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Padre Elia Spezzano – Croci del Sud---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 75 - € 12,00
Croci del Sud, la raccolta di poesie di Padre Elia Spezzano che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Fabrizio Centofanti acuta e ricca di acribia.
Come scrive lo stesso critico la poesia di Spezzano è bellezza che si incammina verso la notte del senso, la sofferenza dell’uomo che ogni volta rinasce dalla tomba come musica triste e malinconica, ma così vitale che sembra provenire dalla terra di Dio.
Una certa forma di pessimismo cristiano connota dunque i componimenti di Padre Elia atteggiamento verso la vita che riecheggia, seppure sotto coordinate diverse, quello di David Maria Turoldo poeta e sacerdote anche lui.
Del resto quanto suddetto trapela anche dalla dedica che il religioso mette in calce al suo libro: ai disorientati, ai perdenti, ai dimenticati e non si deve dimenticare che nei vangeli Gesù nel discorso della Montagna esprime lo stesso concetto quando afferma che saranno beati nel regno dei cieli quelli che piangono, i poveri e i perseguitati in perfetta sintonia con l’idea cardine che anima questo libro che non casualmente si chiama Croci del Sud, perché proprio le regioni meridionali dell’Italia sono le più penalizzate nel nostro sistema socioeconomica come già stigmatizzato da Carlo Levi nel suo famosissimo romanzo Cristo si è fermato ad Eboli.
Il libro è scandito nella sezione eponima e nella sezione Altre poesie.
Ma c’è anche una luce di ottimismo nei versi di Spezzano quando l’io-poetante nomina con urgenza la libertà sottendendo nel suo discorso che questa è la prima cosa per l’essere umano e che quindi non essendo più creature, ma diventando persone la libertà può essere raggiunta, viatico per la felicità.
Pur nella sua condizione di sacerdote il Nostro nei suoi versi dalla chiarezza cristallina e dalla grande leggerezza e icasticità rivela di essere pienamente consapevole del tempo postmoderno che viviamo e ha un’acuta visione del mondo dimostrando di non essere solo un contemplativo.
Da notare che tutti i versi iniziano con la lettera maiuscola e questo elemento li rende vibranti ed emozionanti per il lettore.
Come un denso poemetto l’ordine del discorso si sdipana quasi cogliendo un unico filo rosso e tutto il flusso di pensiero dell’autore in lunga ed ininterrotta sequenza si fa poesia.
Spezzano punta acutamente la sua cinepresa sul mondo attuale e la compassione per la sorte degli ultimi vittime delle guerre e delle ingiustizie sembra essere il tono dominante dell’intera raccolta.
E quindi un Cristo vivo sembra essere dietro le quinte del teatro di Spezzano perché il poeta compiange con dolore quelli che sono messi in croce nella nostra società come Gesù, come i bambini africani che muoiono di fame, i migranti, le vittime delle guerre e della criminalità organizzata.
Quindi un taglio sociologico ha quest’opera e non a caso proprio il Cristo è stato definito nel suo messaggio il primo socialista.
Il versificare è fluido e controllato e le immagini sgorgano le une dalle altre in una fantasmagoria mai ripetitiva.
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Raffaele Piazza
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