"Arpeggio"
siediti e ascolta
che oggi è giorno di conti
smetti questo dimenarti di foglia impazzita
sempre adiacente agli smarrimenti
sempre prossima al bivio delle tempeste
siediti e ascolta
che oggi è giorno di scrivere la fine
a questa storia di respiri violenti
dove stabile si raddensa la condanna
sta la malinconia
alle scale senza accordo
come macina che a morte stritola!
siediti e ascolta
che oggi è giorno di risposta
che spiazzi la tua preghiera di confine
sulle note di un arpeggio viola
la pioggia vigorosa degli occhi scolora
le macerie dei ricordi e la pena
che sempre avvinghia lo sconforto
che sempre ritorna spuma di nebbie
a correnti alternate
ma oggi si sfoglia il mistero di pianta
scerpata squarciata straziata
negata dal vento all’esistenza
e come sacro seme riposto a germogliare
le smarrite stagioni volte al secco
per nuovi mondi fiorire al mondo
in pregiata fusione d’assoluto e fragile
tesse la luna un tappeto di smeraldo
prima che la notte si svegli
confesserò il mio peccato
d’essere né la terra né l'acqua
né il fuoco né l'aria né l'etere
l'essere luminoso che abita in te, quella io sono
la divina presenza che dal tremendo nasce al sublime
che arresta per sempre arresta il vuoto pendolo
dei soffi e delle articolazioni
*
"ANCORA"
Cala il sentiero di ruggine
sui giorni vergognosi e ingiusti
della frantumazione.
Nel continuo trapassare
dell’esistenza muta il paesaggio.
Ma non ringrazio l’inconsapevole
ossessione che non seppe altro che ferire
/Su cosa s’apre la cecità
se la mancanza perseguita, ancora
l’innocenza?
E quale divino spettacolo ci conduce, ancora
alla compromissione?/
se la tolleranza riafferma il danno
di chi beve solo aridità di terra, ancora
e mangia il pungente pane del dolore, ancora
se miseria è la sola stella mattutina e necessità
la sola luna oscura supplicando, ancora
che la misericordia risplenda su di essi
una sola goccia di cura (!)
Strangolata dalla pena la solarità confitta
inchiostrerò questo disonore, ancora e ancora
eludendo la follia delle interpunzioni
dell’errore sacrificale delle mistificazioni
dei cimiteri coltivati a neve dai soffi immemori.
E nella scarna permanenza del crepuscolo serale
occluderò la soglia all’estraneo compianto
disserterò il sublime di riverberanti sfarfallii.
E sarà vortice frontiera e polvere sarà folgore
a squarciare il cielo il mio respiro di grafite.
Ridondante nella giustificata reiterazione
noiosa assillante sarò estenuante, ancora.
*
- ELLA CIULLA
ARPEGGIO
RispondiEliminasiediti e ascolta
che oggi è giorno di conti
smetti questo dimenarti di foglia impazzita
sempre adiacente agli smarrimenti
sempre prossima al bivio delle tempeste
siediti e ascolta
che oggi è giorno di scrivere la fine
a questa storia di respiri violenti
dove stabile si raddensa la condanna
sta la malinconia
alle scale senza accordo
come macina che a morte affanna!
siediti e ascolta
che oggi è giorno di risposta
che spiazzi la tua preghiera di confine
sulle note di un arpeggio viola
la pioggia vigorosa degli occhi scolora
le macerie dei ricordi e la pena
che sempre avvinghia lo sconforto
che sempre a correnti alternate
di spuma di nebbie è riporto
ma oggi si sfoglia il mistero di pianta
scerpata squarciata straziata
negata dal vento all’esistenza
come sacro seme riposto a germogliare
le smarrite stagioni volte al secco
per nuovi mondi rifiorire al mondo
in pregiata fusione d’assoluto e fragile
tesse la luna un tappeto di smeraldo
prima che la notte si svegli
confesserò il mio peccato
d’essere né la terra né l'acqua
né il fuoco né l'aria né l'etere
l'essere luminoso che abita in te quella io sono
la divina presenza che dal tremendo nasce al sublime
e arresta per sempre arresta
il vuoto pendolo dei soffi e delle articolazioni
[ELLA CIULLA]