Ivan Fedeli, La meraviglia, Prefazione di Tiziano Broggiato, puntoacapo editrice, 2018, pag.128
Ogni poeta possiede un ritmo, una musica, un respiro, uno stile, che lo caratterizzano. Mantiene inoltre una distanza rispetto al mondo raccontato che è tipicamente sua. Può stare dentro ai suoi versi, coinvolto completamente, oppure può fare un passo indietro e rimanerne fuori.
Nella raccolta "La meraviglia" (Prefazione di Tiziano Broggiato, puntoacapo editore, 2018, pag.128), Ivan Fedeli sceglie di stare insieme e di fianco alle persone che descrive e alle storie che racconta, procede assieme a loro senza farsi assorbire; non si identifica con i suoi personaggi ma sempre li accompagna; il suo sguardo è sia interno che esterno alla narrazione.
Prevalgono nelle pagine e nei versi basati sull’endecasillabo sentimenti di simpatia, di comprensione, di attenzione, di apertura verso il prossimo (“aprendo lo sguardo verso gli incontri”). Si susseguono rapidi ed efficaci ritratti di persone semplici, normali, comuni, quelle che potremmo incontrare tutti i giorni. “La mamma di Michelle dà del tu a tutti / e chiama amore chi capita a tiro / prima di sparire in un sorriso”; “Sa di una vita gentile il signore / col cane mentre ride e ammicca al cielo / che minaccia pioggia”; il Gino che “Amava il mondo / e il caffè dei bar, quando anche un sorriso / fa sentire meno soli”; “L’Amalia di domenica va a messa / col vestito bello e il passo di chi / ci crede alla vita qui e altrove”; “L’Alda era la bella di tutti ai tempi / quelle cosce lunghe come nessuno mai”; “Il Piero della Barona, la faccia / anni settanta e qualche chilo in più”; “La bella della terza C che piace / un po’ a tutti”. Per ognuno di loro c’è una storia, “storie di periferia”.
Esistenze dove non accade niente di speciale, che si confrontano con i piccoli fastidi quotidiani, scontrini pagati, bollette in scadenza, gratta e vinci sfortunati. Ma spesso “basta una panchina a stare bene”, basta il profumo dei bar la mattina, la festa del patrono del quartiere, ed ecco che nell’aria si espande “una felicità nascosta”. “E si sta bene mentre una coppietta / in segreto si bacia e sai che c’è / amore ancora in giro”.
L’ambiente è quello della periferia milanese: palazzoni e “palazzi un po’ alveari”, tram in ritardo oppure di fretta, parchi un poco polverosi, campetti di basket, la pizzeria all’angolo, “il cartellone Ikea che troneggia di lato”, i centri commerciali e le offerte sottocosto, il sabato di calcio su Sky, le chiacchiere al bar e i silenzi fuori. Scrive nella Prefaione Tiziano Broggiato: “Fedeli ci accompagna alla scoperta di luoghi e persone della capitale lombarda…ponendo in primo piano la relatività del tempo e del suo farsi in rapporto alla vita come cronaca fedele, complice e, al contempo, distaccata”.
Il tempo scorre lento, ripetitivo, sembra scivolare via; gli anni passano e noi con loro mentre la malinconia e un sottile male di vivere si mescolano alla gioia di un giorno che semplicemente accade: “La meraviglia è il giorno”.
Giancarlo Baroni
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