Gabriele Galloni: “ L’estate del mondo” – Ed. Marco Saya – 2019 –
“Eccoci finalmente all’ultimissima
riva del mondo; vi arriviamo nudi
via terra. Aspetteremo qui la fine
ora che niente abbiamo più alle spalle;
sarà la nostra vita come l’occhio
di un dio cieco – la vita come questo
mare che non sprofonda mai in abisso.”
Con un tocco filosofico elegantemente sottoscritto il giovanissimo Gabriele Gallone chiude questa raccolta di poesie, che scorrono con ritmo sostenuto in un caleidoscopico susseguirsi di immagini e presenze. Anche se la “luna” si affaccia prepotente nelle pagine centrali del volume, per offrire una sua particolare luminosità ed invogliare il lettore ad inseguire scintillii che sospendono nel vorticare del cielo, le figure che si stagliano nelle pagine sono sempre di efficace ritaglio, per un volume che si offre compatto nel raccogliere e tramandare, ricucire ed osservare, raccontare per frammenti ed emblemi, esperienze e lacerti che rappresentano improvvise agnizioni o eloquenti sussurri. Affiora tra i versi il sentimento che sostiene lo sguardo, tra la folla che affoga o le strade che attendono in un girotondo che attanaglia il dialogo, a volte nella condizione di quiete, a volte nella illusione di un appiglio. E non mancano ritorni :
“Erano i giorni delle case identiche,
delle case violate, delle notti
segnate a passo dai cani randagi
che scendevano a frotte dalla collina.
Erano i santi giorni di tua madre
trovata morta nell’atrio;
la gola squarciata lato a lato.”
Cercando di stabilire rapporti di cruda pietà o di discutibile mediazione nel riquadro che non è più ricordo, ma soltanto impazienza.
Gabriele Gallone conduce una lingua tagliente e precisa, una scrittura poetica dai suoni percussivi, addolciti di tanto in tanto da una prosodia musicale di pregevole vigilanza.
ANTONIO SPAGNUOLO
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