venerdì 8 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = CARMINE LUBRANO

Carmine Lubrano: “Letania salentina e altre Letanie” – Ed. Jazz Poetry- 2018 – pagg.112 – s.i.p.
Volume da collezione , di grande formato (30x21) ed in carta pregiata, da sfogliare con passione, assaporando il profumo che la stampa riesce a concedere.
Ancora una volta Carmine Lubrano, con questa raccolta, ci avvince nella vertigine delle sue opere, nell’alternarsi scintillante della scrittura e delle figure, e con lo stile corposo che lo distingue.
La struttura dal respiro lungo alternata a momenti di altissima musicalità e di ben definita apertura, ha prodotto non solo una encomiabile levità verso una lettura completa e orizzontale del poema, ma ha accompagnato il lettore accorto ed incuriosito attraverso sbalzi e impennate che scuotono l’immaginazione ed imprimono al pensiero cicatrici multicolore tali da abbagliare ad ogni incisione.
“e sono qui a Roca i giovani per strada mi chiedono / dov’è la poesia vengono dopo i tuffi postati/ e per mostrarsi nei social sognando di essere amati…” Ma dove possa nascondersi la poesia è il continuo sgraffiare e scavare che un poeta , mai sazio di ricerca, riesce a compiere nella scultura del verso. Una poesia presente in ogni angolo sia materiale che del sub conscio tale da diventare storia quotidiana e illusione.
Qui le “Letanie” sono numerose e composte da una scrittura che alterna la lingua italiana al dialetto, in numerose pagine che vanno da “stravaganze testicolari che cremano latrine” a “cantilene d’acqua santa, fra trezze nere e culi a mandolino”. I capricci personali corrono in lampeggi sotto il tratteggio del Vesuvio o nelle pieghe di peli e cotogne, ciuffi neri di peli e capezzoli triturati. “Non so friggere l’aria forse saprò cantare del tuo/ clitoride e con il ritmo ritrovato tra le pietre/ del tuo carminio carnale cantilenando” tra immagini particolari di un intimo travaglio e le illusioni di un amore in tempesta.
L’arte/fice scommette tutto sulla sua capacità di cantare ad alta voce, alternando pagine a figure di poesia visiva, con una singolarità propria, che rendono l’opera di notevole valore. Suggestiva la gigantesca mosca che appare nel testo, con ali delicate e nello stesso tempo disgustevoli. Ogni illustrazione è metafora, denuncia, allusione, memoria, premonizione, capogiro.
ANTONIO SPAGNUOLO

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