lunedì 25 marzo 2019

POESIA = MARIA BORIO

" I "
Per il momento che separa la notte
restavi allo scoperto nell’erba alta e azzurra.
Gli occhi la scrivevano in qualche spazio
e l’obiettivo della macchina fotografica la catturava
nuda e magra: qualsiasi vita che voglia apparire.
Se scrivi l’istante si distende? Ma la camera
di ciò che scrivi molto lentamente raggiunge
la vita degli altri e questa fotografia come una bocca
vera più del vero già a tutti farebbe chiedere
dove sei, l’ora, perché raccogli
il cielo impallidito fra gambi celesti.
Forse questo ultimo momento d’estate
potrebbe dire se stesso
solo se si riproducesse muovendosi,
se assomigliasse a ciò che in un video
le vite che appaiono vogliono sentire simile…
Gli uomini nel neolitico narravano
con i palmi delle mani sulle pareti della grotta
e le sagome delle mani erano il proteggersi,
la luce che vive. Guarda così le mie lettere.


Farnese

La finestra a una luce dice non immaginate,
appoggiatevi alla parete come fosse una strada.
La schiena nuda non ha più freddo. Ecco le cose
che ci abitano: il vetro trasparente, il muro opaco,
noi per le cose, una strada curva sul muro,
il muro dentro vene lenticolari. Tutto batte
come bronzo sul deserto: è innocenza
che muove la testa. Mi abiti così, come il giorno
sulla piazza che Giordano Bruno era quel piccolo
fuoco di tutti. Ti abito come il suono che si stacca
tra i palazzi incastrati, la campanella sul muro duro
caldo come un liquido muove la testa.
*
Maria Borio -- ( da "Trasparenza", Interlinea 2019 )

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