NAZARIO PARDINI : “DI MARE E DI VITA” – ed. Mcabor – 2017 – pagg. 68 - € 10,00 –
Il ritmo serrato e melodioso dell’endecasillabo ricama con colorati riverberi pagine di pregiata fattura , vuoi nella forma , vuoi nei contenuti. Un cesello che Nazario Pardini riesce a elaborare con passione , con emozione , con quella spiccata capacità culturale che lo distingue in ogni sua stesura.Così come egli agisce con quella energia logica ed analizzante che si dispiega nei simboli e nelle metafore, variegata da suggestioni ,o da ricordi, che inducono ad un lavorio di scavo e di introspezione. “… nel comporre versi – scrive Sandro Angelucci nella prefazione – si gioca al gioco più serio del mondo. Scrivere è come arrampicarsi a piedi nudi sugli alberi , come correre dietro alle farfalle o cercare di acchiappare una piccola lucertola…. Costruire castelli sulla battigia, vederli franare all’arrivo dell’onda e riempire di nuovo il secchiello di sabbia è propedeutico, è fondamentale.” La presenza sulla scena del Parnaso si illumina di una miriade di poesie , di innumerevoli saggi critici , di contatti corposi , di incisivi programmi in rete , che affermano nel poeta uno stabile punto di riferimento per gli esiti raggiunti e per la evidente rifrazione di un tirocinio poetico quotidiano. Di particolare interesse , in questo volume , la seconda parte , composta da undici stanze, quasi un poemetto , dedicate a Delia , la donna da amare , la musa da corteggiare , la carne da accarezzare , la depositaria delle parole sussurrate “penetranti fra i corpi rosati di cielo”. L’humor che aleggia rincorre con melodia il mare , per ogni suo ondeggiare , per ogni risacca che gonfia e lenisce la malinconia , nel tramonto che lento misura il tempo troppo pigro per chi soffre. Così anche le pressanti preoccupazioni quotidiane hanno stanze musicali nelle emozioni che si tingono di porpora o nelle fantasie che hanno risvolti incandescenti, e la sospensione della scrittura ha il movimento significativo della coagulazione. Il pensiero, amoroso e non, investe l’inesprimibile nel segno della proiezione , nel segno della fantasia che diviene di volta in volta fattura lirica, ove l’io poetante risente il tormento della ricerca e delle corrispondenze.
ANTONIO SPAGNUOLO
Una fulminea e incisiva immissione di sostanza e di umana vitalità nel mio essere mortale. Sei grande, carissimo MAESTRO. Il tuo dire agguanta, e non molla la preda. Sì, il verbo diventa tuo, te ne impossessi, lo traduci dopo che si è crogiolato nel tuo animo. Tutto è intinto della tua franchezza, tutto è insaporito della tua storia, lunga storia esistenziale. La vita,l'amore, il dolore, il piacere, trovano con la tua forza espressiva concretezza visiva; trovano quella luce con cui tu sai illuminare le stanze della "casa".
RispondiEliminaTi devo ringraziare? Credo che sia ben poca cosa.
Un abbraccio e tanto bene
Nazario