Edith Dzieduszycka – “Come se niente fosse” --Fermenti Editrice – 2015 – Roma – pagg. 121 - € 15,00
Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata a Parigi. Ha pubblicato numerosi libri di fotografia, narrativa e poesia, tra i quali “Incontri e scontri”, (Fermenti, 2015).
“Come se niente fosse”, volume preceduto da un’acuta prefazione di Paolo Brogi e da un’introduzione della stessa autrice, è una raccolta scandita nelle sezioni “Interni”, “Esterni” e in una “Conclusione” in prosa.
La poesia moderna, libera totalmente di esprimersi nella forma e nei contenuti, può trattare di tutto, dall’amore alla religione, dall’epica alla storia, dal compianto per una persona cara alla cronaca. Proprio quest’ultima tematica, quella del resoconto su fatti di attualità, è il filo conduttore di questo testo. La Dzieduszycka, nei suoi argomenti trattati nei libri recenti, spazia, dal privato, con la sua connotazione intimistica, all’epigramma che tende alla riflessione solipsistica Così si dimostra poetessa versatile, capace di rinnovarsi completamente di opera in opera, rimanendo sempre coerente con se stessa nella sua impronta stilistica originale, attraverso la sua poetica che è sempre esercizio di conoscenza.
Con “Come se niente fosse” approda ad un genere che esiste fin dall’antichità e che s’inserisce, nel nostro contesto occidentale postmoderno, come specchio, espressione e interpretazione del mare magnum di quanto avviene nel villaggio globale. Sono i mass media, in primis la televisione e poi la radio ed internet, che fanno entrare nelle coscienze, nelle nostre case, numerosissimi episodi, realtà spesso drammatiche e scomode da tutto il mondo, che ci coinvolgono e non ci lasciano indifferenti. Da notare che la ripartizione del testo in Interni ed Esterni fa riferimento, rispettivamente, alle notizie che giungono dal nostro paese e a quelle di portata internazionale..
Edith, tramite la scrittura poetica, è capace di filtrare gli eventi che ci vengono proposti, per raggiungere il loro senso più profondo, fornendo interpretazioni e sublimazioni di fenomeni morali.
Tutte le composizioni sono senza titolo e questo accresce la compattezza dello scritto e crea, pur nelle diversificazioni, una vaga aurea poematica. Stilisticamente le poesie tendono alla verticalità e, nella loro forte eleganza ed icasticità, contengono accensioni e spegnimenti, che si realizzano tramite i numerosi squarci naturalistici in non rari spunti neolirici.
L’ironia, che si rivela in un tono fortemente distaccato, eppure partecipe, sembra essere la cifra essenziale del discorso della poeta. Ella, pur partendo dal turbamento, per eventi come la distruzione di una centrale nucleare in Giappone o l’impiccagione di Saddam, non cade mai in autocompiacimenti. Sa dominare e interiorizzare la materia trattata nella quale predomina il dolore.
Da notare che, anche se la maggior parte dei componimenti ha per oggetto fatti di cronaca, se ne trovano altri che sono delle riflessioni sull’esserci nel tempo e nello spazio dell’io-poetante.
Introduzione è una poesia lunga e corposa, composta da due strofe ed è l’unica non tendente alla verticalità In essa, nella prima parte, predomina nettamente l’aspetto idilliaco nella descrizione di una partenza alla svolta del giorno per monti e vallate e albe neonate. In tale contesto nella sera risuona in lontananza il rintocco ritmato di una campana che conta all’orizzonte ore di armonia.
Ma nel secondo segmento allo sguardo s’impone tutto ciò che è distruzione, sotteso a una pulsione di morte, come rovine ancora fumanti, fili reticolati, muri eretti e cecchini appostati contro bersagli inermi. Sono gli orrori della guerra, condotta da quelli che, nel verso finale, la poeta definisce folli promossi re, presumibilmente i vari dittatori.
Emblematica la poesia dedicata all’evento epocale dell’attentato alle Torri Gemelle a New York dell’undici settembre 2001. Alto e originale l’incipit di questa composizione nel quale è detto che, nonostante le previsioni astrologiche sulla felicità del secolo Acquario, è sceso il lutto sulla terra a causa dello storico accadimento.
Programmatica la prima composizione in Interni nella quale la poeta s’interroga sulla sua scelta degli eventi da trattare, nel tradurli in poesia. Qui afferma che è arduo decidere su quali argomenti soffermarsi e si chiede quali di questi passeranno alla storia e quali cadranno nell’oblio.
Nel brano di chiusura Conclusione l’autrice si sofferma sul tema del male nella Storia, vissuto sulla sua pelle quando, durante la sua infanzia, il padre antifascista fu internato e morì a Mauthausen. Afferma anche di considerare, rileggendo la sua opera, molto deboli i sostantivi e gli aggettivi usati se confrontati con la realtà e si rende conto che tale debolezza deriva da una speranza inconscia di fare scomparire gli errori.
Uno dei pregi delle poesie della raccolta è quello di non cadere mai nella retorica. Pur trasudando dolore i componimenti si aprono spesso ad una speranza. Forse soprattutto per le generazioni future.
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Raffaele Piazza
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