Giovanni Marco Pruna – “D’inettitudine e d’amore”--puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2017 – pag. 95 - € 11,00
Giovanni Marco Pruna è nato a Iglesias nel 1981.
E’ laureato e specializzato in fisica teorica delle alte energie. “D’inettitudine e d’amore” è la sua prima pubblicazione individuale dopo alcune collaborazioni antologiche.
La pubblicazione del Nostro, che prendiamo in considerazione in questa sede, è articolata e composita architettonicamente.
Non a caso, rispetto a quanto suddetto, è suddivisa in varie parti che presentano tra loro una certa eterogeneità.
Il libro è scandito in cinque sezioni: “Diario di un nomade, Impressioni di un cannibale, Bozze di un pittore, D’inettitudine e d’amore verso il mondo, Tre canti agli dei ed un falso finale”.
Il componimento intitolato “Sbagliato”, situato nel terzo segmento del testo, sembra illuminarci sull’approccio del giovane poeta alla sua materia; in questa composizione, costituita da otto scarni distici e da un verso finale di cinque righi, con ironia e sarcasmo, apparentemente autodistruttivi, Pruna afferma di non sapere scrivere niente di giusto e che il suo poiein consiste nell’imbruttire pagine bianche.
“Una cazzo di pagina bianca/ e non la so riempire.//…” suona l’incipit di “Sbagliato”, poesia sulla creatività ricca di nonsense nella quale si manifestano le tendenze dissacratorie di una poetica basata sullo scetticismo e una certa forma di pessimismo cosmico.
Del resto la parola inettitudine del titolo designa la mancanza di attitudine a fare qualcosa.
Ma, contrariamente alle sue mordaci dichiarazioni, Giovanni Marco è un bravo e originale poeta e ha una forte coscienza letteraria.
Una parola detta con urgenza, sempre icastica ma leggera connota il versificare di Pruna, frutto di un io – poetante non lirico ma sempre molto autocentrato su se stesso, un io che avverte il mondo esterno profondamente ed empaticamente per poi tradurlo in versi acuminati, vagamente anarchici e nei quali domina una certa forma di straniamento che si coniuga ad anamorfosi.
E’ variegato il ventaglio della fantasia del poeta che passa da poesie che hanno per ambientazioni città come Amsterdam, che sembra dargli un senso di pace e calma e Londra, che invece gli trasmette una forte inquietudine, a testi di forte impatto emotivo come “Il ragno e la farfalla”, nel quale viene detta la cattura di una farfalla da parte di un ragno.
L’evento permeato da una forte naturalità, qualcosa che va secondo i meccanismi del creato, è pervaso anche da un forte senso di peccato e pentimento da parte del ragno stesso quando come una cosa sola la farfalla entra in lui.
Anche a livello formale e strutturale si realizza una grande varietà nella scrittura, nei tessuti linguistici del Nostro che giostra tra composizioni brevi e concentrate, a volte verticali, e poesie in terzine dai versi lunghi che possiamo considerare come poemetti autonomi.
Nel giovane poeta, in questa opera prima, si manifestano intelligenza e bellezza in un fare poesia come cosciente esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza
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