Maria Pia Quintavalla : “Quinta vez” – ed. Stampa – 2018 – pagg. 96 - € 13,00
La profondità psichica di penetrazione, con l’uso particolarmente equilibrato del simbolo, coniuga una tensione tutta da scoprire , fra le pagine che riescono a svelare la scelta della rielaborazione del subconscio. I profili si stagliano con delicata precisione , per quelle incisioni che la parola poetica riesce a ricamare tra le semplici dissolvenze della memoria ed il chiaro incanto del sogno , quasi un rincorrere le segrete fulminazioni del ritorno . Nella prima sezione del libro , dedicata ai non nati , con il titolo “Pre-natale”, Maria Pia Quintavalla ferma la sua scrittura in pagine che sono in effetti prosa poetica , con un equilibrio di dizione offerto dalla tradizione ed immerso nella precisione musicale del contemporaneo . Un colloquio che penetra nella percezione , senza mai smarrire il raggiungimento della realtà memorialista , cauta nel dire e precisa nel ricordare. E’il personaggio di “China” che ricompare , in un percorso lineare che la riprende nella sua sottigliezza , nella sua cadenza in tocchi ritmici , nelle sue apparizioni luminose.
La seconda e terza sezione “Mater” e “Mater II” hanno il tremito che la poetessa riconosce , assecondando il respiro ed il sussurro degli infingimenti che il riflesso propone. “Due sono una” è il titolo della prima poesia , che cerca di aprire l’orizzonte che le mani dolcemente sfiorano: “Lei non ascolta, se cammina non ti vede più/ sei tu alle spalle, la conosci/ dal silenzio dei passi, lei non corre/ più accanto alla tua vita ma davanti,/ la sospinge e spinge via…” – Ella rievoca il fragile distacco madre figlia e nel mito del silenzio cerca di incidere le frasi che allontanino l’agguato della follia e della disperazione .
“Quinta vez, o del ritrovamento” è , come la poetessa dichiara , breve allegoria della seconda vita di “China” , qui madre fanciulla , risorta in terra di Castiglia , in una storia che continua la biografia precedente, presente in “China” del 2010 , ne è una metamorfosi .
Chiude il volume un atto unico : “Le sorelle” , per un incontro serale nel giardino silenzioso di S. Ulrich , tra il verde degli alberi in penombra, una panchina verniciata da poco , un ragazzo rumeno sdraiato all’umido del viale. Un dibattito che ha l’ansia ed il vortice delle parole, quasi una sfida che penetra nel buio e gioca nei misteri della femminilità.
ANTONIO SPAGNUOLO
Grande lettore il sognatore che ri sogna due volte lo stesso testo !Grazie
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