Mario Rondi – 66 Storielle----Fermenti Editrice – Roma – 2017 - pag. 235 - € 18,00
Mario Rondi vive a Vertova (Bergamo) dove è nato. Ha pubblicato a partire dal 1978 numerosi testi di poesia e narrativa. È firmatario anche di libri di cultura popolare scritti con Marino Aresa. Si sono occupati di lui: Giulia Niccolai, Adriano Spatola, Alberto Cappi, Mario Ramous, Maurizio Cucchi, Tomaso Kemeny. Alcuni suoi lavori precedenti: La stanza dei sogni, Il trucco, Sonetti silvestri, Cabaret, Ortolandia, Gran varietà, Storie d’amore e disamore, Amori effimeri, Fuga dalla memoria, etc., Video realizzato dalla RAI.
66 Storielle è una raccolta costituita da racconti brevissimi in terza persona, spesso di sole tre pagine, che potrebbero essere considerati come frammenti di saggia connivenza.
Il volume comprende un’accurata introduzione di Vincenzo Guarracino.
Come leggiamo nella scheda il pubblico al quale è destinato è costituito da chi ama il teatrino della vita, formicolante di presenze vegetali, animali e umane, teatrino intriso di grazia e perfidia, in un clima di divertimento “per farsi beffe di ogni superbia”.
I brani si possono considerare come appartenenti al genere fantasy e spesso diventano degli apologhi che riguardano vari campi esistenziali, risultato della multiforme e fervida fantasia creatrice dello scrittore, effetto di una connotazione che si può definire vagamente teatrale.
Caratteristica comune di ogni singola storiella è la ricerca del particolare nelle descrizioni delle vicende dei personaggi che sono delineati con un sorprendente scavo psicologico.
La stessa denominazione di Storielle potrebbe far pensare a una materia minore nell’ambito della produzione dell’autore. Invece la definizione è associata alla brevità di tasselli che compongono il disegno complessivo dell’opera. Infatti ogni narrazione è espressa con forma elegante e i suoi contenuti sono complessi nel loro genere, pervasi da un alone di magia e fascino.
Tema dominante, che lega i segmenti, sembra essere il concetto dell’amore, con il suo conseguente pathos, elemento che era stato già oggetto di numerosi lavori di Rondi. Così molti tipi, che vivono innamoramenti e passioni, spesso sono privi di un’intelligente e sensibile capacità d’amare. Questo avviene, per esempio, in Tempi sbagliati in cui il protagonista fallisce per il suo dichiararsi alle amate troppo precipitosamente.
Da sottolineare che alcuni degli scritti in questione possono definirsi vere e proprie favole, inserite in una realtà ancestrale, pervase da atmosfere misteriose nelle quali non manca il tema del soprannaturale. Altre storie sono invece ambientate in una quotidiana postmodernità che risulta intrisa da malia e reticenza.
Prevale nelle narrazioni un elemento surreale che assume vari aspetti, come quello di amori tra animali di specie differenti tra loro, protagonisti fate, orchi nella loro ciclica personificazione. Tale caratteristica si ritrova nell’inverarsi di ambientazioni e atmosfere inquietanti, nei rapporti tra figure di sesso diverso.
Spesso il lettore percepisce una sensazione di sogno ad occhi aperti attraverso situazioni che Mario ci riserva nella loro essenza inaspettata.
L’ironia pare essere, velata o esplicita, tramite un ingrediente fondamentale nei vari intrecci e i racconti che sembrano avere un andamento rispecchiante lontanamente le tematiche di Italo Calvino.
Spesso si riscontrano influssi kafkiani con avvenimenti paradossali e spiazzanti nella loro indeterminatezza. Si delinea nelle diegesi talvolta una sospensione del corso naturale degli eventi. Questo avviene, per esempio, in L’avvelenamento, nel quale un uomo torna alla luce dopo essere stato eliminato dalla moglie.
Colgono nel segno le storielle di animali e vegetali che, di volta in volta, divengono simboli di tipologie relative ad esseri umani, riprendendo coordinate del genere favolistico di tutti i tempi.
Come scrive Guarracino nell’introduzione Rondi descrive un mondo, che in maniera forse inconsciamente compensativa, appare, vivo e diverso, alternativo, sapendo inventarsi e trovare, sublimate, nella scrittura, risorse di sopravvivenza e di sogno.
Denominatore comune delle storielle, pur nella loro eterogeneità, è quello di una scrittura manifestata con immediatezza. Effetto di tensione e suspense.
Il libro costituisce un unicum nel panorama letterario non solo italiano, facendoci ricordare lo scrittore Gianni Rodari con le sue novelle per l’infanzia, per affinità con quelle di Rondi.
Ma se le invenzioni di Rodari descrivono situazioni solari e felici, nei racconti del Nostro prevale un tono drammatico, intriso della presenza del male, anche se a volte a lieto fine.
La ventina di storie sono accompagnate dalle tavole in bianco e nero di suggestiva immediatezza di Sara Barbarino, che sanno cogliere l’atmosfera del libro, risultando intriganti nella loro fruizione per l’interazione che si realizza tra letteratura e arte figurativa. Inoltre l’artista è autrice dell’efficace disegno a colori che illustra la copertina.
Così 66 Storielle diviene una raccolta alquanto preziosa, per inaspettati svolgimenti ed intenzioni.
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Raffaele Piazza
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