Oronzo Liuzzi – “E mentre l’arte...” - CFR edizioni – Piateda (SO) – 2014 – pagg. 89 - € 10,00
Oronzo Liuzzi, nato a Fasano (BR) nel 1949, vive e lavora a Corato (BA). E’ laureato in Filosofia Estetica. Artista poliedrico, durante la quarantennale attività, ha esposto in numerosi musei e gallerie a carattere nazionale e internazionale. E’ stato presente in varie edizioni della Biennale di Venezia. Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesia.
“E mentre l’arte…”, il libro di poesia del Nostro del quale ci occupiamo in questa sede, presenta un’introduzione di Gianmario Lucini illuminante e ricca di acribia.
Come scrive Lucini, leggendo questo lavoro di Oronzo Liuzzi, ho avuto la netta impressione che si tratti, il suo, di un linguaggio ibrido, meticciato, qualcosa che sta tra la poesia e la ricerca, un assemblato linguistico che attinge a un enorme contenitore di suggestioni, e che il suo lavoro sia una specie di mosaico o di collage dove ogni spazio di colore ha una sua precisa identità pur partecipando a una diversa identità comune a tutti gli spazi. L’autore per altro non è nuovo a queste sperimentazioni.
Il libro, diviso in ventisette parti numerate, non è scandito e, per la sua coralità, potrebbe essere letto, considerato, come un poemetto, anche se di carattere sperimentale, nel suo uscire da ogni genere o canone della poesia contemporanea.
Il testo stesso si chiude con la sezione “Citazioni” nella quale sono elencate le moltissime fonti alle quali Liuzzi ha attinto nel suo lavoro di giustapposizione dei frammenti che letti singolarmente e globalmente danno vita al procedimento dell’autore.
A sottendere il discorso di “E mentre l’arte…”, titolo che già in se stesso ci dà il senso della tensione creativa di Oronzo che si riflette, si ripiega su se stessa nel suo poiein, si deve mettere in luce che Liuzzi è un artista poliedrico e non solo un poeta.
Quanto suddetto spiega la sua tensione nel suo ricercare anche un valore pittorico, figurativo nella parola, che porta ad effetti debordanti di quello che, apparentemente caos della materia trattata, ad un secondo livello di lettura diviene cosmo, frutto di una lucida coscienza letteraria.
In tutta la stesura dell’opera Liuzzi adopera la riuscita tecnica del tutto sperimentale di un alternarsi frenetico, ripetitivo, di brani scritti da lui, frammentati da /, e di altri in corsivo, che sono citazioni dai più svariati personaggi del mondo artistico, filosofico, intellettuale che sono presenti nel nostro mondo culturale.
Questo produce una visionarietà controllata, piacevole e ludica per il lettore, che resta affascinato dai moltissimi livelli dell’opera, mosaico che va ben oltre la mera somma dei suoi tasselli, ma che va letta come una composizione che produce polisemia e ipersegno.
Nelle parti scritte da Liuzzi stesso cifra essenziale è una forma controllata e l’artista nei suoi versi ripensa se stesso, gli altri, la stessa arte, la società neocapitalistica e anche la natura in modo consapevole e anche ironico, con uno stile sempre pacato e misurato.
Un’opera che è tout-court un consapevole esercizio di conoscenza nel sua essere un ipertesto composto da una voce dominante e da vari e poliedrici cori, elementi che evocano arcane magie.
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Raffaele Piazza
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