Alfonso Lentini – "Illegali vene"---- Edizioni Eureka – Corato – (BA) – 2018 – pag. 25
Alfonso Lentini è nato in Sicilia a Favara (AG), nel 1951. Si è formato nel clima delle neoavanguardie del secondo Novecento. La sua attività spazia dalle arti visive alla scrittura, spingendosi talvolta nei territori della poesia. Molti i suoi libri con i quali ha riportato vari premi. Nelle sue numerose mostre e installazioni tenute in Italia e all’estero, propone opere basate sulla valorizzazione della parola nella sua dimensione materiale e gestuale. Insieme ad Aurelio Fort, è autore del progetto artistico internazionale “Resistere per Ri/esistere” culminato il 25 aprile 2013 con un’installazione urbana per le piazze e le vie del centro storico di Belluno.
Le poesie qui presentate sono state composte (e in gran parte pubblicate) in tempi e contesti diversi, ma l’attuale sistemazione in un’unica sequenza rende originale tutta la raccolta.
La plaquette presenta un’acuta e sensibile nota introduttiva di Eugenio Lucrezi intitolata Scrivo da un reclusorio sconfinato. Le illegali vene di Alfonso Lentini.
Da sottolineare che in copertina ritroviamo il particolare di un’opera pittorica dello stesso Lentini per la mostra La luce splende nei tuoi occhi.
Il suddetto frammento figurativo è costituito da un’ellisse azzurra con incluse linee rosa carico, al cui interno si ritrova un’immagine simile ad una foglia, per la sua forma, immagine che presenta sulla superficie delle vaghe scritte a volte cancellate che, per certi aspetti. ricordano una partitura musicale.
Tutte le composizioni iniziano con la lettera minuscola e sono senza titolo e quest’ultimo elemento crea vagamente l’impressione che la raccolta nella sua compattezza possa essere considerata un poemetto anche per la iterazione di alcuni termini che compaiono in molte poesie.
Una parola chiave per accedere al poiein di Lentini riguarda il termine stesso scrittura che viene detto tramite le espressioni scrivimi e scrivo ripetute in molti testi.
Si crea così il gioco intrigante dello scrivere nello scrivere che viene potenziato dalla presenza della suddetta figura in copertina in un gioco di rimandi di senso consapevole e raffinato.
Notevole la densità metaforica e sinestesica in tessuti linguistici nei quali si realizzano continuamente accensioni e spegnimenti e che sono del tutto antilirici e anti elegiaci.
Non manca una vena neo orfica che crea una forte sensazione di magia e mistero e si incontra un naturalismo rarefatto che tende all’astratto: - “da questi luminosi ghiacci/ squamati dal sole/ da graffi che tracci/ su lastre/ a picco tra le gole/ da incastri di voli/ il difficile lago/ di parole/- “.
In un’atmosfera visionaria dove domina la sospensione che scaturisce da una parola scabra ed essenziale c’è spesso un rivolgersi ad un tu che resta avvolto nel mistero e del quale ogni riferimento resta taciuto.
E a questo tu il poeta scrive da un muro e si potrebbe affermare che gli dedichi poesie proprio producendo poesia.
"Ma scrivimi dai margini del foglio" - dice il poeta a questa entità vaga in attesa che gli risponda, che dia risposta alle sue invocazioni e così in un’aurea surreale si viene a stabilire una forte carica di ipersegno.
Una forte carica trasgressiva nel lavoro di Lentini nel suo relazionarsi al tu e al lettore che trova il suo etimo nel titolo proprio in quelle vene che risultano illegali, espressione del pensiero divergente sotteso alla poesia stessa in generale.
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Raffaele Piazza
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