ALBERTO SODANI : "COME IL MARE D'INVERNO"-- Edizioni Emersioni - 2018 - 200 pagine
C'è molto da riflettere, da estrarre, da condividere a proposito di questo primo romanzo scritto da Alberto Sodani, medico dentista romano (dopo alcuni racconti e mini racconti). Fa parte di quei libri che non si lasciano una volta aperti, perché regala momenti di lettura intensa e drammatica. Infatti la storia che ci viene raccontata si può definire proprio attraverso questi aggettivi, più che mai adatti alla trama.
L'Ing. Giorgio Pollini, tranquillo uomo di mezza età, conduce una vita privata regolare, con una moglie insegnante, in attesa del primo figlio. Manager serio e preciso, molto rigoroso sull'etichetta, lavora in una importante società internazionale. Dà del Lei ai suoi colleghi e non li frequenta. Si potrebbe dire che ostenta una leggera "puzza sotto il naso".
La coppia si vede piombare all'improvviso nella disperazione più assoluta alla nascita della figlia, affetta da una grave malformazione dal nome barbaro, non riscontrata durante la gravidanza. Cade su di loro come un gigantesco macigno. Infatti da quel momento la loro vita diventa una lotta senza quartiere per strappare ad una morte quasi scontata e quasi augurabile - almeno per la moglie - l'esserino minuscolo che condizionerà la loro esistenza.
Intorno a Giorgio, gravitano diverse donne: Giulia, questa figlia "diversa" poi voluta, disperatamente curata e dal padre amata malgrado la sua menomazione; la moglie Carla; mentre il padre lotta accanitamente per la salvezza, lei viene trascinata in una cupa depressione di tipo post-partum, esacerbata dalla malattia della neonata, che sfocerà in una violente crisi di rifiuto e rigetto; la sorella Gianna, medico, confidente e approdo sicuro nella tempesta, ma anche fonte di consigli e raccomandazioni non sempre ben accolti; Irene, l'altro aiuto prezioso, la dolce dottoressa logopedista, diventata ormai indispensabile; segue le tappe e i miglioramenti a singhiozzo dello stato della bambina dopo i vari interventi; insegna ai genitori a come comportarsi durante le sue crisi di apnea; infine Clelia, "l'ingegner Bersani", collega di lavoro dallo sguardo d'acciaio e mare, montata su tacchi dodici, personaggio da fumetto sofisticato, con la quale intreccia un rapporto ambiguo e problematico. Unico uomo di qualche importanza, emotivo ed apparentemente scialbo, ma efficiente e devoto, l'assistente dottor Cosimi.
Ulteriori presenze consolatorie in quest'arido panorama: la musica lirica, Verdi, Puccini, Mascagni, di cui ascolta appena possibile i brani preferiti, l'architettura, la pittura, l'arte in generale, come nel titolo del libro, ispirato ad un quadro di Turner, e da lontano alla celebre frase di Ungaretti: "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie".
Mentre da un lato Pollini arranca faticosamente nella sua vita di marito e padre, dall'altro, riversa le sue residue energie nel lavoro che va invece a gonfie vele, diventando lui, con uno strano fenomeno di contrappasso il personaggio di spicco della sua società. Arrivati a questo punto del romanzo, viene da chiedersi, con molta partecipazione e curiosità: come proseguirà la sua vita? Si separerà da Carla? Irene o Clelia entreranno invece a farne parte? Quale percorso prenderà il suo cammino? Certo è che non sarà più lo stesso "Information Technology Director" di prima. Sarà cresciuto, nell'angoscia e nella sofferenza alle quali niente lo preparava.
Bivio e svolta. Alle soglie dell'estate viene organizzata una grande festa in suo onore. Nella casa lussuosa e lussuriosa che Clelia Bersani condivide col suo amico Frank, ricco americano dall'aspetto da viking e tendenze al "voyeurismo". Casa "nave spaziale in bianco legno e cristallo", e specchi, tanti specchi, il massimo di un glaciale erotismo e kitsch che si pretende raffinato. Preponderante a questo punto è lei, la "Wonder Woman", la donna dagli occhi grigio-mare, desiderata respinta desiderata ancora in un balletto ansimante di sensazioni contraddittorie.
Questo evento doveva segnare la resa dei conti. Di più, un'esplosione nella mente, nel cuore e nel corpo di Giorgio Pollini. E così è stato. Tensione accumulata, disorientamento, il non sapere più chi fosse, dove andasse, come sarebbero finiti il suo matrimonio, la sua carriera di manager - diventato troppo prezioso dunque troppo costoso -. Ma soprattutto cosa sarebbe stato di quella cosa incomprensibile e sbrindellata: la sua nuova vita. Tutto questo lo spinge dentro un turbinio di sesso non sesso, di speranza e rabbia, uno sfogo liberatorio e disperato che lo lascia esausto. L'unico punto fermo è il suo amore per la piccola bambina che gli sorride sempre, gli afferra il naso con le sue manine calde e ha bisogno di lui come lui ormai di lei. "Tu e Giulia.
Fino alla fine." Tu, cioè io, Giorgio Pollini. Perché il racconto viene fatto da una voce narrante, ma non in prima persona attraverso l'"io" classico di chi espone i fatti propri, ma con il "tu". Come a sdoppiarsi, a nascondersi, a prendere le distanze da quell'altro "io" che lo sovrasta e schiaccia. C'è l'uomo del prima e quello del dopo.
Il racconto, subito coinvolgente, è affannoso e trafelato. Come di uno che corre contro vento sulla spiaggia e rimane "à bout de souffle" , estenuato da quel percorso ad ostacoli cosparso di continui alti e bassi. Violenza e tenerezza s'intrecciano e si rincorrono sul filo della storia come le onde del mare così spesso evocato. S'incontra in queste pagine un lirismo contenuto, non lacrimoso o soltanto quando occorre davvero, ma senza commiserazione, sostenuto dalla speranza: ce la faremo, Giulia mia, usciremo dal tunnel. Insieme. La parte più nobile del Va tutto bene nei film americani...
"Vieni amore mio.
Si va a casa.
Andiamo."
L'insieme è composto da 50 capitoli più Prologo ed Epilogo. Le frasi sono brevi, il tutto frammentato, con molti punti, accapo, certe volte una parola a riga due tre poco di più. Diventano perfino poesia, in alcuni casi decrescendi visivi come ad esempio nel Prologo, nei capitoli VI, XII, XL, XLVII, L, ultimo capitolo prima di un Epilogo dal gusto amaro come tutto il libro.
"Perché esserci è importante.
Tu lo sai, l'hai già provato.
Il vuoto totale vicino a te.
Tranne Giulia, lei no.
Lei c'è, e basta.
Per sempre.
Sei sicuro."
(capitolo XL)
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Edith Dzieduszycka
Maggio 2019
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