martedì 4 febbraio 2020
POESIA = GIORGIO MOIO
"Ad Auschwitz dio non c’era"
Ad auschwitz dio non c’era
c’erano i miei fratelli nudi e affamati
un acre fumo di uomini bruciati vivi
oscurava il giorno scolorando il cielo
ma giorno e notte non avevano più confini
solo dai bambini si carpiva un sorriso
le loro carni ora concimano la terra
la libertà è un concetto astrale
qualcuno dice che dio è morto
non abita da queste parti
ora ci vorrebbe il vento a spazzare via
il dolore e la rassegnazione
le ripartenze senza meta
sono come un treno senza binari
la neve non si scioglie per la vergogna
o per solidarietà per questi uomini
abbandonati come una fontana
dalle fluttuazioni d’acqua
come il sangue senza uno zampillo
e si piange senza più lacrime
stasera non si torna a casa
si sta appollaiati sulle sponde dei letti
come galline
a contare le grida ormai sorde
dimenticate tra gli orrori dell’olocausto
un treno per trasportare bestie
va e viene viene e va non conosce sosta
trasportano uomini donne e bambini
che non sono bestie ma da bestie s’incamminano
verso l’inferno dei lager
mentre il treno fa ritorno
sbuffando rullando
tra grida e lacrime di chi resta
restare per non tornare più
qui si odia il non saper odiare
si attende un sorriso una mano tesa
sullo sfondo un rumore sordo
imbavaglia in bile bidonando
la meraviglia
qui non si sogna
*
GIORGIO MOIO
Ringrazio l'amico Antonio Spagnuolo per la sensibilità dimostrata e la disponibilità ad ospitare questo mio testo diverso da mio modo di fare poesia, ma il tema serio e riflessivo esigeva un'altrettanta seria e riflessiva scrittura. Ma non pensate minimamente che abbandoni il gioco, la parodia, l'allegoria, la ricerca. Sono un palazzeschiano della prima ora, come mi ha definito Ugo Piscopo, quindi...
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