C’è qualcosa di proustiano in questo descrivere le sensazioni fisiche relative alla notte e allo stesso sonno.
Infatti si può notare una vaga similitudine tra l’io-poetante di questa composizione e l’io-narrante Marcel della Recherche, opera che inizia proprio con il giovane protagonista che sta per addormentarsi nel letto, attraverso il flusso della sua coscienza.
Allora il corpo diventa cogitante perché, oltre ad essere dolorante, ritrova le pieghe e l’intelligenza dell’immaginarsi, forse per una guarigione anche a livello emotivo, psicologico.
L’insidia del titolo è proprio quella della durata che passa e l’orbita è quella della vita stessa nella sua finitezza.
Ma Cara con la sua maestria gestisce le immagini trattate con un senso sotterraneo di elementare volontà di vivere. e non mancano accensioni subitanee che portano ad esiti ottimistici.
Anche L’immagine anonima è una poesia ben strutturata, nella quale viene detta la lunga vita come un sogno terso, uno spazio edenico, nel quale, attraverso vivissime sensazioni di sorrisi simili a piume, si può raggiungere addirittura la gioia.
Un armonico modularsi di sintagmi euritmici, quello del poeta calabrese, nei quali, se sono presenti il tema del limite e dell’inevitabile fine, emergono anche aspetti ottimistici.
Tutto a volte è pervaso da un lieve increspato senso del resistere attraverso proprio la parola nel suo segreto svelarsi.
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Raffaele Piazza
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