Cristina Raddavero – La firma dell’acqua--Puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 53 - € 10,00
"La firma dell’acqua", la raccolta di poesie di Cristina Raddavero che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Ivan Fedeli e una postfazione di Alfredo Rienzi.
Il testo non è scandito e può essere letto come un poemetto sui temi della natura e della ricerca della felicità per la sua unitarietà tematica e formale.
Prevale un forte senso della fisicità espresso intensamente dall’io – poetante, quando la carne si fa parola.
Il versificare è connotato da magia e sospensione ed è caratterizzato da una forte icasticità nell’ordine del discorso che procede rapsodico e affabulante a tratti.
È presente una forte ritmicità sincopata nei versi che crea musicalità suadente di una partitura che potrebbe apparire dodecafonica.
A volte si realizzano accensioni memorabili come nei versi: sulla ciclabile schizza solo un frammento d’esistenza/l’attimo.
Prevale una poetica anarchica che s’invera quasi a sfiorare l’alogico.
Sono detti con urgenza il mare e il sale che divengono simboli dell’interanimarsi della poetessa con il liquido elemento e la sua essenza.
E del resto il titolo della raccolta La firma dell’acqua pare sottendere un senso materico del mare stesso e la firma medesima potrebbe essere quella della scia di un motoscafo che solca le onde.
In bilico tra gioia e dolore l’autrice cerca il senso delle cose ed è detto Ulisse navigatore per eccellenza e metafora dell’astuzia.
La natura pare essere lo sfondo per i sentimenti espressi da Cristina nel suo pronunciare la parola pregnante tempo.
Le immagini procedono apparentemente irrelate tra loro ma hanno una continuità logica, un filo rosso che le lega e nella scrittura numinosa appaiono anche i morti che abitano la provinciale.
E lo stesso mare non è solo una distesa d’acque ma qualcosa da interiorizzare e pare essere il protagonista del libro così come avviene nell’opera lirica wagneriana L’olandese volante se poesia e musica possono considerarsi sorelle.
Una vena intellettualistica pare a connotare i dettati che sono antilirici e anti elegiaci anche se talvolta si realizza qualche illuminazione lirica.
Affascinante il comporsi dei tessuti linguistici e i sintagmi nel loro associarsi creano una fortissima dose d’ipersegno.
L’autrice ha la capacità di esprimere una struttura verbale sempre combinatoria che emoziona il lettore e spesso le raffigurazioni sono cariche di nonsense come nei versi evocativi: le mani gelate salmodiano/ il Natale celebrato ogni anno in luglio/ nelle stanze del ghiaccio comprato per campare e gli amori possono essere spremuti come gli umori.
Un’attenzione sottesa alle regole della vita modula il versificare che tende a scavare con la penna in tutte le sfaccettature della vita.
E le parole stesse sono sottese ai pensieri che si staccano dai frangiflutti uno ad uno come grani di sale in una stabile tensione verso la conoscenza.
Poiein complesso con strumenti raffinati e ben cesellati.
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Raffaele Piazza
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