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Carlo Di Lieto : “Scena onirica e radialità dell’immaginario nell’opera di Ugo Piscopo – Edizioni Scientifiche Italiane – 2020 – pagg. 336 - € 38,00.
Voluminoso omaggio all’opera di Ugo Piscopo, uno dei referenti più complessi ed articolati della civiltà letteraria del nostro tempo, saldo com’è nella nominazione e nella passione del segno vigoroso della poesia e della critica. La letteratura è un processo in atto, in continua tensione e svolgimento, in cui magmaticamente e per canali troppo spesso sotterranei si intrecciano e reagiscono prosa e poesia, come testimonia l’ampia produzione saggistica di questi, coordinata alla lirica, alla narrativa, al teatro. Con lui si naviga senza timore tra la complicità musicale dell’ascolto e le euritmie delle armonie, proiettate sempre nella interezza dell’immagine, il cui gioco continua a procedere per incastri di frasi e stupori, per schemi incisi con energia, con sobbalzi e trepidazioni, che fanno del testo una vera e propria vertigine della parola.
Con questo volume Carlo Di Lieto conferma ancora una volta il suo instancabile scandaglio immerso nella ricerca di preziose testimonianze culturali, particolarmente attento alla produzione poetica che manifesta bagliori di impegno indiscusso in questo universo incantato, che lega la creatività alla convulsa esperienza esistenziale.
I capitoli si susseguono incandescenti : da “Oltranza e inquieto sentire nella produzione poetica” a “Scena onirica e intermittenze del cuore nell’opera di Ugo Piscopo”, da “Identità, alterità e doppio nell’esegesi bontempelliana e oltre” a “La poesia contemporanea de La rotta di Ulisse”, a “Pagine critiche” e “Studi critici” con interventi di Luigi Fontanella, Stefano Lanuzza, Giorgio Bàrberi Squarotti, Marcello Carlino, Mario M. Gabriele, Carlangelo Mauro, Angelo Mundula, Paolo Saggese, Ciro Vitiello, Antonio Spagnuolo.
Completa il volume un’ampia Antologia poetica, teatrale, narrativa, saggistica, oltre a stralci di interventi giornalistici.
La scrittura ci avvince per la chiara stesura che la distingue, capace di sottolineare con semplicità le percezioni del reale che avvince, tra l’espediente narrativo ed il tocco del registro, sempre attento e controllato. Un profondo impianto strutturale attraversa la proposta di indagine, alla ricerca di quei traguardi che l’autore è riuscito a raggiungere con l’impegno di accorto uomo di cultura.
Particolarmente interessante la prefazione di Felice Piemontese quando con pubblica confessione sottolinea l’illusione, o meglio la negatività dell’avventura del Gruppo 63.
Chiude la postfazione di Matteo Palumbo con il sottile senso dell’intreccio dottrinario.
ANTONIO SPAGNUOLO
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