domenica 5 maggio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = FABIO BARBON

FABIO BARBON, Femminili Impronte – Poesie d’Amore, Castelfranco Veneto (TV), Biblioteca dei Leoni, 2018, 112 pagine, 12 euro

Nel mese di ottobre del 2018 l’Editore Biblioteca dei Leoni ha pubblicato le Femminili Impronte di Fabio Barbon (autore nato nel 1951 a Spresiano, in provincia di Treviso, dove tuttora abita). Il libro è stato inserito nella Collana di Poesia diretta da Paolo Ruffilli ed è stato scritto tra il 1995 e il 2018.
Le singole poesie d’amore che compongono la silloge non compaiono esattamente in ordine cronologico di stesura, anche se è stata rispettata la sequenza degli anni.
Nelle Femminili Impronte troviamo molte connessioni tra la sfera materiale e quella spirituale, mentre vengono donate al lettore non poche immagini e descrizioni che poggiano su osservazioni inconsuete. Tutti i sensi vengono coinvolti e sollecitati nella lettura, «coniugando l’ethos e l’eros», come dimostrano i seguenti segmenti di versi: diviene «Voracità del vivere intenso / questo degustare le tue labbra di caffeina»; «i tuoi fianchi riversano conchiglie / si curvano al vento, / fluttuano nella voluttà»; «So portare il tuo corpo / all’apice del mondo / quando rotola nel piacere / come frutto caduto lungo il pendio».
Lo scorrere del tempo, in rapporto alla forza del sentimento che pervade, ha peculiarità tutte sue: «gli attimi del cuore / fluiscono dolcemente / nell’imbuto capovolto dei sogni», mentre «le lancette del cuore / ritmano i sogni / e ancora il giorno / desidera la notte», poiché «l’amore sintetizza l’infinito»; «nella parola “amore” / si va oltre il mortale»; «nel traguardo dell’amore / s’apre la spirituale porta».
Pertanto, l’amore carnale e quello spirituale si fondono in un equilibrio capace di portare l’esperienza terrena a un livello divino: «ogni mio pensiero è un cuore / un frusciare di dolcezza, / una dichiarazione d’amore / alla tua presenza pensante», ed è «il tuo regale sorriso / ad incoronare le fauci del tempo, / a colorare i miei sogni, già ingialliti, / del riverbero di un tramonto d’estate, / a regalare il sublime alla decadente intimità»; «sulla tua distesa impronta femminile / ritrovo il mio maschile», mentre «la carezza prolunga l’estasi», poi «rimane l’ermetica traccia».
La fisicità dell’amore, dunque, non fa sentire l’autore Inadeguato all’eterno, concetto invece sviscerato più volte da Ivano Mugnaini, con il quale comunque Fabio Barbon condivide il concetto di tempo salvato (facendo riferimento al titolo di un altro libro di Ivano Mugnaini). Infatti, grazie all’amore, che consente di far sentire vivi persino nelle situazioni più disperate, con assoluta certezza Fabio Barbon può dichiarare: «Allontanerò la morte / sentendoti vicina».
Ci sono diversi punti di contatto, e per vari motivi, anche con alcuni versi scritti da Corrado Calabrò, per esempio: «T’amo di due amori // e amo dunque due donne, anche se / non ho altra donna all’infuori di te» … «e se ne sovrappongo le impronte / come due rette possono passare / per uno stesso punto se a tracciarle / è la mano incosciente d’un dio».
I ruoli della donna (e dell’uomo) vengono esaminati in rapporto alle metamorfosi prodotte dall’inarrestabile divenire, ovvero le diverse fasi della vita (fasi dell’esistenza individuale, e persino della poesia: «Se fossi Dante / ti chiamerei Beatrice») e le diverse dimensioni temporali si intrecciano (talvolta il futuro si insinua nel presente sotto forma di dubbio o timore, ingarbugliando le situazioni) rendendo pure l’età senile ricca di occasioni per sentirsi ancora vivi. Questo perché il cuore segue sue regole e compie suoi percorsi, e anche invecchiando può restare giovane e ritrovare la fiamma della passione: «la bellezza del mio amore / sfida il tempo degli uomini» ed equivale al «tempo sollevato / dalle miserie umane», mentre «nell’amplesso cibernetico d’occhi / ho varcato i confini del tempo». Sono sempre possibili «piroette del mio cuore fanciullo / continuamente malato di attese», poiché «leggo le pagine del tempo / con gli occhi del cuore / senza avere ancora l’età / per gli occhiali della ragione».
Muovendosi tra le incertezze, gli errori, la lontananza, le incomprensioni, gli abbandoni («il viaggiatore incerto non ritorna in patria»), le paure, gli intrecci imprevedibili, il discontinuo fluire delle storie, le relazioni che a volte si interrompono anche se non hanno una vera fine, l’autore scrive e ammette: «L’amore non mi prende / per il suo verso, / è quasi sempre / capoverso o controverso» … e quindi «ho scoperto chi sono, / un poeta in viaggio / che vola solo».
Però osservare l’amata mentre riposa, regala attimi e immagini colmi di appagante serenità; il tempo pare fermarsi e il mondo essere tutto lì, senza la possibilità di brutte sorprese al risveglio (vengono alla mente splendide immagini, come l’opera Endimione dormiente di Antonio Canova): «ciò che ho consumato / e mi ha consumato / ritorna ricostruito / dal tuo amore, / dal sogno reale», «fino all’essenza divina che ci appartiene».
A ben vedere, come canta Tiziano Ferro, L’amore è una cosa semplice e, come ha scritto Lucia Gaddo Zanovello, Amare serve. E solo amando risulta possibile vivificarsi (cfr. Vittorio Alfieri: «il raggio vivificante della Donna mia»).
Anche secondo Fabio Barbon, occorre donarsi, perché «l’amore è l’anello del dare», per annullarsi e ritrovarsi, e superare le crisi di identità ed esistenziali: «Ti amo, / per quella parte di te / che mi appartiene / e mi fa impronta d’amore».
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Claudia Manuela Turco

-----Pubblicata su: Literary

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