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Antonio Spagnuolo: POLVERI NELL’OMBRA
Pagg. 91, € 12,50
Oèdipus, Salerno 2019
La nuova raccolta di poesia di Antonio Spagnuolo è un ulteriore tassello di quel Canzoniere dell'assenza (per citare un libro del 2018) dedicato alla moglie scomparsa alcuni anni fa e il cui ricordo e la cui rievocazione sono ormai il motore principale della sua ispirazione poetica. Ricordo al quale in quest'ultimo libro l'autore si avvicina dapprima come sottovoce senza nominare ciò che manca ma proiettando tale innominata assenza in un contesto di mutazione più ampio: "Invano cerco la mia città dei giochi di fanciullo" è il primo verso. E se nel secondo testo si parla di "mura ormai ridotte al nudo", in quello immediatamente successivo compare una "scrivania, ormai spoglia / di ogni ricordo, di ogni dolcezza". Nuda, spoglia è la vita stessa del poeta nell'assenza della persona amata. Contro l'ormai "illogico sognare" si leva inutilmente un "urlo" che non può richiamare indietro chi ormai non c'è più (Non ritorni è il titolo di un libro del 2016). Solo a p. 11 compare lei, a sua volta come "nuda figura". Una figura evanescente ma incombente: "L'ombra frana e s'incrina nei dettagli, / nell'urgenza della tua figura, quasi fantasma immobile nelle crepe del muro, / che mi opprime ogni sera, che incombe / a schiacciare i miei muscoli invecchiati".
La tarda età raggiunta dall'uomo ormai rimasto solo - tanto che "Sono frammenti di scrittura anche le rughe" (parole che la vita ha inciso sul corpo) - questa tarda età non impedisce di rievocare la sensualità e la sessualità che ha unito la coppia: "Dolce la tua passione mi sconvolge / nell'attimo che abbaglia le tue ciglia, / tra il cuscino e il ricamo delle coltri. / [...] / Inseguo la pelle, il sudore, il tuo profumo / che tra le cosce evapora al mio tocco / e rincorrono illusioni di un amore / che non tarda a comporre melodie". Si tratta di "illusioni" perché poi la vita nel suo scorrere vorticoso nel tempo ha tolto ciò che prima ha dato. La precarietà della condizione umana, e dei sentimenti ed emozioni che pure l'animano, risulta ancora più evidente nello stridente contrasto con termini come "infinito" ed "eterno" che ritornano spesso in queste pagine a rimarcare appunto la fugacità d'ogni esperienza: "L'orizzonte incide la tua assenza, / che aleggia timorosa indecisa / nell'eterna vendetta dell'infinito".
Questo ininterrotto canzoniere dell'assenza costituito dalle recenti raccolte di Spagnuolo si presenta come una poesia perenne che nello snodarsi dei libri, e all'interno di ciascuno di essi, si dà per continue espansioni e addensamenti, lievitando su se stessa e sul tema della perdita e ricerca che la caratterizza. L'espansione produce una sezione, l'ultima, che non a caso si chiama Nuovo registro. Se la voce di Spagnuolo già da tempo (prima della perdita della propria compagna) aveva assunto toni più lirici allontanandosi da certo sperimentalismo di una fase precedente pur lunga (in una vita lunga e in una lunga attività poetica), ritenta ora una nuova modulazione che si fa da un lato più narrativa ma dall'altro anche surreale con addensamenti vertiginosi d'immagini (un carattere surreale presente anche negli altri testi per la continua partenogenesi di immagini di un poesia che pure muove da sempre dalle suggestioni della psicoanalisi). I testi di questa nuova sezione appaiono come versi solo perché, per non spezzare le parole, si va a capo quando la nuova parola non entra nel rigo. È come se il dolore del poeta allora travalichi il limite stesso del verso nel continuum del dire.
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Enzo Rega - docente e saggista
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Già apparso ne L'Indice - gennaio 2020 -
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