Sandro Buoro – Ritrovarsi in una selva oscura
Ventisette poesie di sentimento e risentimento
puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2017 – pag. 47 - € 8,00
Sandro Buoro (Grosseto 1947), autore di articoli di storia e di ricerche pedagogiche, è stato giornalista, insegnante e dirigente scolastico. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Che il viaggio finisca qui? (1985); Il viaggio infinito – Canti di Ulisse (1996); Versi compatti (2000); Paesaggi e oltre (2010). In prosa ha pubblicato i fortunati racconti Storie dell’antiquario (2009).
Ritrovarsi in una selva oscura, il libro del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, non è scandito e presenta una postfazione di Emanuele Spano intitolata La selva oscura della memoria.
I componimenti sono numerati e tutti senza titolo e, anche per questo, l’opera, che ha una forte unitarietà stilistica e contenutistica, potrebbe essere considerata un poemetto.
Da notare che il testo è sottotitolato "Ventisette poesie di sentimento e risentimento", elemento che ci fa intendere le chiare intenzioni dell’autore del voler trattare tout-court il campo dell’affettività, dell’amore e del disamore.
Le composizioni sono quasi sempre di notevole estensione e sono sempre suddivise in strofe; inoltre tutte presentano le date di quando sono state composte, in uno spazio di tempo che va dal 2009 al 2014.
È detto il tema del pensiero della morte che si collega a quello del tempo che passa inesorabilmente e alla fine restano proprio i sentimenti e i risentimenti che hanno accompagnato e costellato la vita dell’io – poetante.
Per esempio, relativamente a quanto suddetto, nella poesia diciottesima, il poeta immagina la sua morte e soprattutto si chiede in che modo continuerà a vivere nelle memorie di quanti gli sono stati vicini durante l’esistenza e che lo ricorderanno, soprattutto i figli.
Ma nonostante la tematica dolorosa Buoro non si piange mai addosso, invece, proprio tramite la parola poetica detta con urgenza, ritrova il filo e il senso vero della vita che, se pure inserita nella temporalità, merita di essere vissuta.
Si può evidenziare qualcosa di neobarocco, nell’accezione positiva del termine, nella versificazione di Sandro per i versi che tramite le strofe, fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza e, inoltre, si deve sottolineare l’ottima tenuta dei versi lunghi, che sono molto numerosi e frequenti.
Tema saliente è quello di una natura rarefatta e anche idilliaca che emerge nelle poesie, a volte vagamente liriche, con accensioni e spegnimenti.
A questo proposito emblematici i versi dell’incipit della poesia diciannovesima: “Cadono le prime foglie di betulla tremula/ nel concluso giardino che le mie cure/ e forse il destino mi riservano in pegno…/- “
Qui il poeta intende per giardino quello che i poeti romantici tedeschi chiamavano giardino segreto e cioè la sfera interiore e inaccessibile dell’animo umano, alla quale solo solipsisticamente si può accedere e che è bene non rivelare a nessuno.
Quelle foglie di betulla che con indifferenza cadono nel giardino riservato al poeta divengono simbolicamente dei messaggi che giungono a Buoro dall’esterno nella nostra epoca del pensiero liquido che ci vede sommersi da notizie di tutti i generi che provengono dai mass-media.
Così, con una poetica complessa il poeta sottende proprio il fermo desiderio di uscire dalla selva oscura di dantesca memoria, che non riguarda solo lui, ma noi tutti.
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Raffaele Piazza
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