sabato 22 febbraio 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

RAFFAELE PIAZZA : "LINEA DI POESIA DELLE TUE FRAGOLE" EBOOK 238 - LA RECHERCHE

Si possono distinguere tre frasi nella storia spirituale dell’umanità: la tradizione (l’età del padre), il moderno (l’età del figlio), il postmoderno (l’età dello spirito a venire).
L’attuale epoca si è formata dopo l’estinzione della tradizione, conclusa nel nichilismo della modernità, caratterizzando nel postmoderno quasi un’epoca postuma o post-umana dove il materiale si sta evolvendo nel virtuale.
L’individualità emersa nel mondo moderno, si è attualmente frammentata e si moltiplica negando sé stessa proprio negli avatar che sono le trasformazioni e le metamorfosi prive di sostanze della “rete” globalizzante.
Malgrado questa inarrestabile post-modernità emergerà sempre un’alternativa: quella positiva di un “soggetto radicale”, che è appunto radicato nel terreno di una forte interiorità. Non sogna un impossibile ritorno ad una ricostruzione artificiale del passato (la tradizione). L’emersione di questa individualità si confronta, in assoluta solitudine, con un mondo ormai privo di dei. Nell’interiorità, il soggetto radicale sta cercando un suo regno del sacro.
Il poeta Raffaele Piazza, col quale ho una lunga familiarità a cui si aggiunge questo recente “Linea di poesia delle tue fragole”, credo che abbia agito come un soggetto radicale fino dalle sue prime esperienze di scrittura. Si è mosso all’interno di un flusso di sapori assoluti che una società informatizzata ha trasformato in oggetti di scambio e di consumo.
Si può tentare una breve analisi comparativa dal 2009 (“Del Sognato”), al 2014 (“Alessia”) fino all’attuale “Linea di poesia delle tue fragole” 2020, individuando una speciale “tecnica formulare” che apre il suo originale scenario post-moderno. Leggo la coerente e costante dimostrazione di permanenza, come esempio di “soggetto radicale” nell’elaborazione poetica, perché esistono esempi di persistenza con chiari stilemi tipici e icone fisse.
Una prima esemplificazione di icone fisse rimanda alla costante tipizzazione scenica non solo di Alessia e Mirta. La tecnica formulare è poi evidente a partire da “Linea di poesia delle tue fragole” in un percorso che risale a “Del sognato”. Tra le icone fisse c’è “A Pier Paolo Pasolini” (p. 5) <> È “tecnica formulare” in “ad ogni passo di fragola…” in “duale desiderio” (p. 11). In “Alessia sul jet” (p.15), in “campita”, “s’inalvea”, “albare” come
in “Alessia e l’azzurrità (p. 16) “L’adolescenza tintadifragola” o “fiorevole” (p.17), o in “Alessia vola sulle nuvole” (p. 18), “nuvole acquoree…Alessia nell’interanimarsi con di aprile il verde arboreo”, o in “Alessia vestita di luna” (p. 20) “Selenica Alessia lucevestita”. L’uso formulare è tipico di un’espressione che risponde a norma e tradizione e si ripete inalterata come negli atti rituali. Si tratta di un’attenzione al senso della tradizione, sia nella fedeltà alla propria linea ideativa, sia in quella più vasta di una reazione alla dispersione e dissipazione di valori profondamente interiorizzati. Vi ho letto quasi un modus scrivendo di più antica ascendenza greca, all’origine di una vasta tradizione mediterranea di derivazione rapsodica. Se persistono le icone sceniche di Alessia e del suo giovane amore, torna l’icona dolente di Mirta che si tolse la vita (“Mirta…p.26) come Anne Saxton (1928-1974) anche lei suicida (p.27).
Con il riferimento alla Saxton, il nostro poeta riscopre quella condizione nuova che la poesia “confessionale” del secondo Novecento americano (vedi anche il bostoniano Robert Lowell 1917-1987) aveva già sofferto. Ci fu un personale coinvolgimento di sé, spesso in una tormentosa esposizione di grovigli e stati psicologici della “coscienza ferita” di singoli poeti. La poesia “confessionale” ricordata e, in un certo senso, corrisposta di Raffaele Piazza, si presenta ancora oggi con un linguaggio di colloquialità diretta, di testimonianza e, appunto, di “confessione”.
È riconoscibile, in una lettura parallela delle sillogi del nostro poeta, il senso drammatico di un passato che si direbbe “organico” nel confronto angosciante di un presente dispersivo e frammentato che avverte, anche oscuramente, la transizione verso un’età di disagio e lacerazione. Di conseguenza notiamo una complicità di citazioni inevitabili sia della Saxton, suicida a 46 anni, con la bostoniana Sylvia Plath (1932-1963) anche lei suicida a 31 anni e la “Mirta nel mio specchio” (p. 27) che parlava al poeta “anche lei suicida/ Dicevi la vita/ è bruttissima come una/ bambina di 44 anni” e poi ancora in “Mirta Amica” (p. 28).
Mi tornano in mente anni passati della poesia italiana alle soglie del Novecento, che segnarono un passaggio che la nuova silloge di Piazza testimonia implicitamente. Una poetessa del tutto “marginale” fu l’esile ed umbratile Luisa Giacomi (Firenze 1870.1908) con una sua nuova ed inquietante modernità come in questi versi de “L’alba” quando (va. 13 e sa.) “L’ombra riprese i fantasmi/ e riaccostò le sue porte. / Di là, il silenzio, la morte/ il giorno dolce di qua/ il giorno ch’è tra due notti/ come la vita nel nulla/ che nel mistero ci culla/ un sogno anch’esso e non più/.
Vedo un mondo altrettanto claustrale di Piazza costantemente coinvolto, tra antico e postmoderno anche in questa “Linea di poesia delle tue fragole”. Il suo postmoderno, lo incontro ancora qui nelle originali efflorescenze di donna e nel processo di disvelamento e occultamento di territori linguistici assolutamente liberati da angosce, esorcizzate da fiori che non hanno bisogno di terra, da significati consueti che si atomizzano nella polverizzazione di anonime storie personali, quasi una scena teatrale privata volutamente di quinte logiche e di uscite di sicurezza. La donna sentita nel mondo che non c’è più, era quella dipinta dalla sognante Ami Lowell (1874-1925): “I tuoi passi/ semina di gigli/. Il movimento delle tue mani/ festa di campane…/ Le tue fantasie/ sono le vespe striate di oro e di nero/ che ronzano tra le nuvole rosse/.
In quanto “soggetto radicale” il nostro poeta ha costruito negli anni un suo mondo claustrale dove pendono, dalle pareti iridescenti del suo eremo del cuore, le rade illuminazioni poetiche accese nel nostro tempo indecifrato ed iperconnesso, tutte accese nella sacralità di una stanza privata dove riscopre le radici necessarie alla sua poetica.
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Franco Celenza

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