giovedì 2 gennaio 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = IVAN FEDELI

Ivan Fedeli – Campo lungo -- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2014 – pag. 93 - € 11,00

Ivan Fedeli (Monza 1964) insegna Lettere e si occupa di didattica della poesia.
Ha pubblicato diversi percorsi poetici, tra cui Abiti comuni (Il Ponte Vecchio), Dialoghi a distanza nel volume Sette poeti del Premio Montale (Crocetti), Vie di fuga (Biblioteca di Ciminiera), Un mondo mancato (Il Foglio, finalista Premio Caput Gauri), Inventario della specie opaca (LietoColle, finalista Premio Sandro Penna e Teatro naturale (puntoacapo).
Gli sono stati assegnati il “Premio Montale”, il “Premio Luzi” per l’inedito, il Premio Gozzano” e il “Premio Vent’anni di Atelier”.
Campo lungo, la raccolta di poesie di Ivan Fedeli che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Corrado Bagnoli esauriente e ricca di acribia e una nota conclusiva di Mauro Ferrari.
La raccolta ha inizio con la composizione (cellule) formata da tre distici che è scritta in corsivo.
Successivamente seguono le seguenti sezioni del libro ben articolato e composito architettonicamente: I santi, L’amore al tempo dello spread, Le rose della gobba, Gli affollati, Polveri sottili, Trattenere, legare (La vita rapita), Stazioni (Primi piani).
Il volume si chiude come un cerchio con la poesia Eroi anch’essa scritta in corsivo e costituita da tre distici.
Del tutto antilirica la cifra essenziale in questa raccolta di Ivan Fedeli come quella di tutte le altre raccolte.
La sua caratteristica peculiare potrebbe essere intesa costantemente come quella di una poetica intellettualistica che ha per oggetto privilegiato la quotidianità urbana e il luogo pare essere Milano.
Come in altri volumi nei componimenti senza titolo Fedeli con una non nascosta compassione dice con urgenza di persone alle quali la vita dà scacco, uomini comuni, magari anche sposati, in cui tutti noi potremmo identificarci.
E qui entra in scena la tematica dell’epica del quotidiano già cara a Roberto Mussapi.
Per Fedeli questa varia umanità vive nella chimera di una vincita con il gratta e vinci, ha lavori precari, è disinformata rispetto ai fenomeni mass – mediologici e sogna un avvenire migliore per sé stessa e per i propri figli.
E qui entra in scena il tema sociale, quello a cui Ivan tiene molto, quello per cui tra le righe si auspica che possa avverarsi l’utopia di un mondo con una più equa distribuzione dei beni.
E i personaggi messi in scena in questo teatro infatti sembrano tutti alla ricerca di una condizione economica migliore per potersi comprare magari una prima casa che abbia pure un giardino.
Momento saliente nel poiein del Nostro controllatissimo, elegante, raffinato e sempre ben cesellato sono delle meravigliose accensioni che illuminano il tessuto linguistico affabulante: …c’è un’orma di mondo/ mai donna, testarda come le chiome/ degli alberi d’aprile quando s’aprono/ in una meraviglia nuova antica, / resiste a fatica con la sudata/ per la corsa a gara con l’amichetto/ del cuore.
Quindi delle riprese in diretta con l’occhio – cinepresa del poeta che acutamente a campo lungo penetra la realtà che di per sé stessa può essere anche gioiosa.
*
Raffaele Piazza

Nessun commento:

Posta un commento