domenica 1 settembre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALESSANDRA PAGANARDI

Alessandra Paganardi – Frontiere apparenti-- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2019 – pag. 67 - € 12.00
Alessandra Paganardi vive e lavora a Milano. Ha vinto il Premio Astrolabio
2008 con la silloge Frontiere apparenti. come è scritto nella motivazione delle giurie
dello stesso premio, in pochi anni l’autrice si è imposta all’attenzione della critica
come una delle voci poetiche più intense e originali, per la quale l’aggettivo
“femminile” è del tutto scevro di connotazioni limitative; si tratta, infatti di una
poesia innervata della speculazione critica e filosofica di stampo femminile ma non
solo, più fertile e innovativa. Il testo è costituito da un dittico di poemetti, Città di
mezzo e Museo e parole: il primo poemetto è formato da nove parti, mentre il
secondo da tredici. Bisogna sottolineare che le sezioni, che compongono
rispettivamente i due poemetti, sono entrambe costituite da una singola strofa e che
ogni singola sezione può considerarsi la parte di un complesso più vasto, come il
tassello di un mosaico: le singole poesie sono tutte risolte in una sola strofa in modo
elegante e sorvegliato. Nel primo poemetto si incontrano atmosfere materiche e
suggestive e sembra di percepire, nei suoi versi, sensazioni vive di colori, attraverso
gli elementi naturalistici. A caratterizzare Città di mezzo è la presenza di una natura
rarefatta che fa da sfondo a luoghi indeterminati, ognuno dei quali diviene
un’occasione. Si tratta di versi irrorati da una forte luce lunare; ogni riferimento, in
queste poesie, viene taciuto è l’unico dato che ci è dato di conoscere è che
l’ambientazione di queste poesie è quella di una città sul mare. Come cifra dominante
in questi poemetti, emerge una natura rarefatta, sullo scenario di atmosfere serali e
notturne e, molto spesso, questa poesia diviene riflessione solipsistica, nella quale
l’io-poetante è autocentrato. La poesia di Alessandra Paganardi è del tutto antilirica e
presenta una forte valenza filosofica ed è caratterizzata da eleganza formale. Il
componimento che apre il libro è una poesia dal carattere programmatico e ha per
oggetto la descrizione di un arrivo in un luogo di mare://- “Quando siamo arrivati
nella sera/ l’aria era una grondaia di promesse-/ teneva in serbo una luna più forte/
più amica. La rampa della strada/ così vicina prolungava il buio/ come un racconto
nuovo e più stanco/ che non si vuole smettere. Il libeccio/ non portava né timo né
limoni-/ un tram di mezzanotte sempre vuoto,/ All’alba diventava una signora/ nel
suo vestito largo// Lo sapevo che il mare non ha mani-“// ; in questa poesia
troviamo una natura materica e una forte densità metaforica e sinestesica: proprio
attraverso un’analisi di questa poesia, si può mettere a fuoco la sua originalità e la sua
forza espressiva: infatti, Alessandra Paganardi riesce a dire efficacemente, una natura
che non è assolutamente pittura né tantomeno oleografia, ma al contrario, in questo
componimento, incontriamo l’urgenza dell’esprimere, attraverso vari sintagmi, una
natura interiorizzata nel suo abitarla e nell’esserne pervasi. In questo contesto l’aria
era una grondaia di promesse, verso in cui efficacemente si coniugano i termini aria
e grondaia, caratterizzati da una connotazione del tutto materiale, con la parola
promesse, che appartiene ad una categoria del tutto immateriale, del tutto legata ad
un’idea astratta; del resto esempi di questo tipo nei poemetti ne incontriamo molti.
C’è una forte vena filosofica in queste poesie, che sottendono un vago
autobiografismo: notiamo. nei componimenti di Frontiere apparenti, un forte
attaccamento alla vita, al suo senso ultimo, una vita che vuol farsi esperienza critica
di ciò che circonda la poetessa, contesto spaziotemporale che viene interiorizzato,
attraverso lo sguardo e poi tradotto in versi; da notare che tutte le poesie sono prive di
titolo://- “Ferragosto, i trent’anni dell’estate. / Non immaginatevi la caduta/ del
frutto colmo sul ramo. Ma, vedi, / la fretta strana del sole che scende/ nel mare come
in un appuntamento/ furtivo. Senti il fresco dell’ombra-/ cresciuto sulla guancia di un
malato/ il cielo ha qualche stella di riserva…/”. Vaghezza e sospensione
caratterizzano questi versi e c’è da notare l’uso frequente della punteggiatura. Molto
originale, in questa poesia, l’immagine del sole che scende sul mare per un
appuntamento furtivo. Insieme ad immagini naturalistiche, la poeta, come ci diceva,
dà spazio a sensazioni che, molto spesso, si riferiscono alla temporalità come nel
verso iniziale della poesia suddetta, che è il nono e ultimo componimento del primo
poemetto. Molto differente, non a livello formale ma contenutistico, il secondo
poemetto intitolato Museo e parola: il museo è di per sé stesso un luogo suggestivo
per la sua bellezza e la forza evocativa di ciò che è in esso contenuto e l’autrice in
questo poemetto, come dal titolo, porta a compimento la descrizione di un museo
fatto di parole. La poeta non parte da un museo preciso, esistente materialmente, ma
da un museo al di fuori dalla realtà storica e logistica. Con versi, nei quali
incontriamo sospensione e mistero, Alessandra Paganardi ci conduce in un contesto
vago e affascinante, dove una delle componenti fondamentali è il mistero: nel museo
dell’autrice la presenza incombente dei quadri alle pareti, viene paragonata ad
un’invasione barbarica e i vasi alle finestre sono finti: la permanenza stessa della
visita al museo pare voler esorcizzare la morte, pare incarnare il desiderio di situarsi
fuori dal tempo. Come afferma Valeria Serofilli nella postfazione a questo testo, il
lavoro di Alessandra Paganardi ha dunque la capacità di muoversi sul filo che collega
il concreto al sublime, il quotidiano a ciò che travalica le epoche , tramite uno
sguardo sincero e attento ed un linguaggio nitido, calibrato in una ricerca di
un’essenzialità ricca e viva, anche in virtù di uno stupore genuino, non costruito,
cercato con tenacia e levità all’interno dei territori della realtà resa parola e della
parola investita del potere di farsi territorio da percorrere, la frontiera e il suo
superamento.
Raffaele Piazza

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