Francesca Lo Bue, "I canti del Pilota", Società Editrice Dante Alighieri, Roma 2019
L’autrice in questa nuova raccolta di poesie propone un itinerario per un viaggio intellettuale nel quale superando le due forme tradizionali di navigazione ne emerge una terza, quella condotta attraverso la poesia. Poesia che, come è noto, oggi supera i confini di genere che la relegavano nell’ambio letterario per raggiungere la filosofia e comunque l’orizzonte arcano e misterioso della meditazione. Così il pilota, o meglio, il capitano della nave che fa da guida in questa navigazione apre gli spazi di una semantica oracolare della quotidianità composta di oggetti, di colori, di suoni, di sentimenti e di effetti oggettivati dalla fantasia del poeta. Il registro espressivo è rappresentato come sempre in una tavolozza nella quale la Lo Bue utilizza le due lingue che le appartengono, lo spagnolo e l’italiano, per porre accanto componimenti poetici che si allontano dal mondo ermeneutico della traduzione per offrire in parallelo due orizzonti creativi, espressioni di due culture.
I veicoli semantici della sua espressione poetica sono come di consueto le parole che però si fanno immagini e metafore di questo viaggio arcano, così le poesie esprimono simboli, talvolta ermetici ma sempre capaci di comunicare dei vissuti e delle impressioni interiori di sogni, di stati d’animo e di meraviglia di fronte alle armonie nascoste nella quotidianità. In tal modo la parola dà spazio all’enigma e al mistero nel rischio di una navigazione che conduce lontano il pensiero sulle ali immaginative della fantasia. Questi sono i canti del pilota che utilizza la voce per aprire le vele al vento del sogno e della meditazione in un viaggio in cui la vita, l’amore, la morte, il sogno e la sintonia con gli altri esseri viventi, permettono una sintonia nella quale la poesia diventa l’elemento di unione dei molti immersi nella loro diversità, che realizza in tal modo un’unione e una comunione misteriosa dell’intero reale.
I componimenti poetici oggettivano figure, immagini e piccole cose della vita. In questa realtà complessa il capitano guida la nave nel mare tumultuoso del quotidiano. Abbiamo così una poesia di simboli nascosti nel mistero delle parole. I suoi componimenti poetici manifestano una passione religiosa aperta allo spirito di una pietà tipica della cultura vissuta dalle civiltà del Sud America.
Infine va sottolineato che la Lo Bue come poeta si distacca dal modo di intendere la figura del poeta nella nostra cultura europea, per raggiungere una professionalità derivante dalla cultura sudamericana nella quale il poeta testimonia la sua idea della vita in un’autonomia della poesia dalle altre forme espressive, capace di coinvolge non solo gli intellettuali ma anche il popolo. Si pensi in questo quadro a Pablo Neruda che come poeta coinvolgeva le folle nell’ascolto delle sue poesie in riunioni che non erano conferenze ma veri e propri concerti poetici.
Aurelio Rizzacasa
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