LA ROSA A DUE COLORI PROFUMA
di Giuliana Lucchini---
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Francesca Lo Bue, IL LIBRO ERRANTE, / EL LIBRO ERRANTE, Edizioni Nuova Cultura, 2013
Si tratta di due libri distinti, cartacei, due volumi che
trasportano ciascuno la medesima lena di poesia, con
l’ansia dell’andare. Due lingue della stessa origine latina.
Alcune poesie stanno in un libro, altre nell’altro, ma in
generale si confrontano, testo a testo, formano la
compagine compatta di un solo procedere del pensiero
poetico nelle parole essenziali. Sembra che una voce
scenda da un unico libro astratto, d’ispirazione eterna,
suggerisca all’orecchio. Come nella citazione di pag. 25:
“già l’aura messaggiera erasi desta”(Torquato Tasso).
Poesia già antica ora moderna, che una donna trascrive,
prefica, dicitrice dell’inesprimibile.
Francesca Lo Bue: molti ormai la conoscono. Di matrice
spagnola, la sua penna trasporta passione nel linguaggio
poetico, sia che scriva in italiano o nella lingua spagnola
che ne informa il carattere.
“Un albero di silenzio radicato nelle ombre della terra,
frutto che acceca in fumo”(cft. “Passione”, pag. 25).
“Un árbol de silencio
enraizado en las ombras de la tierra,
fruto que enseguece en humo” (“Pasión”, pag 16).
Destino involontario. Il sentimento delle parole ne è
guida, conoscenza, fiamma del divenire. Dettato
dell’inconscio.
Chi va in cerca di novità nella scrittura poetica in Italia,
troverà nei testi di questi due libri qualcosa di insolito,
rispetto ai movimenti poetici correnti. La poesia si
esprime in emozione, qualunque sia la lingua, dà
l’impronta del suo essere ‘anima’ in misteriosi lineamenti
individuali offerti alla compagine del mondo.
Nei versi di Francesca Lo Bue si ascolta qualcosa di
diverso dal comune, che sfugge per registri, alto, grave,
musica di contrasti, trombe e corni a turbare l’orchestra,
molta aggettivazione ricorrente per scarti di ossimori
improvvisi, pensiero si fa inseguire ma non raggiungere.
Il “libro errante” può non arrivare a una meta, sbagliare
destinazione, ma sempre continua ad andare perché
quello è il suo compito.
Portatore della lingua. Distillatore di alfabeti.
Cambiano grammatica e sintassi, il lessico in divenire –
Italiano/Spagnolo – ma il ritmo è sempre quello, battente,
fuggente.
“Le lettere, i vocaboli, gli spazi intersillabici, le pause, i
punti, i punti a capo, il ritmo, l’incipit … tutto riporta un
senso, un messaggio, una emozione: è forza di vita che
anela un luogo nello spazio vuoto della pagina” – così è
scritto nella “Prefazione” del libro in italiano.
Resta costante il ritratto intimo dell’Essere unico,
irripetibile, che non si lascia stringere nel pugno.
“E la Regina fuggì nella notte dell’oceano
Fuggì verso la lontananza della storia”.
(cfr. “Il tuo volto multiplo”, pag. 24).
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Francesca Lo Bue scrive in Italiano e traduce i suoi testi
in Spagnolo, o viceversa. Un lavoro di qualità, di
eccezione, il solo che possa realmente incontrarsi con il
Vero di chi affida alla pagina suoni e significati. Nel
dissidio fra reale e immaginario, si esalta il disegno
ritmico, il gesto rapido delle parole, lo scatto sonoro, il
movimento ‘abrupto’ della mente che inserisce alfabeti di
passo, interviene sui tempi, inscrive esaltazioni e
cedimenti d’immagine linguistica entro i limiti del dettato
psichico. Si allarga nello spazio.
– Vai libro, vai parola, non ti fermare. Trova chi ti
accolga e ti ascolti.
Libro destinato ad andare. Fiaccola del gioco olimpico,
forza di rappresentazione estetica. Opposti di Bene e di
Male bruciano nella sua mano ardente.
…“riapparirai nel tempo di tutti, col libro che scrivesti
nell’aria, / coi tuoi occhi di profeta,/ con le tue mani di
orefice” (cfr. “Il Rabdomante”, retro di copertina).
“… con el libro que escribiste por los aires,
con tus ojos de profeta,
con tus manos de orfebre” (El Rabdomante)
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Alla ricerca del Luogo di pietra dove sostare, il Libro se
ne va, percorre boschi e giardini, si avventura fra roseti,
viandante o locomotore, cavaliere dell’aria, il vento in
resta, per destinazione di secoli, verso l’avvenire.
La sua Vita si propone simile alla “stele di rosetta”
dell’antichità egizia, inscritta in grafie e linguaggi
diversi, o al“Lapis Niger” del Foro Romano che la
copertina del libro in italiano illustra.
La ricerca non avrà mai fine.
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"Cercare"
Come fossi lo spirito della lampada
cerco il luogo del Nome e della cima innevata,
cerco nel gioco delle mani la scrittura fatale del tuo destino.
(pag.80, vv.1-3)
"Buscar"
Como si fuera el espíritu de la lámpar
busco el lugar del Nombre en la cima nevada,
busco en el juego de las manos la escritura fatal
de tu destino.
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GIULIANA LUCCHINI
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