lunedì 4 marzo 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = VELIO CARRATONI

VELIO CARRATONI, PAURA DELLA BELLEZZA, Fermenti Editrice, 2019, pp.136, € 15,00

“Paura della Bellezza” non corrisponde per nulla al timore della intelligenza che, al contrario, questi aforismi sfornano in grande quantità e qualità, a volte a carattere criptico o perfino sapienziale.
Non vi è campo umano, o del disumano, che non venga preso in considerazione, sottolineato ovvero obliquamente schiaffeggiato dall'Autore che, con tutta evidenza a causa d'una propria intima pudicizia, non ha voluto raggiungere il primato dei mille aforismi.
Sono, soltanto, novecentosessantasette.
Ne avesse aggiunti altri trentatré, sarebbero stati tranquillamente (si fa per dire) MILLE!. E scusate se è poco!
Qualche citazione, non-random, è d'obbligo.
Ad esempio, il più breve è: “attenzione agli adulatori”,
Il più lungo: “a furia gi adorare il Vello d'oro per i miraggi dei canali di promesse false e raggiri siamo nello stagno. Ciò avviene quando i sentimenti sono sopiti dalle prassi disumano/meccaniche. Portandoli come emblemi fisici maneggiati e decomposti.”
Ma io posso serenamente inneggiare a Velio che, magari non ci fa diventare più belli ma di certo ci fa più intelligenti e più arricchiti di Senso e di Non-senses, attingendo a piene mani a quel pozzo personalissimo ove, in notturna, lo scibile si riflette.
A proposito del mio lavoro di contabilizzazione portato sul numero degli aforismi, mi ritorna in mente (e qui il cantautore non c'entra per nulla) una notissima barzelletta dantan, ambientata in un manicomio, che non è soltanto luogo di devastazioni, nascendo da lì tanti presupposti di umanità tutti da sondare.
Proseguendo nelle citazioni, ricordo quanto riferito su “cimitero dei libri: luogo vivo della letteratura, senza lasciare un cantuccio il 966 (le facce sono le nostre machere. Ma certe parole confondono di più) e senza rinunciare al prezioso 969 esimo (sono i perché a non avere più senso)”.
In buona sostanza in Paura della bellezza, la sostanza c'è ed è molto densa, provocando il lettore a sostenere le non-ragioni di questo maudit exquis o ad attaccarlo.
Il che è “a scelta”, come altrove e altrimenti, suggerisce Susanna Schimperna.
Ma prima di concludere viene spontanea la domanda: Perché della bellezza si ha spesso timore, anziché godere della sua visione distensiva per effetto spontaneo? Perché rappresenta il trabocchetto delle sirene delle riminiscenze omeriche o da trappola delle sovversioni? A causa dei tranelli che girano intorno ad essa. O delle sorprese delle componenti delle beltà che apparentemente abbagliano per fungere da inaspettate sorprese. Da qui uno dei timori basilari di ciò che la bellezza può offrire. Trasfigurazione inebetita di stasi estasiate. Tutto da vedere come può andare a finire. Ma non solo. Gli scuotimenti delle beltà non sempre allietano, così pure gli appagamenti dei sensi che restano rapirti o traballanti o annientati dalle inappagatezze per inadeguatezze o per incapacità recondite sempre in agguato.
Questo fa pensare a tutta prima Velio Carratoni con il suo titolo da mistero recondito. Lui che è un laico refrattario ai compiacimenti del mondo esteriore. Lui che mal tollera gli amorfi o i devastatori del nulla, i killer del creato, preferendo chi l'ha conquistato, temendo il risveglio dalla sbornia che potrebbe presentare un deserto malefico.
Il resto è tutto da scoprire o da gustare, in attesa dell'eventuale rinascita.
*
Antòn Pasterius

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