Felice Serino – D’ un trasognato dove (100 poesie scelte) Ed. Rosso Veneziano – Roma – 2014 – pagg. 124 - € 12,00
Felice Serino, l’autore della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Pozzuoli e vive a Torino.
È un poeta tradotto in sette lingue, cura numerosi blog e ha vinto diversi premi letterari; ha pubblicato molti libri di poesia.
Il testo è composito, scandito in cinque sezioni, ed è ben articolato architettonicamente divenendo un libro compiuto.
Tutti i componimenti de D’ un trasognato vivere sono risolti in unico respiro, iniziano con la lettera minuscola, elemento che dà il senso di un’arcana provenienza e presentano quasi sempre un azzeramento della punteggiatura.
Cifra distintiva della poetica del Nostro, in questo libro e nei precedenti, è quella di una vena spirituale, che si realizza in un misticismo moderno, luminoso, che s’invera nell’immanenza, che è spesso il mare magnum della quotidianità.
Anche le frequenti descrizioni naturalistiche, come anche la corporeità dell’io-poetante sono pervase da una forte vena mistica.
Programmatica la prima poesia del testo intitolata In una goccia di luce, che ha per argomento i temi del limite, della morte e dell’oltre, inteso come uno sperdersi nell’universo, divenendo, appunto, una goccia di luce.
Chiarezza e nitore del dettato connotano i versi di Serino che procedono per accumulo e in lunga ed ininterrotta sequenza, emergendo gli uni dagli altri, quasi per una sorta di gemmazione.
Già dal titolo del libro D’ un trasognato dove si può intuire il carattere saliente delle poesie di questo testo e cioè quello di una ricerca che avviene come un sogno ad occhi aperti, ricerca di Dio e del trascendente che s’inverano nella natura e nella creatura umana che diviene persona grazie proprio al valore salvifico della parola poetica detta con urgenza, ma sempre controllata.
Il dettato è leggero, icastico e fluido e, nel tessuto linguistico, si realizzano magia e sospensione attraverso la densità metaforica e sinestesica, che permea i testi.
Le poesie presentano diversi registri espressivi.
In Non ricordo la voce poetante è quella di Dio stesso che parla dell’albero di sangue del Figlio che espande nei secoli le sue radici in un abbraccio totale.
Il sacro, nella sua fusione con il contingente, è l’etimo segreto che alimenta la fonte dalla quale emergono i versi di Felice Serino.
A volte compare un tu del quale ogni riferimento resta taciuto nell’accrescersi dell’alone di mistero.
È presente il tema della creazione di Eva in un componimento molto alto, tra i tanti connotati da un tono biblico.
Particolarmente bella la poesia Oasi di verde. nella quale è detta l’atmosfera sospesa ed idilliaca della lettura di un libro en plein air, in luogo ameno di alberi, mentre passa una ragazza che fa footing.
Il mondo poetico di Serino, nel panorama attuale, è veramente originale per la sua sete di trascendente e per i suoi contenuti potrebbe essere paragonato a quello di Turoldo.
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Raffaele Piazza
Molto gradita la recensione, nella sua esaustiva disamina. Un grazie di vero cuore a Raffaele, e al nostro caro Antonio per avermi ospitato.
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